Fumi in porto, da domani Mediterraneo diventa area Seca con nuovi limiti per le navi. Resta il rebus dei controlli


Genova. A partire da domani, 1° maggio 2025, diverrà operativa l’Area Mediterranea di Controllo delle Emissioni di Zolfo (SECA – Sulphur Emission Control Area) per le imbarcazioni. Queste nuove disposizioni richiedono alle navi operanti nell’intero bacino del Mediterraneo di ridurre in maniera significativa le emissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Il livello massimo di zolfo consentito nel combustibile delle navi scenderà dallo 0,5% attuale dello 0,10%. Una diminuzione, quindi, pari a cinque volte.
Una svolta per la navigazione nel Mare Nostrum, considerato uno dei più trafficati e inquinati del mondo. Adottate dall’Organizzazione Marittima Internazionale nel dicembre 2022, le nuove regole sono pensate per determinare una notevole diminuzione delle emissioni inquinanti prodotte dalle navi, che attualmente mettono a rischio la salute di circa 250 milioni di residenti nella regione mediterranea. Di conseguenza, si otterrà una maggiore tutela sia per le persone che per l’ambiente.
“La SECA è un enorme passo avanti che richiede impegno nella corretta ed efficace implementazione. È dal 2016 – racconta Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria – che con i comitati e le associazioni della rete Facciamo respirare il Mediterraneo, chiediamo ai Ministri susseguitisi nel tempo che si incrementi l’organico delle capitanerie consentendo l’intensificazione dei controlli, che si adotti il sistema di monitoraggio dei fumi navali con i droni, la cui validità è da anni riconosciuta dalla Commissione Europea, che si monitorino le prestazioni ambientali delle navi. Eppure nulla. Ogni richiesta è rimasta senza riscontro, a segnalare un inaccettabile disinteresse che oggi, anche alla luce di quanto emerge a Genova, deve cessare”. Il riferimento è all’inchiesta della procura genovese chiamata “traghettopoli” dove gli inquirenti stanno indagando sulle modalità di esecuzione di determinati controlli e, soprattutto la loro regolarità.
Da qui la richiesta di una vera svolta: “Chiediamo che il 1° maggio 2025 rappresenti una svolta per la tutela della qualità dell’aria nelle città portuali italiane, gravemente afflitte dalle emissioni del trasporto marittimo e che le autorità italiane garantiscano la corretta applicazione della SECA aumentando significativamente il numero e l’efficacia dei controlli sulle navi e che, al contempo, venga bandito l’utilizzo degli scrubber“, conclude Anna Gerometta.
“La designazione del Mediterraneo Area Seca elimina l’ambiguità, che i vari accordi volontari si portavano dietro, tra motori primari e secondari (gruppi generatori) nonché la regola che il cambio combustibile dovesse essere eseguito entro due ore dall’attracco – spiega Enzo Tortello, presidente del Comitato Tutela Ambientale Genova Centro Ovest e di Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova – Non elimina, anzi potrebbe acuire diventando sempre più diffuso, il problema dell’uso degli scrubber con relativo inquinamento delle acque marittime. Il problema maggiore delle città portuali, però, restano gli ossidi d’azoto. La Guardia Costiera di Genova si sta impegnando molto in questo tipo di controlli (e lo testimoniano i fermi-nave effettuati), coadiuvata dalle cosiddette ‘Sentinelle dell’aria del porto’ che segnalano le fumate irregolari durante le manovre e lo stazionamento in banchina, in attesa che un giorno il Mediterraneo diventi anche area NECA”.
Un’indagine recente sul biossido di azoto svolta nel 2024 in collaborazione con NABU e altre organizzazioni in diverse città portuali del Mediterraneo, inclusa l’Italia, ha evidenziato dati preoccupanti: a livello europeo, il 24% delle misurazioni effettuate in vari porti, soprattutto in Italia e Spagna, supera il limite di legge stabilito dall’Unione Europea per la salvaguardia della salute umana. Il limite fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è superato addirittura nel 97% dei casi, con livelli di biossido di azoto più che doppi rispetto a quelli consentiti dalla normativa UE. Questi risultati mettono in luce l’urgente necessità di designare un’area di controllo anche per le emissioni di ossidi di azoto (NECA).
