La gioielleria traina i conti di Richemont (+4%). Ma cala la divisione orologi (-13%)

Richemont corre in Borsa sulla scia di risultati per l’esercizio fiscale 2025 positivi e, in realtà, superiori alle attese degli analisti, a conferma che il segmento gioielli resta, per il momento, anticiclico. Il gruppo ha chiuso con un fatturato di 21,4 miliardi di euro (+4% a cambi correnti). A trainare il risultato positivo il comparto gioielliero del colosso svizzero del lusso, che ha registrato un +8% a 15,3 miliardi.
L’ebit del gruppo si è attestato a 4,47 miliardi di euro, leggermente al di sotto del consensus (- 2% a 4,55 miliardi), principalmente a causa della debolezza nella divisione watches, fa sapere la maison nella nota dei conti. Escludendo gli effetti una tantum, l’ebit rettificato avrebbe raggiunto circa 4,6 miliardi, risultando in linea con le previsioni di mercato. Il margine operativo del gruppo si è attestato al 20,9%, in flessione di 240 punti base rispetto all’anno precedente.
L’utile operativo della società invece si è attestato a 4,5 miliardi di euro (-7% a tassi correnti). L’utile d’esercizio delle attività in funzionamento ha raggiunto i 3,8 miliardi di euro, in calo dell’1 per cento. L’utile complessivo d’esercizio è stato di 2,8 miliardi di euro, in aumento del 17%, dopo aver tenuto conto di una perdita d’esercizio di 1 miliardo di euro derivante da attività operative cessate, principalmente a seguito della svalutazione del valore contabile delle attività di Yoox-Net-A-Porter (Ynap) nell’ambito della cessione a Mytheresa dello scorso aprile.
Come anticipato, le “Jewellery Maisons” del colosso – tra cui si annoverano label di prestigio come Cartier, Van Cleef & Arpels, Buccellati e, dallo scorso ottobre, Vhernier – hanno trainato le sorti finanziarie del gruppo elvetico, e il comparto ha raggiunto un margine ebit del 31,9%, 20 punti percentuali sopra il consenus. Tale performance ha superato le attese del mercato, sia in termini di crescita organica che di redditività, rafforzando la posizione competitiva del gruppo nel segmento del lusso “duro”. Nel solo quarto trimestre, il segmento ha segnato un incremento del fatturato dell’11% a cambi costanti, un risultato superiore al consensus (dato a +9%) e in netta controtendenza rispetto alla debolezza segnalata da altri operatori del settore, in particolare nel segmento watches. Secondo l’analista di Vontobel Jean-Philippe Bertschy, “Richemont ha continuato a guadagnare quote di mercato significative nel settore della gioielleria”. L’analista, riporta Reuters, ha sottolineato che la divisione ha rappresentato il 54% delle vendite, rispetto al 36% del 2019.
Al contrario, la divisione ‘Specialist Watchmakers’ ha invece mostrato un andamento in netto calo, con vendite in contrazione del 13% e un margine ebit ridotto al 5,3%, penalizzata in modo significativo dalla persistente debolezza del mercato cinese.
Infine, con una lente sulle aree geografiche, Richemont ha registrato una solida espansione in Europa (+10%), nelle Americhe (+16%), in Medio Oriente e in Africa (+15%) e Giappone (+22%), mentre l’Asia Pacifico ha segnato un calo del 13%, riflettendo la prudenza dei consumatori cinesi e un contesto macroeconomico meno favorevole.
Gli analisti sottolineano la resilienza e la redditività del comparto gioielli. Secondo Barclays, la performance delle Jewellery Maisons è stata “solida” anche rispetto ai principali concorrenti, mentre Deutsche Bank ha evidenziato la capacità di Richemont di mantenere una traiettoria positiva nonostante il contesto selettivo e i venti contrari su alcune categorie.
In ultima battuta, nel quarto trimestre il gruppo Richemont ha messo a segno un aumento delle vendite del 7%, raggiungendo 5,17 miliardi di euro. Un risultato leggermente superiore al +6% previsto dal consensus, anche se in rallentamento rispetto al tasso di crescita del 10% registrato nel terzo trimestre precedente. Le Jewellery Maisons hanno registrato un +11%, al di sopra del consensus del 9 per cento. Tutte le aree geografiche hanno registrato una crescita a doppia cifra nel quarto trimestre, a eccezione dell’Asia Pacifico che ha registrato un calo del 6% a causa della persistente debolezza della Cina. Nonostante le preoccupazioni relative al mercato statunitense, la crescita organica nelle Americhe è rimasta solida, attestandosi a +16% nel Q4.
Nel corso della conference call, riporta l’agenzia Reuters, i dirigenti di Richemont hanno affermato di stare monitorando attentamente i dazi negli Stati Uniti e che prenderanno in considerazione “tutte le diverse opzioni” per mitigare l’impatto, pur attenendosi a una strategia volta a mantenere i prezzi a livello globale allo stesso livello. Secondo l’agenzia, Cartier, che cita le oscillazioni dei tassi di cambio come una delle ragioni principali degli aumenti dei prezzi, ha già aumentato i prezzi a marzo. Se applicate integralmente, le tariffe statunitensi potrebbero includere un addebito del 20% sulla moda europea e del 31% sugli orologi prodotti in Svizzera, ma ad aprile il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sospeso la maggior parte delle sue tariffe per 90 giorni, stabilendo invece un’aliquota doganale generale del 10 per cento.
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