Il tappeto rosso per Putin che contraccambia bombardando il Donnbass. Cessate il fuoco e sanzioni? Nemmeno l’ombra

Durante la notte, mentre Putin e Trump discutevano in Alaska, le difese antiaeree ucraine hanno abbattuto o bloccato con il jamming 61 droni russi su almeno 85 lanciati sul territorio ucraino, mentre risulta che 24 droni abbiano colpito 12 località.
Intanto Putin faceva bombardare il Donbass
Lo rivela l’aeronautica militare di Kiev, citata da Ukrinform e da altri media, parlando anche del lancio di un missile balistico russo Iskander-M, senza specificare se sia andato a segno. Le regioni colpite, dice Kiev, sono quelle di Donetsk (nel Donbass), di Sumy, Chernihiv e Dnipropetrovsk.
Progressi ma ancora nessun accordo sull’Ucraina e nessun accenno al cessate il fuoco o a un vertice trilaterale con Volodymir Zelensky. È nella parole di Donald Trump la sintesi dell’incontro di quasi tre ore con Vladimir Putin in Alaska: “Non c’è accordo finché non c’è l’accordo”, il gioco di parole usato dal presidente americano.
“Non c’è accordo finché non c’è l’accordo”
Giochi di parole a parte, senza un cessate il fuoco, senza il minimo accenno a una tregua, con solo i vaghi riferimenti ad “accordi raggiunti” senza che ne sia fornita alcuna indicazione, resta la sensazione di una formidabile occasione per una riabilitazione internazionale di Putin.
Sensazione che alimenta le voci critiche: Trump ha steso il tappeto rosso per Putin e non ha ottenuto neanche un cessate il fuoco. E delle sanzioni che ha minacciato per settimane, neanche l’ombra.
Certo, il summit pare aver rinsaldato il rapporto tra i due leader. Trump ha riservato a Putin un trattamento da grande amico, molto diverso da quello riservato pochi mesi fa a Volodymyr Zelensky nello Studio Ovale.
Tappeto rosso e applausi per il dittatore
Ad accogliere lo zar sulla pista dell’aeroporto c’erano un tappeto rosso e lo stesso presidente americano che lo ha applaudito, gli ha stretto la mano e poi, con una mossa senza precedenti, lo ha fatto salire sulla sua limousine presidenziale, ‘The Beast’, per percorrere il breve tragitto dalla base militare al luogo ufficiale dell’incontro.
Dieci minuti di vero faccia a faccia in cui i due leader sono stati completamente da soli, senza neanche i traduttori. L’incontro ufficiale, che li ha visti accompagnati tutti e due da ristrette delegazioni, è durato quasi tre ore.
Poi si sono presentati davanti a quella che dovera essere una conferenza stampa parlando entrambi di “progressi” e “accordi”, ma senza fornire alcun dettaglio sul loro colloquio.
Mai citata la parola “tregua”
E soprattutto senza prendere le domande dei giornalisti. Nessuno dei due dal palco ha citato mai la parola tregua, nonostante Trump prima di arrivare ad Anchorage aveva detto che avrebbe premuto per un cessate il fuoco immediato: “Non sarò contento se non sarà oggi”, aveva spiegato.
Putin ha parlato di incontro “costruttivo e utile”, definendo la guerra in una Ucraina una “tragedia” e dicendosi d’accordo con Trump sul fatto che la “sicurezza dell’Ucraina debba essere garantita”.
Lo zar – che rompendo il protocollo ha aperto la conferenza stampa nonostante non fosse il padrone di casa – ha fatto più volte riferimento ad “accordi” raggiunti ma senza entrare nel dettaglio: le intese decise “dovrebbero essere il punto di partenza, si è limitato a dire.
Putin: “Ci rivediamo a Mosca”
Aggiungendo di augurarsi che l’Ucraina e l’Europa “non ostacolino gli sforzi di pace”. Il leader del Cremlino ha poi invitato Trump in Russia: “La prossima volta ci vediamo a Mosca”.
“Abbiamo avuto un incontro estremamente produttivo e molti punti sono stati concordati. Ne mancano solo pochi. Alcuni non sono così significativi, uno è probabilmente il più significativo, ma abbiamo ottime possibilità di arrivarci. Non ci siamo arrivati, ma abbiamo ottime possibilità di arrivarci”, ha quindi spiegato detto Trump che davanti ai giornalisti ha parlato meno di 4 minuti, la metà di Putin.
Ha quindi spiegato che informerà Zelensky e la Nato a breve, ma nessun accenno a un incontro trilaterale col leader ucraino.
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