Entrate tributarie 2025 in crescita e IRAP a geometria variabile: il fisco italiano è caotico

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Nel primo trimestre del 2025, le casse dello Stato registrano un andamento positivo delle entrate tributarie, ma l’andamento dell’IRAP a geometria variabile mostra come il fisco italiano risulti ancora piuttosto caotico e disomogeneo.
Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, le entrate tributarie erariali accertate in base alla competenza giuridica hanno toccato i 130,5 miliardi di euro, segnando un incremento di 5,7 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a un aumento del 4,6%.
Entrate tributarie 2025 in crescita e IRAP a geometria variabile: il fisco italiano è caotico
Un risultato che riflette la ripresa dell’attività economica e l’efficienza della macchina fiscale, ma che si affianca a un quadro normativo sempre più frammentato, soprattutto a livello locale. Ne è esempio emblematico l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP), che nel 2025 presenta 292 diverse aliquote applicate sul territorio nazionale, tra aumenti, agevolazioni e una crescente disparità tra le regioni.
Le imposte erariali: bene IRPEF e IVA, in crescita le imposte sul capitale
Le imposte dirette hanno fruttato 76,7 miliardi di euro (+4,9%). Tra queste, l’IRPEF ha garantito un gettito di oltre 63,2 miliardi, in leggero aumento (+0,7%). Crescono le ritenute sui redditi del settore privato (+1,1%), mentre calano quelle del pubblico impiego (-2,7%). In forte espansione le entrate legate ai lavoratori autonomi (+11,6%) e ai pagamenti per spese detraibili, come ristrutturazioni o interventi sanitari, che crescono del 60,5%. Diminuiscono invece i versamenti in autoliquidazione (-8,4%).
L’IRES, l’imposta sui redditi delle società, mostra un incremento del 17,7%, attestandosi a 2,4 miliardi. Ancora più evidente il balzo delle imposte sostitutive su redditi di capitale e plusvalenze, che crescono rispettivamente del 394,8% e 471,5%, superando nel complesso i 3 miliardi.
Sul fronte delle imposte indirette, il gettito si attesta a 53,8 miliardi (+4%). L’IVA continua a rappresentare la componente più significativa con 37,2 miliardi (+2,6%). Il contributo maggiore arriva dagli scambi interni, inclusi i versamenti delle pubbliche amministrazioni in regime di split payment, che da soli valgono oltre 4,2 miliardi (+10,1%). Le importazioni incidono per 4,6 miliardi (+2,5%).
Tra le altre imposte indirette, crescono quelle sulle transazioni: imposta di registro (+4,6%), bollo (+23,1%) e assicurazioni (+29%). In aumento anche le accise sull’energia (+18,6%) e sul gas naturale (+26,6%). Stabili le entrate dai tabacchi, che superano i 2,6 miliardi (+0,6%). Positivi anche i dati relativi al gioco pubblico: le attività da lotteria e scommesse hanno generato entrate per 2,07 miliardi (+18,8%).
Incassi effettivi in linea con gli accertamenti
Gli incassi registrati a bilancio nel medesimo periodo confermano il trend positivo: 128,1 miliardi di euro (+4,2% rispetto al 2024). Le imposte dirette incassate ammontano a 74 miliardi (+4,4%), con l’IRES in crescita del 20,3% e le imposte sostitutive sul risparmio finanziario in aumento vertiginoso. Anche l’IVA mostra un saldo positivo (+2,8%), grazie soprattutto agli scambi interni.
Le entrate degli enti locali: crescono le addizionali IRPEF, giù IMU e TASI
Le entrate tributarie territoriali, cioè quelle di Regioni e Comuni, hanno generato 8,2 miliardi di euro, con un incremento del 3,8%. In salita le addizionali IRPEF regionali e comunali, che crescono rispettivamente del 6,3% e 5,9%. La componente più dinamica si registra nei versamenti dei soggetti privati.
Anche l’IRAP territoriale evidenzia una leggera crescita, con 4,2 miliardi di euro (+2,9%), seppur con andamenti contrastanti: +16,7% dai privati, ma -0,7% dalle amministrazioni pubbliche. In calo le entrate da IMU-IMIS-IMI (-2,3%) e TASI (-33,3%).
IRAP 2025: tra record di aliquote e riforme mancate
Parallelamente ai dati sulle entrate, il quadro normativo dell’IRAP nel 2025 si conferma sempre più complesso. Il Dipartimento delle Finanze ha rilevato 292 aliquote diverse applicate da Regioni e Province autonome, con una crescita rispetto alle 261 dell’anno precedente. La differenziazione è dovuta alla possibilità per gli enti territoriali di modulare le aliquote in base a settori economici, aree geografiche o politiche di sostegno mirate.
La Provincia autonoma di Trento applica l’aliquota più bassa, pari al 2,68%, seguita dalla Sardegna con il 2,93%. All’opposto, la Campania mantiene l’aliquota più elevata con un 4,97%, seguita da Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise e Puglia al 4,82%. La Provincia di Bolzano, in controtendenza, ha aumentato la propria aliquota base dal 3,30% al 3,90%.
Agevolazioni e deduzioni: il puzzle delle misure locali
Oltre alle aliquote, numerose regioni hanno attivato strumenti agevolativi. Ben 17 enti hanno introdotto aiuti di Stato automatici, con il Friuli-Venezia Giulia in testa (30 misure), seguito da Piemonte (16), Toscana (11), Sicilia (10), e Veneto (8). Lombardia e Toscana hanno previsto crediti d’imposta, mentre quattro enti – Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Trento e Bolzano – hanno attivato deduzioni dalla base imponibile. Solo il Friuli ha previsto anche una detrazione d’imposta.
Il Friuli-Venezia Giulia, in particolare, si distingue per la maggiore articolazione normativa, con 40 diverse aliquote, seguito dal Piemonte con 35 e dalla Toscana con 21. All’opposto, regioni come Calabria, Campania e Lazio applicano una struttura semplificata con appena 5-6 aliquote.
Un sistema fiscale solido ma disomogeneo
Il quadro complessivo evidenzia un sistema fiscale che, pur garantendo una solida base di entrate, mostra segni di crescente frammentazione. Da un lato, il bilancio dello Stato registra incrementi incoraggianti, segno di una buona tenuta economica e della capacità dell’amministrazione tributaria. Dall’altro, la diversificazione regionale dell’IRAP evidenzia un federalismo fiscale spinto, che rischia di tradursi in disparità di trattamento per imprese e contribuenti.
Se da una parte l’autonomia impositiva consente agli enti locali di rispondere meglio alle specificità territoriali, dall’altra la proliferazione di aliquote, deduzioni e agevolazioni rischia di trasformarsi in un ostacolo alla chiarezza e alla semplificazione del sistema tributario.
In attesa di una possibile riforma strutturale, imprese e professionisti dovranno continuare a navigare in un contesto normativo articolato, che richiede competenze sempre più specialistiche e un monitoraggio costante dell’evoluzione fiscale locale.
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