India e Pakistan sull’orlo della guerra: una crisi geopolitica nucleare nel cuore dell’Asia meridionale

Maggio 3, 2025 - 09:30
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India e Pakistan sull’orlo della guerra: una crisi geopolitica nucleare nel cuore dell’Asia meridionale

di Riccardo Renzi

Il mondo osserva con crescente preoccupazione la crisi che, in queste ore, sta portando India e Pakistan a un passo dal conflitto armato aperto. Dopo l’attacco terroristico del 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, che ha causato la morte di 26 civili — per lo più pellegrini — le tensioni sono esplose lungo la Linea di Controllo (LoC), la fragile linea di confine che separa i due Paesi nella regione del Jammu e Kashmir. Per l’ottava notte consecutiva, si registrano scontri a fuoco. Mentre il governo pakistano accusa l’India di provocazioni, Nuova Delhi risponde che “l’attacco terroristico non resterà impunito”. E ora Islamabad lancia un allarme senza precedenti: “Entro 24-36 ore l’India ci attaccherà. Siamo pronti a rispondere”.
Il Kashmir rappresenta da decenni uno dei nodi più instabili della geopolitica globale. La sua storia tormentata ha origine nella spartizione del 1947 dell’India britannica, quando il subcontinente fu diviso in due Stati sulla base della maggioranza religiosa: l’India (a prevalenza induista) e il Pakistan (a maggioranza musulmana). Il Kashmir, a maggioranza musulmana ma governato da un maharaja indù, fu annesso all’India, innescando la prima di quattro guerre indo-pakistane.
Nonostante il cessate il fuoco del 1971 e la successiva definizione della Linea di Controllo, la disputa è rimasta irrisolta. E nel tempo, è diventata terreno fertile per l’insurrezione locale, l’infiltrazione di gruppi jihadisti, e il confronto indiretto tra le due potenze nucleari.
Il detonatore dell’attuale crisi è stato l’attentato terroristico del 22 aprile, che ha colpito un gruppo di pellegrini hindu nella località di Pahalgam, nel Kashmir indiano. Il gruppo jihadista Lashkar-e-Taiba, già noto per l’attacco di Mumbai del 2008, ha rivendicato la strage. L’India ha accusato direttamente il Pakistan di ospitare e sostenere i militanti. Islamabad ha smentito ogni responsabilità, ma da quel momento lo scontro è rapidamente degenerato.
Le misure adottate in risposta dai due governi mostrano una spirale ormai fuori controllo:

– L’India ha espulso 25 diplomatici pakistani, chiuso i valichi di frontiera, sospeso unilateralmente il Trattato delle Acque dell’Indo del 1960 e vietato il sorvolo dello spazio aereo nazionale agli aerei pakistani.

– Il Pakistan ha risposto con misure speculari: chiusura del commercio, divieto agli aerei indiani, stato di allerta militare e minaccia di test missilistici.

– Lungo la LoC, si combatte ogni notte con artiglieria pesante e colpi di mortaio.

Le dichiarazioni dei rispettivi leader mostrano un’escalation retorica drammatica. Il premier indiano Modi ha promesso “una punizione esemplare per i nemici del Paese”. Il capo dell’esercito pakistano Asim Munir ha parlato di “aggressione imminente” da parte indiana e ha messo in allerta le forze nucleari strategiche.
Il nodo più critico resta la dimensione nucleare. Entrambe le potenze possiedono armi atomiche: secondo gli ultimi dati del SIPRI, l’India dispone di circa 172 testate nucleari, il Pakistan 170. Sebbene la “Pax Atomica” abbia finora funzionato come deterrente efficace, il rischio che un conflitto convenzionale degeneri in guerra nucleare è oggi più alto rispetto al passato, soprattutto in assenza di canali diplomatici credibili.
Il precedente di Pulwama nel 2019, quando un attacco suicida portò a un bombardamento aereo indiano in territorio pakistano, aveva mostrato come la soglia della ritorsione possa essere superata rapidamente. Oggi, però, il contesto è molto più instabile.

A differenza del 2019, oggi sia l’India che il Pakistan sono guidati da leadership più rigide e meno disponibili al dialogo:

– In India Narendra Modi e il BJP spingono su una linea ultranazionalista. La revoca dello status autonomo del Kashmir nel 2019 è stata una mossa storica, che ha esasperato ulteriormente le tensioni con la minoranza musulmana e con il Pakistan.

– In Pakistan il generale Asim Munir ha preso il posto del più moderato Qamar Javed Bajwa. Con un’economia in crisi e la crescente impopolarità del governo civile, l’esercito pakistano potrebbe usare la crisi per consolidare il proprio potere interno.

Sul piano internazionale, la crisi sta avvenendo in un vuoto di leadership diplomatica:

– Gli Stati Uniti, che nel 2019 erano intervenuti con fermezza, oggi non hanno né ambasciatore né una presenza militare rilevante nella regione, dopo il ritiro dall’Afghanistan.

– La Cina, alleata del Pakistan e presente con truppe nel vicino Ladakh, osserva con attenzione. Pechino potrebbe sfruttare la crisi per rafforzare la propria influenza sull’Asia meridionale, ma teme il caos alle sue frontiere.

– L’ONU ha lanciato un appello generico al “dialogo”, mentre l’Unione Europea è per ora assente dalla scena diplomatica.

Un conflitto armato tra India e Pakistan non sarebbe solo una tragedia regionale. Le ripercussioni sarebbero globali:

– Crisi umanitaria: milioni di civili, soprattutto in Kashmir, verrebbero coinvolti in un conflitto ad alta intensità. Le organizzazioni umanitarie temono uno sfollamento di massa e il collasso dei sistemi sanitari locali.

– Rischio nucleare: uno scontro convenzionale potrebbe facilmente degenerare, anche solo per errore di calcolo o incidente tattico, in una guerra nucleare limitata — con effetti devastanti per il clima e la popolazione mondiale.

– Instabilità globale: lo schieramento di alleanze potrebbe infiammare altre regioni. La Cina, la Turchia e alcuni Paesi del Golfo potrebbero appoggiare il Pakistan; mentre Stati Uniti, Israele e Giappone potrebbero schierarsi, apertamente o meno, con l’India.

– Crollo economico regionale: le due economie, già fragili, subirebbero un colpo devastante. Le rotte commerciali globali, comprese quelle del petrolio e delle materie prime, ne risentirebbero pesantemente.

Mai come oggi la comunità internazionale ha la responsabilità di agire con decisione. L’India e il Pakistan non sono semplicemente due stati in conflitto: sono due nazioni nucleari in un contesto di destabilizzazione multipla, attraversato da nazionalismi, terrorismo, povertà e rivalità regionali.
Questa crisi non nasce nel 2025, ma è l’eredità di un secolo di errori, dal colonialismo britannico alla mancata risoluzione delle controversie territoriali. Ma se oggi scoppiasse una guerra, non sarebbe solo il frutto del passato: sarebbe il fallimento del presente.
Serve subito un meccanismo di de-escalation credibile. Serve la diplomazia multilaterale. E serve, soprattutto, la volontà politica di evitare una tragedia che non risparmierebbe nessuno.

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Redazione Redazione Eventi e News