Pellegrini ambrosiani al Giubileo delle persone con disabilità



Un gruppo di 41 pellegrini della diocesi di Milano, composto in gran parte da famiglie con figli con disabilità, ha vissuto alcuni giorni a Roma in occasione del Giubileo delle persone con disabilità. A guidare la delegazione ambrosiana don Mauro Santoro, presidente della Consulta «Comunità cristiana e disabilità», che ha descritto l’esperienza come «un pellegrinaggio di speranza, ma anche di preghiera per chi non ha potuto esserci».
Lunedì il gruppo ha partecipato alla Santa Messa presieduta da monsignor Rino Fisichella nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Martedì ha preso parte a una catechesi tenuta dallo stesso Fisichella in piazza San Pietro, arricchita da alcune testimonianze toccanti.
«Mi è stato riferito dallo stesso monsignor Fisichella che erano presenti persone da 58 Paesi diversi – racconta Santoro – . È un dato che parla da solo: il Giubileo ha saputo radunare, commuovere e coinvolgere a livello universale». Il gruppo ha successivamente proseguito il pellegrinaggio con l’attraversamento della Porta Santa, un momento «che ha racchiuso il senso del nostro cammino. Ognuno porta con sé motivi diversi – di speranza, a volte anche di disperazione -, ma tutti condividono il desiderio di sentirsi accolti nella Chiesa».
Il pellegrinaggio, ha spiegato Santoro, è stato pensato anche come un segno visibile per tutte le famiglie che, pur desiderando partecipare, non hanno potuto farlo: «Siamo partiti come un piccolo gruppo, ma volevamo essere un megafono per loro. Abbiamo pregato come Chiesa diocesana, nella consapevolezza che molte famiglie vivono ogni giorno la fatica e la ricchezza della disabilità».
Durante il soggiorno a Roma, il gruppo ha ricevuto anche l’attenzione dei media. In particolare, Tv2000 ha realizzato alcune interviste ai pellegrini, trasmesse durante il telegiornale. Tra queste, ha colpito in modo particolare don Santoro la testimonianza di Marco, un giovane in carrozzina: «Questo ragazzo ha definito Francesco un Papa rivoluzionario, non solo per l’attenzione alla disabilità. E ha sottolineato come anche il Pontefice, per motivi di salute, per un periodo della sua vita abbia fatto uso della carrozzina, e lo abbia fatto sentire più vicino a lui».
In ricordo di Francesco

Ogni giornata è stata caratterizzata ancora più intensamente dal ricordo di Francesco. La sua recente scomparsa, lo scorso lunedì 21 aprile, ha solo amplificato le preghiere dell’intero gruppo. «Credo che la cosa più bella che possiamo fare per papa Francesco – prosegue don Santoro – sia raccoglierne l’eredità. In questi anni, il Pontefice ha dedicato messaggi importanti al tema della disabilità, come quello del 3 dicembre in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. Ma la sua attenzione non è mai stata paternalistica: non ha mai messo le persone con disabilità “a parte” o in una categoria speciale. Al contrario, le ha sempre incluse pienamente in quella visione universale che ha contraddistinto il suo pontificato, e che si riassume nel suo celebre grido: todos, todos, todos. Tutti, nessuno escluso».
Una delle sfide più grandi che la Chiesa sia oggi chiamata a raccogliere, secondo il sacerdote: «Nel linguaggio comune si tende ancora a pensare alla Chiesa come a un corpo centrale, a cui poi si aggiungono, quasi come costole, le persone con disabilità, gli stranieri, i poveri. Ma questa visione è superata. Il todos di Francesco non è un’aggiunta: è il cuore stesso della Chiesa. Se non lo capiamo, rischiamo di rimanere indietro».
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