Pensioni britanniche: futuro incerto per chi ci andrà nel 2050

L’ultimo allarme lanciato da esperti e sindacati riguarda milioni di cittadini britannici, destinati a ricevere pensioni significativamente più basse rispetto alle generazioni precedenti. Secondo quanto riportato da The Independent il 21 luglio 2025, chi andrà in pensione nel 2050 rischia di percepire fino a 800 sterline all’anno in meno rispetto agli attuali pensionati, a meno che il governo non intervenga con una riforma strutturale. Un grido d’allarme che arriva proprio mentre la Ministra per il Lavoro e le Pensioni, Liz Kendall, annuncia l’istituzione di una Commissione per il futuro delle pensioni. Nel frattempo, si è aperto un acceso dibattito sull’adeguatezza del sistema pensionistico britannico, aggravato da stagnazione salariale, precarietà del lavoro e mutamenti demografici.
Il divario generazionale: pensioni più basse per i lavoratori del futuro
Uno studio condotto da Torsten Bell, economista ed ex CEO del Resolution Foundation, ha evidenziato che i lavoratori nati negli anni Ottanta e Novanta rischiano di ricevere pensioni più basse nonostante abbiano versato contributi per un arco di tempo più lungo. Questo fenomeno si deve a una combinazione di fattori: contributi insufficienti nei fondi privati, accesso limitato a pensioni aziendali tradizionali, e crescente dipendenza dalla pensione statale minima.
La generazione che andrà in pensione nel 2050 potrebbe trovarsi con un reddito post-lavorativo inferiore del 15%rispetto a quello percepito oggi da un pensionato medio. È un’inversione di tendenza storica, considerato che ogni generazione, nel Regno Unito, ha tradizionalmente goduto di condizioni migliori della precedente.
Secondo Bell, «il sistema pensionistico britannico è stato progettato per un mondo che non esiste più: un mondo di lavori stabili, salari in crescita e pensioni aziendali garantite». L’allungamento della vita media e i cambiamenti del mercato del lavoro – con un’impennata dei contratti a tempo determinato, freelance e gig economy – hanno messo sotto pressione un modello che non riesce più a garantire sicurezza economica nella vecchiaia.
Un recente rapporto del think tank Resolution Foundation sottolinea che il valore reale dei contributi pensionistici nel settore privato è calato del 30% rispetto a dieci anni fa, in particolare tra i lavoratori autonomi e part-time. In aggiunta, molte pensioni aziendali a beneficio definito sono state chiuse ai nuovi iscritti, sostituite da sistemi a contribuzione definita, il cui rendimento è più incerto e dipendente dai mercati finanziari.
Il ruolo del governo: nasce una Commissione per le pensioni
Il governo laburista, insediatosi oltre un anno fa, è consapevole della gravità della situazione. Per questo motivo, la Ministra Liz Kendall ha annunciato la creazione di una Commissione per le Pensioni del Futuro, incaricata di esaminare il sistema attuale e proporre una riforma strutturale.
Nel comunicato ufficiale, Kendall ha dichiarato: «Dobbiamo garantire che ogni cittadino abbia una pensione dignitosa dopo una vita di lavoro. Il nostro obiettivo è costruire un sistema equo, sostenibile e resiliente alle sfide del ventunesimo secolo».
Secondo quanto emerso, la Commissione includerà economisti, rappresentanti sindacali, accademici e stakeholder del settore finanziario. Il suo mandato comprenderà una revisione dell’età pensionabile, delle soglie di contribuzione e degli incentivi fiscali per chi risparmia nel lungo periodo.
Ma non tutti sono ottimisti. Secondo il sindacato Unison, le riforme promesse rischiano di arrivare troppo tardi. «I lavoratori più giovani stanno già perdendo terreno», ha affermato la portavoce Julie Dennis. «Serve un intervento urgente per rafforzare la pensione statale, aumentare i contributi minimi obbligatori nei fondi privati, e ridurre la dipendenza dal welfare nella vecchiaia».
Alcuni esperti propongono un ritorno a forme più solide di pensioni pubbliche integrate, prendendo esempio dai modelli nordici, dove l’intervento statale è più ampio e strutturato.
Nel frattempo, la pensione statale del Regno Unito – una delle più basse tra i Paesi OCSE – copre appena il 28% del reddito medio nazionale, una percentuale ben inferiore rispetto alla media europea. La state pension, attualmente pari a circa £221 a settimana, difficilmente garantisce un tenore di vita dignitoso senza un’integrazione privata o lavorativa. I dati aggiornati sono disponibili sul sito del Department for Work and Pensions (DWP).
L’effetto dei cambiamenti demografici e l’urgenza di nuove soluzioni
La popolazione britannica sta rapidamente invecchiando. Secondo le proiezioni dell’Office for National Statistics, entro il 2050 circa un terzo della popolazione avrà più di 60 anni. Questo implica una crescente pressione sui conti pubblici, in un momento in cui le entrate da contributi sono in calo a causa di una forza lavoro meno stabile.
A peggiorare il quadro contribuisce la precarizzazione del lavoro. La crescita del settore dei lavoretti (“gig economy”), unita alla diffusione del lavoro autonomo e alla scarsità di tutele sindacali, ha prodotto milioni di lavoratori che non versano contributi sufficienti per garantirsi una pensione adeguata.
Un altro nodo irrisolto è l’accesso diseguale alla pensione privata. I dati mostrano che oltre 8 milioni di lavoratori nel Regno Unito non sono iscritti a un fondo pensionistico aziendale. Le donne, i giovani e le minoranze etniche sono i più colpiti da questo divario, a causa di carriere discontinue, stipendi più bassi e discriminazioni sistemiche.
Organizzazioni come Age UK e Pensions Policy Institute chiedono maggiore trasparenza nei fondi pensione e uno sforzo educativo per sensibilizzare i cittadini a risparmiare per la vecchiaia fin dai primi anni lavorativi. Ma senza un intervento strutturale, milioni di britannici rischiano di trovarsi in povertà entro i prossimi 30 anni.
Un’ulteriore preoccupazione riguarda l’età pensionabile. Negli ultimi anni, questa soglia è aumentata gradualmente, e si ipotizza che entro il 2050 potrebbe superare i 70 anni.
Infine, secondo un recente sondaggio condotto dalla National Employment Savings Trust (NEST), solo il 42% dei cittadini tra i 25 e i 40 anni crede che riceverà una pensione statale sufficiente.
Le immagini utilizzate sono su Common free license o tutelate da copyright. È vietata la ripubblicazione, duplicazione e download senza il consenso dell’autore.
The post Pensioni britanniche: futuro incerto per chi ci andrà nel 2050 first appeared on Londra Da Vivere : il più grande portale degli italiani a Londra.
Qual è la tua reazione?






