Protocollo sul caporalato moda, il 26 maggio ci sarà la firma

Maggio 17, 2025 - 05:00
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Protocollo sul caporalato moda, il 26 maggio ci sarà la firma
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Si avvia alle fasi finali il lavoro sul protocollo sul caporalato nella moda, documento voluto da Prefettura e Tribunale di Milano per contrastare il caporalato nel comparto moda all’interno della regione Lombardia. È infatti prevista per il prossimo 26 maggio la firma del testo, su cui il Tribunale ha avviato i lavori un anno fa, dopo il caso di tre aziende di moda italiane, Alviero Martini, Giorgio Armani Operations e Manufacturers Dior, soggette alla misura preventiva dell’amministrazione giudiziaria dopo che la Procura della Repubblica cura ha rilevato fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo. Per tutte e tre le società è stato successivamente revocato in anticipo il provvedimento.

È invece di ieri la notizia dell’amministrazione giudiziaria per la società Valentino Bags Lab dopo aver scoperto abusi sui lavoratori all’interno della sua catena di fornitura. Secondo le accuse, l’azienda – controllata dalla Valentino Spa – non avrebbe “messo in atto misure idonee alla verifica delle reali condizioni lavorative e delle capacita tecniche delle aziende appaltatrici, tanto da agevolare colposamente soggetti raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato”, riporta la nota pubblicata sulle agenzie.

Valentino Bags Lab, che produce borse e articoli da viaggio a marchio Valentino, avrebbe subappaltato la produzione a imprese cinesi in Italia, che hanno sfruttato i lavoratori. Il tribunale di Milano ha ritenuto che l’azienda “ha colpevolmente omesso” di vigilare adeguatamente sui propri fornitori al fine di conseguire maggiori profitti.

Le indagini avrebbero accertato come ‘la casa di moda affidi, attraverso una societa’ in house la creazione, produzione e vendita delle collezioni di moda e accessori, mediante un contratto di fornitura’ e ‘l’intera produzione di parte della collezione di borse e accessori a societa’ terze, con completa esternalizzazione dei processi produttivi’. A partire da marzo 2024, gli accertamenti avrebbero quindi riguardato “opifici gestiti da cittadini cinesi nelle province di Milano e Monza e Brianza” e “tre ulteriori societa” “ombra’ (prive di lavoratori) costituite ad hoc per effettuare una produzione occulta”. Sarebbe stata inoltre individuata anche “una fatturazione per operazioni inesistenti a carico delle ditte sub-appaltatrice”. Sono stati controllati sette opifici tutti risultati irregolari nei quali sono stati identificati 67 lavoratori, di cui 9 occupati in nero.

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Redazione Redazione Eventi e News