Scarpe rosse o nere, croce d'oro o d'argento, vesti ricamate o semplici? L'abbigliamento papale non è mai casuale, anzi è ricco di significati

Maggio 9, 2025 - 11:00
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Scarpe rosse o nere, croce d'oro o d'argento, vesti ricamate o semplici? L'abbigliamento papale non è mai casuale, anzi è ricco di significati

Habemus Papam. L’americano Robert Francis Prevost è Leone XIV. Il nome è sinonimo di un pontificato vicino alla questione sociale degli operai e dei lavoratori (Leone XIII aveva iniziato una nuova stagione di Dottrina sociale della Chiesa). Ma anche la scelta dell’abito con cui il Papa neoeletto si è presentato al mondo ha un valore particolare.

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La veste papale ha da sempre una carica simbolica potente poiché cerca d’incarnare, in un pezzo di stoffa, la sacralità e l’autorità spirituale e temporale del Pontefice, ma anche il legame tra la Chiesa cattolica e il mondo. L’evoluzione dell’abito pontificio, dal XVI secolo ad oggi, riflette i cambiamenti storici, sociali e teologici: specchio della figura del Papa nel tempo, del suo adattarsi al contesto sociale pur mantenendo intatta una tradizione che ne sottolinea la portata universale.

Il neoeletto Papa Leone XIV, Robert Francis Prevost, sul balcone della Basilica di San Pietro l’8 maggio 2025.  Città del Vaticano. (Photo by Francesco Sforza – Vatican Media via Vatican Pool/Getty Images)

Gli ultimi due pontefici, Benedetto XVI (2005-2013) e Francesco (2013-2025), si sono distinti per scelte di stile opposte, sinonimo della loro visione del mandato. Leone XIV, con la prima apparizione sul balcone della Basilica di San Pietro, sembra porsi a metà strada: sontuoso, ma non sfarzoso, ha scelto l’abito corretto, impeccabile, compresa la croce pettorale, nobile ma semplice. L’opzione più diplomatica: di fatto con questo stesso vestito il pontefice terrà i colloqui con i capi di stato previsti dal protocollo.

Papa Leone XIV. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP) (Photo by ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)

Gli indispensabili dell’abbigliamento papale

La veste bianca del Papa, nota come soutane o talare papale, è l’elemento iconico, più riconoscibile  e identificativo della figura del Pontefice. Pochi conoscono la “stanza delle lacrime”, attigua alla Cappella Sistina, dove, appena eletto, il Pontefice dismette la talare rossa (propria dei cardinali) per indossare quella bianca.

La sua adozione risale a Papa Pio V (1566-1572), un frate domenicano che, una volta eletto, mantenne l’abito bianco del proprio ordine (i Domenicani sono chiamati “frati bianchi”) anziché indossare il tradizionale abito rosso papale dell’epoca. Quel gesto divenne una consuetudine che, fino ad oggi, ha attraversato i secoli, facendo del bianco il colore esclusivo del Successore di Pietro.

Il bianco, nella simbologia cristiana, è il colore della purezza, della luce e della resurrezione; colore che esprime l’innocenza evangelica, la chiamata alla santità e, per il Papa, il ruolo di vicarius Christi, rappresentante di Cristo sulla Terra. La semplicità dell’abito, privo di sfarzi, evidenzia anche il servizio umile e la dedizione alla Chiesa universale.

Papa Giovanni Paolo II con lo zucchetto, piccolo copricapo tondo senza visiera. (Photo by Bernard Bisson/Sygma via Getty Images)

La talare bianca si accompagna ad altri elementi distintivi come la mozzetta (mantellina corta posta sulle spalle, sempre bianca e, in ogni occasione, la croce pettorale, propria comunque di ogni vescovo. Onnipresente anche lo zucchetto, piccolo copricapo tondo senza visiera, ha origini medievali e veniva usato per coprire la tonsura dei chierici. Oggi conserva un forte valore simbolico: bianco per il Papa, rosso per i cardinali, viola per i vescovi, indica il grado ecclesiastico e il legame con il sacro ministero ricevuto. Indossarlo in pubblico significa sottostare alla volontà di Dio, una sorta di mano divina sul capo che guida il vescovo, il cardinale e il Papa ad essere servi per amore.

Dal Rinascimento a oggi. Cosa è cambiato

Velluto, broccato e seta; tessuti riccamente decorati; lusso e prestigio. Nel 1500, in pieno Rinascimento, l’abito del Papa era estremamente sontuoso. Il colore più rappresentativo era uguale a quello dei cardinali: rosso purpureo, per richiamare non tanto la nobiltà bensì la passione, il dono di sé, sino all’effusione del sangue.

La croce in argento di Papa Francesco. Vaticano, 2013. (Photo by Christopher Furlong/Getty Images)

Simbolo del potere temporale che la Chiesa deteneva in Europa, il vestito veniva accompagnato da una serie di accessori. Il camauro, ad esempio, o il pallio, ornamento ancora in uso, prodotto con la lana delle pecore a simboleggiare il ruolo di “pastore” della Chiesa e l’autorità apostolica. E poi la tiara, preziosissimo copricapo emblema del triplice potere del Papa sacro, temporale e spirituale: realizzata interamente d’oro, elemento divino, e tempestata di gemme luminosissime, esprimeva l’autorità del Pontefice: leader spirituale, ma anche politico e militare.

