Il pretty privilege esiste davvero. Lo conferma la scienza

È innegabile: la bellezza apre le porte. In tutti i sensi. È un dato di fatto (lo conferma anche la scienza), anche se spesso ci illudiamo che sia solo uno dei tanti fattori. In realtà incide più di quanto pensiamo, in tantissime situazioni: sociali, professionali, relazionali. Cosa cambia esattamente? Secondo alcuni studi recenti, il tempo che ci viene dedicato, le opportunità offerte e perfino la percezione delle nostre competenze. Con questa premessa non possiamo fare a meno di notare quanto, nella società di oggi, la bellezza sia un’arma.

In una società che continua a professare ideali di eguaglianza e inclusività, la bellezza come strumento o arma ci permette di riflettere.
Davvero per le persone più conformi ai canoni estetici imposti dalla società la vita diventa più facile? Proviamo a fare chiarezza.
Pretty privilege significato: la bellezza come arma
Di recente, si è diffuso il concetto di pretty privilege. Il termine, letteralmente “privilegio di bellezza” – fa riferimento al vantaggio sociale, relazionale e perfino professionale a cui una persona bella esteticamente ha accesso. Senza particolari meriti. Favoritismi, trattamenti speciali, opportunità lavorative maggiori e persino vantaggi monetari. Ecco, il suo significato.

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La parola ha iniziato a circolare su TikTok e Twitter, soprattutto nei discorsi legati alla cultura del lavoro e delle relazioni, dove sembrerebbero evidenti – almeno secondo alcuni utenti – i vantaggi di cui certe persone possono beneficiare. E non per particolare impegno o dedizione, ma grazie a un unico fattore: la loro bellezza. Sembrerà quasi assurdo, ma forse i video su TikTok hanno ragione. Infatti, questa dinamica è confermata anche a livello scientifico.
Il pretty privilege esiste davvero? Sì, lo conferma la scienza
Esiste una forma di bias, non consapevole, che ci porta a valutare positivamente qualcuno semplicemente per il suo aspetto. Nessuna teoria astratta, ma qualcosa di confermato: alcuni recenti studi della Rice University sottolineano come alcune persone ritenute attraenti vengono percepite anche come più intelligenti, affidabili e competenti. Quindi sì, che la bellezza possa essere un vantaggio non è solo una percezione collettiva o un’ingiustizia che ci portiamo dietro da secoli: è un dato misurabile, confermato dalla scienza.
Sono diversi gli studi – in ambito psicologico, sociale e addirittura economico – che dimostrano come una persona possa ricevere trattamenti favorevoli solo perché giudicata attraente. Una ricerca pubblicata sul Journal of Economic Psychology sostiene addirittura che l’aspetto fisico incida direttamente anche sulla quotazione dello stipendio iniziale, mentre uno studio condotto da Harvard mostra che chi è considerato più attraente guadagna in media tra il dieci o 15 per cento in più.

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La bellezza potrà mai essere considerata un limite?
È scientificamente provato come essere attraenti possa aprire strade, ma non è sempre così. A volte, la bellezza può arrivare anche a oscurare il resto, diventando il fattore in prima linea. Attrici e personaggi influenti come Emily Ratajkowski o Sydney Sweeney hanno parlato del peso di essere considerate “solo” belle.
Ratajkowski, nel libro My Body, racconta come il suo aspetto abbia spesso messo in secondo piano pensiero e talento. La dolce e sensuale Cassie di Euphoria, più volte, ha dichiarato di sentirsi sottovalutata come attrice per via della sua estetica.
Questo dimostra come anche il pretty privilege abbia un rovescio della medaglia: va bene essere belli, ma essere “solo” belli?
Conclusioni sul tema
Riflessione finale? Inutile negarlo: ci sono contesti dove la bellezza paga, e non poco. Ma è qui che nasce la controversia del pretty privilege: essere belli può aiutare ad avere una corsia preferenziale in diversi ambiti, ma quanto può essere davvero solido un sistema basato su qualcosa che non si sceglie?
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