La SECA: un passo avanti per l’aria, non sia un danno per l’ecosistema marino
In base alle norme attuali, la riduzione delle concentrazioni di ossidi di zolfo prescritta in base alla SECA – pari ai ⅘ del totale oggi concesso, il limite passa infatti da una concentrazione di zolfo dello 0,5% a una dello 0,1% – può essere ottenuta utilizzando carburanti più puliti di quelli attualmente in uso, o con metodi “alternativi”, i cd. scrubber (EGCS – Exhaust Gas Cleaning System) che lavano i fumi del motore prima della fuoriuscita dai camini, rilasciando però i residui tossici in mare.
“Una soluzione che viene purtroppo scelta sempre più spesso dagli armatori in quanto consente loro di risparmiare sul costo del carburante ma che è ormai assodato causi un rilevante danno all’ecosistema marino e che, inoltre, è già stata bandita da moltissimi stati e porti in tutto il mondo – si legge nella documentazione fornita da Cittadini per l’aria – Per ottenere che anche l’Italia bandisca al più presto questo mezzo alternativo e tossico di riduzione degli ossidi di zolfo Cittadini per l’aria insieme a numerose associazioni e ricercatori ha chiesto a dicembre 2024 al MASE – sino ad oggi senza ricevere risposta – di adoperarsi affinché l’utilizzo degli scrubber sia bandito al più presto anche nel nostro paese“.
Nuove norme… ma il sistema dei controlli?
“L’efficacia della nuova Area a Controllo delle Emissioni di zolfo dipende dal rispetto delle norme da parte degli armatori e, pertanto, dall’efficacia del sistema dei controlli sulle emissioni delle navi. A fronte di ciò quest’ultimo è, nel nostro Paese, del tutto inadeguato: i controlli effettuati sono pochi, vengono preannunciati alle navi rendendoli inefficaci, oltre ad essere ostacolati da una burocrazia che, su vari fronti, vanifica l’esistenza di norme a tutela della salute pubblica – continua la nota stampa – Nel dicembre 2024 Cittadini per l’aria con 20 altre associazioni e comitati facenti parte della rete Facciamo respirare il Mediterraneo hanno inviato una denuncia alla Commissione Europea – per ora senza esito – affinché sia aperta una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia che nel 2016, proprio alla vigilia dell’entrata in vigore della nuova Direttiva sul tenore di zolfo dei carburanti delle navi, ha adottato un decreto e una circolare che impone alle capitanerie di avvisare le navi prima di salire a bordo per fare i controlli previsti dalle norme europee sul tenore di zolfo dei carburanti, rendendo i controlli e le disposizioni della Direttiva (EU) 2016/802 completamente privi di valore”
“Come se ciò non fosse sufficiente, un’indagine in fase di realizzazione da parte di Cittadini per l’aria, indica che le norme europee che determinano il numero minimo di controlli sulle navi prescritti annualmente si rifanno a criteri totalmente sganciati dall’intensità di traffico che i diversi paesi e porti europei sopportano. Infatti, nel prevedere che il numero dei controlli sia proporzionale al numero delle navi che fanno scalo in ogni paese, conteggiate una volta sola all’anno, e non in proporzione al numero degli scali e quindi all’intensità del traffico navale in ciascun paese, si realizza una iniqua regolamentazione che consente a taluni paesi europei – fra cui l’Italia, Malta, la Grecia e la Danimarca – di essere tenuti a un numero di controlli di molte misure inferiore a quello imposto ad altri Stati Membri. Per effetto di questa regola anomala, per esempio, la Lituania è tenuta a fare almeno 150 controlli ogni 10.000 scali, i Paesi Bassi 84 ogni 10.000 scali, mentre in Italia ne sono prescritti 4 ogni 10.000 scali, e in Croazia 1 ogni 10.000 scali (vedi grafico) Senza contare che i dati forniti dall’Italia a Eurostat sul numero degli scali delle navi passeggeri nel 2023, da cui provengono quelli utilizzati per la nostra indagine, sono stati accertati essere grandemente sottostimati ciò che ridurrebbe ulteriormente l’effettiva quota percentuale di controlli per il numero degli scali che si verifica nel nostro paese”
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