La croce d’oro di Papa Benedetto XVI nel 2011, Città del Vaticano. (Photo by Franco Origlia/Getty Images)

Papi più semplici, ma sempre simbolici

Il XX secolo ha visto l’emergere di Papi che, pur mantenendo l’aspetto tradizionale del loro abbigliamento, hanno cercato di riflettere una maggiore vicinanza alla gente e al popolo.

Fu Giovanni Paolo II (1978-2005) a segnare un altro passaggio significativo nella storia dell’abito papale. Il Papa polacco, pur mantenendo la tradizione del bianco e dei simboli liturgici, adottò un modo di vestire più semplice e diretto, soprattutto in contesti informali. Non indossò mai la tiara, dimostrando un desiderio di semplificazione e di vicinanza alla gente, e iniziò a concentrarsi sempre di più sulla dimensione pastorale della sua missione.

Karol Wojtyla, Papa polacco Giovanni Paolo II (1920 – 2005), a Boston nel 1979. (Photo by Bachrach/Getty Images)

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Benedetto XVI

Un’interessante differenza di stile e visione emerge confrontando l’uso degli ultimi due Pontefici. Benedetto XVI, pur continuando sulla scia di Giovanni Paolo II, cercò di restituire all’abito papale una certa solennità liturgica, mantenendo l’uso del pallio (nella sua forma più antica di stola attorno al busto). La sua figura era di grande dignità, e il suo abbigliamento rifletteva la sua formazione accademica e la sua visione conservatrice della Chiesa. Benedetto XVI non rinunciò alla tradizione, ma cercò di trovare un equilibrio tra il passato e il futuro.

Papa Benedetto XVI alla messa per la Domenica delle palme nel 2010. (Photo by Franco Origlia/Getty Images)

Grande conoscitore di liturgia, ha mostrato particolare attenzione alla riscoperta della bellezza e della solennità delle vesti. Durante il suo pontificato sono stati reintrodotti elementi caduti in disuso come il camauro (copricapo rosso bordato di ermellino, usato in particolare all’esterno nel periodo invernale), la mozzetta di velluto rosso con ermellino e la mitria in stile rinascimentale. Tutto ciò, non dimentichiamolo, non per amore dell’estetica fine a sé stessa, bensì per sottolineare la continuità storica e la sacralità della liturgia, in un’ottica di “ermeneutica della continuità”.

L’anello oro di Ratzinger: detto anello del pescatore o anello papale, è una delle insegne del papa. AFP PHOTO / GABRIEL BOUYS (Photo by Gabriel BOUYS / AFP) (Photo by GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images)

Papa Francesco

Il pontificato di Papa Francesco segna forse la maggiore novità in termini di abito papale. Francesco, fin dal suo primo giorno, ha adottato uno stile molto più sobrio e minimalista, coerente con il suo messaggio di semplicità evangelica e attenzione ai poveri, scegliendo di rinunciare a molti degli ornamenti tradizionali come la mozzetta rossa. La sua scelta di indossare una semplice croce d’argento anziché quella in oro, segna un radicale cambiamento.

Papa Francesco nel 2013.  Via Crucis a Rio de Janeiro, Brasile. (Photo by Buda Mendes/Getty Images)

La sua vestizione è discreta, con il bianco tradizionale e la veste semplice che lo rendono immediatamente riconoscibile come il Papa della Chiesa che si fa vicina ai più bisognosi. Francesco ha spesso scelto di vestirsi in modo semplice anche nelle liturgie, preferendo un approccio che enfatizzava l’umiltà, pur mantenendo la solennità dovuta alla sua posizione. I suoi paramenti liturgici sono generalmente meno decorati, spesso realizzati in tessuti semplici e dai colori tenui. Anche la mitra da lui utilizzata è stata quasi sempre bianca e priva di ricami vistosi; addirittura nelle messe di Natale e di Pasqua volle usare quella che solitamente adoperava come arcivescovo di Buenos Aires.

L’anello d’argento di Papa Francesco. Santa Cruz, Bolivia, 2015. (Photo by Mario Tama/Getty Images)

Anche le scarpe fanno la differenza

Le scarpe rosse del Papa sono uno degli elementi più simbolici del suo abbigliamento. Il colore rosso richiama il sangue dei martiri cristiani, in particolare quello di San Pietro, e rappresenta il sacrificio del Papa come servitore della Chiesa fino alla morte. Giovanni Paolo II le indossava regolarmente, Benedetto XVI le riportò in auge con uno stile raffinato e tradizionale, spesso scambiato erroneamente per un vezzo estetico facendole passare addirittura come prodotto di una nota maison milanese.

Le scarpe rosse di Ratzinger. DC. AFP PHOTO / TIM SLOAN (Photo credit should read TIM SLOAN/AFP via Getty Images)

Papa Francesco, invece, ha scelto di abbandonarle fin dall’inizio del suo pontificato, preferendo le sue scarpe nere, in linea con la propria immagine sobria e pastorale. La scelta del Pontefice sulle calzature, quindi, non è solo questione di gusto, ma riflette un preciso orientamento simbolico.

Le stringate nere di Papa Francesco. (Photo by Franco Origlia/Getty Images)

L’abito insomma non fa il monaco, ma ha tuttavia un grande valore simbolico. Una scelta che è sinonimo di un approccio preciso alla comunicazione visiva del Papato: se Benedetto XVI ha valorizzato la dimensione sacrale e tradizionale della veste, Francesco ha puntato su una rappresentazione più essenziale del ministero petrino, centrata sul pastore che vive in mezzo al suo gregge. Aspettiamo di vedere cosa ci riserva il pontificato di Leone XIV, anche in fatto di stile. Per ora si è presentato in modo ineccepibile: in medio stat virtus.

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