Dl Sicurezza, ricorso alla Corte Costituzionale di Magi: “Abolito il Parlamento”

Il Segretario di +Europa, Riccardo Magi, deputato della I Commissione Affari Costituzionali, ha annunciato ieri, durante una conferenza stampa, la presentazione di un ricorso alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato contro il Governo della Repubblica, in persona del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in cui ha denunciato “la gravissima lesione delle prerogative costituzionali spettanti al Parlamento e ai singoli parlamentari”, messa in atto dall’Esecutivo con l’adozione del Decreto-Legge “Sicurezza”.
Come ha spiegato il parlamentare, fino ad aprile 2025, il Parlamento era stato impegnato nell’esame del ddl sicurezza, dal contenuto sostanzialmente identico al nuovo dl, nonché dal medesimo titolo, e “non si rinviene alcuna ragione per cui il Governo abbia ritenuto di interrompere l’esame del ddl e di sostituirlo con l’ennesimo dl”. Tantomeno, ha proseguito, “sussistevano condizioni di straordinaria necessità e urgenza, che, ai sensi dell’articolo 77 della Costituzione, sono requisiti necessari affinché il Governo possa adottare decreti-legge”. Per Magi “il Governo ha deliberatamente scelto di fingere che il Parlamento – che, a differenza dell’Esecutivo, è votato e scelto direttamente dal popolo – non esista. Ha deciso di metterlo a tacere, forse per timore di affrontare probabili divisioni e fratture interne alla maggioranza. In materia di sicurezza, adottando questo decreto-legge, il Governo ha abolito il Parlamento e violentato le prerogative dei parlamentari, senza nemmeno preoccuparsi di motivare le ragioni di necessità e urgenza, non ve n’è traccia nel preambolo del decreto-legge, che non offre ragguagli al proposito”.
Poi la critica al responsabile del Viminale: “al contrario, il Ministro Piantedosi ha motivato la scelta di adottare un nuovo decreto-legge con l’obiettivo di evitare le ‘lungaggini parlamentari’, dichiarandolo senza vergogna e ammettendo implicitamente di violare la costituzione”. Per queste ragioni “abbiamo deciso di rivolgerci alla Consulta, a cui chiediamo l’annullamento del decreto sicurezza, nonché il riconoscimento della sussistenza di una grave violazione, messa in atto dal Governo, delle attribuzioni spettanti al Parlamento e ai singoli parlamentari”. Per ora questa iniziativa è del solo deputato Magi che però ha dichiarato di voler chiedere anche ad altri suoi colleghi di aderire.
Il deputato sarà assistito dall’avvocato Fabio Lattanzi che durante l’incontro con i giornalisti ha aggiunto: “Non è un ricorso che denuncia la costituzionalità di un provvedimento. Dov’è il conflitto? Entrambi i poteri dello Stato hanno i poteri legislativi, ma questa volta il governo lo ha esercitato senza avere, perché viene a mancare l’urgenza. Il governo ha espropriato il Parlamento della propria potestà legislativa senza nessuna ragione. Riproporre un’intera legge obbligando il Senato a sospenderne la trattazione è qualcosa che non può essere tollerato”. Le prossime tappe: il ricorso dovrà essere depositato formalmente in Corte costituzionale per il vaglio di ammissibilità. “Si auspica una cortesia preferenziale” ha detto Lattanzi. Qualora superasse questo scoglio, si andrebbe nella fase di merito.
Intanto, dopo il M5S e +Europa, ieri anche Alleanza Verdi e Sinistra ha deciso di aderire all’appello che centinaia di giuristi italiani e migliaia di cittadini stanno sottoscrivendo in queste ore contro il dl sicurezza. “Ci sono momenti nei quali accadono forzature istituzionali di particolare gravità – hanno affermato Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni – di fronte alle quali non è più possibile tacere ed è anzi doveroso per i cittadini assumere insieme delle pubbliche posizioni. Il disegno di legge sulla sicurezza è stato trasformato dal governo in un ennesimo decreto-legge, senza che vi fosse alcuna straordinarietà, né alcun reale presupposto di necessità e di urgenza, come la Costituzione impone. Per altro si tratta di un disegno di repressione estremamente pericolosa di quelle forme di dissenso che è fondamentale riconoscere in una società democratica”.
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