L’Europa al bivio tra Mes bloccato e difesa comune in stallo: il monito di Mattarella

Maggio 17, 2025 - 18:00
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L’Europa al bivio tra Mes bloccato e difesa comune in stallo: il monito di Mattarella

Il presidente Mattarella, nel discorso pronunciato al simposio sui temi dell’innovazione europea tenutosi a Coimbra – alla presenza di Italia, Spagna e Portogallo – ha rivolto un severo monito all’Unione Europea e ai suoi governanti per il perdurante immobilismo in tema di competitività e difesa comune. Il ciclone Trump, pur avendo perso forza negli ultimi giorni – si pensi all’apertura del dialogo sui dazi con numerosi paesi, a cominciare dalla Cina – ha comunque impresso, volenti o nolenti, una brusca accelerazione al cambiamento dell’ordine mondiale.

Contro l’illusione dell’immobilismo: il monito di Mattarella e la lezione di Polanyi

Nonostante un mutamento rispetto all’originaria strategia trumpiana, il monito del presidente Mattarella mira a contrastare l’illusione di chi crede possibile arrestare i cambiamenti alzando ponti levatoi per difendere vecchie cittadelle. Karl Polanyi, ne La grande trasformazione scritta dopo la crisi del 1929, sosteneva che “la restaurazione del passato è impossibile… e che il collasso del sistema tradizionale non ci lascia sospesi nel vuoto. Anzi, la società industriale può permettersi di essere al tempo stesso giusta e libera”. Non si tratta semplicemente di apprendere dal passato, ma di comprendere che non è la prima volta che i paesi si trovano a dover intervenire sulla propria architettura industriale, sviluppando anticorpi – allora fu il welfare state – per rendere compatibili i nuovi equilibri strutturali con contesti sociali e politici in continua evoluzione, mitigando i rischi e ampliando le opportunità.

È in tale contesto che si inserisce il richiamo ai ‘rischi dell’immobilismo’ da parte del presidente Mattarella, che si rifà alle tematiche emerse nei rapporti Draghi e Letta per contrastare l’arretramento del benessere collettivo in Europa ed evitare che la perdita di peso della frontiera tecnologica europea sul piano globale produca effetti strategici e geopolitici imprevedibili. Il ‘debito comune europeo’, proposto da Draghi come strumento operativo per finanziare investimenti in beni tecnologici e immateriali nei settori della competitività e della difesa comune, si rivela oggi un’arma spuntata, a causa dell’assenza di una politica comune e dell’impossibilità di compiere il passaggio dall’Unione Europea agli Stati Uniti d’Europa. Un esempio eloquente di tale impasse è il mancato via libera dell’Italia – unica tra i 20 paesi aderenti – alla ratifica delle modifiche al Meccanismo europeo di stabilità (Mes), pensato come paracadute in caso di crisi di grandi gruppi finanziari europei.

Mes e difesa comune: l’Italia tra immobilismo e sfide europee

La conferma del diniego alla ratifica, espressa da autorevoli esponenti del Governo, risulta oggi incomprensibile – al di là delle passate posizioni barricadiere assunte quando i rapporti con la Commissione Europea erano ben diversi – soprattutto considerando che, sul mercato finanziario italiano, si stanno per affacciare due colossi bancari di rilievo internazionale, sotto la spinta di Unicredit da un lato e di Mps e Mediobanca dall’altro. La ratifica del Mes, che permetterebbe l’avanzamento verso l’Unione Bancaria Europea – auspicata dalla Bce e da esponenti di primo piano del mondo finanziario – sarebbe di grande utilità per prevenire eventuali dissesti di gruppi definiti ‘too big to fail’. Ciò senza gravare sul bilancio pubblico, in quanto il Mes dispone già di 68 miliardi di euro inutilizzati.

Sul fronte delle alleanze internazionali, dopo che Trump ha chiarito che gli Stati Uniti non intendono più svolgere il ruolo di gendarme dell’ordine mondiale – arrivando persino a mettere in discussione la permanenza nella Nato – si è riaccesa la questione della difesa comune europea. In questo scenario, il richiamo del presidente Mattarella ai ‘rischi dell’immobilismo’ e alla necessità di dotarsi di un sistema di difesa integrato supera la mera contingenza, soprattutto alla luce dell’involuzione che ha segnato il dibattito in sede comunitaria. Nemmeno le soluzioni contabili proposte dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – come l’ipotesi di escludere le nuove spese per armamenti dal computo del deficit ai fini del rispetto del Patto di Stabilità – sono riuscite a sciogliere il nodo, soprattutto per gli Stati più indebitati.

Europa divisa tra difesa comune e nazionalismi: il rischio di un ritorno al passato

Il principio di solidarietà tra gli Stati membri non ha prevalso: la volontà di riaffermare il ruolo delle singole nazioni attraverso il rafforzamento degli eserciti nazionali ha avuto la meglio. Il rinvio all’incontro del Consiglio dei Ministri di giugno dell’approvazione del piano europeo di investimenti in armamenti per 800 miliardi di euro ne è la prova evidente. Il cancelliere tedesco Merz, forte del favorevole rapporto deficit/Pil della Germania e del consueto attendismo europeo, ha proposto un piano quinquennale da mille miliardi di euro: metà destinati alle infrastrutture materiali e immateriali, l’altra metà alla spesa militare.

In Germania, dove sono presenti forza lavoro disoccupata e impianti sottoutilizzati – come dimostrano le difficoltà dichiarate da Volkswagen e Audi a causa dell’agguerrita concorrenza cinese nel settore dell’auto elettrica – la spesa per armamenti, in quanto addizionale rispetto a quella privata per investimenti, stimolerà la ripresa, espandendo reddito reale e occupazione. L’appello del presidente Mattarella contro l’immobilismo in materia di competitività e difesa – pur motivato da considerazioni diverse – rischia di restare lettera morta. L’esempio dell’inutilizzabilità del Mes e l’indeterminatezza delle scelte sulla difesa comune europea, che non coincide con il semplice riarmo, invece di rafforzare i principi condivisi, contribuiscono a riaccendere i nazionalismi. Quegli stessi nazionalismi che, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, causarono danni enormi all’Europa.

L’articolo L’Europa al bivio tra Mes bloccato e difesa comune in stallo: il monito di Mattarella è tratto da Forbes Italia.

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