Sostanze chimiche in Italia e in Europa: il Reach alla prova dei fatti

Agosto 1, 2025 - 10:30
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Sostanze chimiche in Italia e in Europa: il Reach alla prova dei fatti
chimica verde

Per tutelare la salute del lavoratore, della popolazione e dell’ambiente nel dicembre 2006 l’Europa approva il Regolamento Reach, (Registration evaluation authorisation and restriction of cHemical), accompagnato nel 2007 dall’istituzione dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa, European chemical agency). Vediamo a distanza di quasi 20 anni a che punto siamo

L’utilizzo o l’esposizione a qualsiasi sostanza chimica è caratterizzato da un profilo di rischio per la salute dell’uomo e per l’ambiente, correlato alle proprietà della sostanza stessa o di un suo preparato (proprietà chimico-fisiche, chimiche e tossicologiche).

La valutazione del rischio chimico, quindi, è fondamentale per identificare, valutare e controllare i pericoli associati all’utilizzo delle sostanze chimiche impiegati nei processi produttivi e nei luoghi di lavoro.

Per questo l’Europa, circa 20 anni fa, ha regolamentato la materia con il Regolamento Reach (Registration evaluation authorisation and restriction of chemicals), accompagnato nel 2007 dall’istituzione dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa, European chemical agency).

Tutte le informazioni sono di libero accesso a ogni cittadino e tutte le sostanze, prodotte o importate nell’Unione europea in quantità maggiori di una tonnellata per anno, devono essere registrate da parte dei fabbricanti o degli importatori e accompagnate da una valutazione del rischio sulle base delle sue proprietà chimico-fisiche, tossicologiche e ambientali.

In assenza di registrazione, la sostanza non può essere fabbricata, importata o immessa sul mercato. Le sostanze sottoposte al processo di valutazione sono classificate in base alle caratteristiche di pericolo per la salute umana e per l’ambiente e al tonnellaggio complessivo.

Al termine della valutazione, la sostanza può essere sottoposta a misure di gestione del rischio o, in casi di elevato pericolo, alle procedure di restrizione o di autorizzazione all’utilizzo.

L’Echa è costantemente al lavoro per aggiornare le valutazioni dei rischi ed eventualmente introdurre le restrizioni opportune sull’utilizzo di alcune sostanze in funzione dell’avanzamento delle conoscenze.

A oggi, sono state registrate quasi 250 sostanze chimiche a livello europeo; con l’ultimo aggiornamento di giugno 2025, di queste, 77 sono soggette a restrizioni all’utilizzo.

Le restrizioni stimolano in modo significativo lo sviluppo di prodotti e processi sostenibili in linea con i principi della Chimica Verde, sollecitando l’industria a prevenire i pericoli derivanti dalla produzione industriale.

Tra i più recenti interventi di regolamentazione a protezione della salute dei lavoratori sono state aggiornate (2/6/2025) le restrizioni sull’utilizzo di due solventi (N,N-dimetilacetammide -Dmac- e l’1-etilpirrolidin-2-one – Nep) utilizzati in diversi ambiti industriali e professionali, per esempio nella formulazione di prodotti agro-chimici, farmaceutici, nella produzione di fibre sintetiche, di vernici, nelle applicazioni stradali ed edilizie.

L’aggiornamento concede alle industrie il tempo necessario per la ricerca di sostituti meno tossici e all’adeguamento normativo.

Perchè sono necessari i solventi?

I solventi sono componenti generalmente liquidi che consentono di sciogliere composti di interesse per svariate applicazioni e sono fondamentali per i processi di trasformazione che avvengono negli organismi viventi, in molti processi industriali e di laboratorio.

Affinché tutte le trasformazioni chimiche che avvengono nel nostro organismo possano avere luogo, è necessario che i composti siano disciolti in un opportuno solvente, nel qual caso è l’acqua, il solvente biologico.

Il solvente varierà in funzione della natura dei composti che si ha necessità di sciogliere e in funzione dell’applicazione Pensate ad esempio alla tinteggiatura delle pareti di casa: per poter stendere la vernice, il pigmento che lascerà la colorazione finale dovrà essere disciolto in un opportuno solvente.

Qualche dettaglio in più sulla tossicità

La tossicologia moderna si basa sull’enunciato del medico e alchimista svizzero del XVI secolo Paracelso: “è la dose che fa il veleno“. La tossicità è una proprietà intrinseca di ogni sostanza, ma la sua tossicità dipende dalla quantità, o dose, a cui un organismo è esposto.

Altri fattori che influenzano la tossicità sono la modalità (ingestione, inalazione, contatto cutaneo) e il tempo di esposizione. Le sostanze tossiche possono essere di origine artificiale (prodotte dall’uomo) o naturali (come la tossina del Botulino, Clostridium botulinum, oppure il veleno di alcuni insetti e rettili).

La dose-soglia tossicologica

Ogni giorno siamo esposti a potenziali sostanze tossiche attraverso la pelle, l’apparato respiratorio e quello gastrointestinale. Il nostro corpo può gestire queste esposizioni senza subire danni finché non viene raggiunta una dose-soglia.

Sotto questa soglia, gli equilibri biologici non vengono alterati e non si manifestano effetti tossici.

Per fare un esempio concreto, la caffeina contenuta nel caffè e in altre bevande che consumiamo abitualmente, ha una sua tossicità e ad altissime dosi può essere letale (non preoccupatevi, le dosi a cui siamo esposti abitualmente non raggiungono la dose-soglia!).

Anche gli inchiostri per tatuaggi hanno le loro proprietà tossicologiche.

Talvolta la tossicità, come la tossicità cellulare o citotossicità è una caratteristica desiderata in un composto chimico: i chemioterapici per combattere i tumori si basano proprio su questo.

Approfondimenti:

Crediti immagine: Depositphotos

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Laura CipollaLaura Cipolla: curiosa su tutto ciò che coinvolge la trasformazione della materia, dai sistemi viventi alle applicazioni della chimica, in particolare quelle legate alle biotecnologie. Per lei, la chimica è la vita, è il nostro Pianeta | Linkedin

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