Heretic + Hexen Recensione

Agosto 18, 2025 - 16:30
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Heretic + Hexen Recensione

All’annuncio di Doom: The Dark Ages l’idea di un capitolo della storica saga di FPS ambientato nel medioevo sembrò estremamente originale ed azzeccata. Se il risultato finale sia riuscito più o meno bene lo lascio alle vostre personali considerazioni, ma per quanto riguarda l’originalità, se si fosse guardato alla storia dei videogiochi, sarebbe emerso che un’operazione di questo tipo era già stata affrontata durante la FPS mania che si scatenò a seguito dell’uscita del primo Doom datato 1993.

Heretic + Hexen | Back in time

In quegli anni, le fiere di settore si riempirono di cloni, mod e reinterpretazioni dello sparatutto id Software, e innumerevoli software house cercarono di reclamizzare il proprio FPS con frasi del tipo: “Come Doom, ma più veloce, più divertente, più giocabile”. Ciò che non ci si aspettava all’epoca era che fosse la stessa id Software a presentarsi con un nuovo clone di Doom, questa volta commissionando però lo sviluppo a Raven Software. Il risultato fu Heretic: un FPS ambientato in un medioevo dark fantasy che si distinse fin da subito per essere uno dei più affascinanti e memorabili cloni di Doom; sostanzialmente un The Dark Ages ante litteram. Poco tempo dopo uscì il seguito diretto di Heretic: Hexen, che ne prese la formula e la espanse ulteriormente. Visto il successo ottenuto, sia Heretic che Hexen ottennero entrambi un secondo capitolo che, nonostante la buona qualità e le modalità multiplayer online, non riuscirono ad ottenere la meritata attenzione da parte del pubblico. Facciamo un salto avanti di tre decenni. Id Software e Raven Soft sono entrambe di proprietà di Microsoft ed il Quakecon sembra essere diventato il palcoscenico perfetto per annunciare ghiotte collection di gloriosi FPS del passato. Infatti, esattamente un anno fa scrivevo su queste stesse pagine della goduriosa Doom + Doom II; se quella collection aveva già evidenziato quanto la formula realizzata da Carmack e Romero fosse ancora incredibilmente godibile, questa Heretic + Hexen non fa che confermare queste impressioni. Dopo esservi beccati il mio pippone storiografico andiamo diretti sui giochi. Se infatti l’anno scorso risultava superfluo spiegare cosa fosse Doom, lo stesso non si può dire per i due giochi che rappresentano la portata principale di Heretic + Hexen. Heretic + Hexen

Cos’è Heretic?

Uscito a fine 1994, Heretic apportava alcune nuove implementazioni alla già ottima e rodata formula di gioco. Fra queste, spiccava la possibilità di alzare e abbassare la visuale del giocatore, possibilità che restava tuttavia un mero orpello estetico considerato che la mira sull’asse verticale restava comunque automatica. Se uno dei principali difetti di Doom era l’utilizzo automatico ed immediato degli oggetti trovati, ecco che Heretic rispose con l’implementazione dell’inventario. In questo modo era possibile accumulare oggetti ed artefatti magici in grado di scatenare effetti talvolta sorprendenti, talvolta bizzarri, ed utilizzarli quando ritenuto opportuno. Parliamo della classica torcia in grado di illuminarci la via, le pozioni viola per curare la vita, ma anche di una maschera verde che ci renderà invisibili per alcuni secondi, di un artefatto alato che ci darà il dono del volo, fino ad un misterioso uovo capace di trasformare tutti i nemici in galline. Queste due importanti modifiche di gameplay resero Heretic non una semplice WAD di Doom, ma una vero e proprio seguito spirituale in grado di portare quelle innovazioni che erano mancate al seppur ottimo Doom II. Parlando di level design, Heretic proponeva numerosi livelli la cui esplorazione prevedeva la solita formula stermina i mostri, trova la chiave, apri la porta. Tuttavia, ogni elemento di gioco era stato sottoposto ad una pesante azione di reskin che donava ad Heretic un’affascinante ed efficace ambientazione dark fantasy fatta di portali incantati, vetrate colorate e sotterranei oscuri. Per il resto, armi e nemici non erano altro che azzeccatissime reinterpretazioni dall’aspetto evocativo e nomi altisonanti. Dalla pistola che diventava Bacchetta magica, alla mitragliatrice che si tramutava in Artiglio di drago, dal fucile al plasma rinominato Bastone dell'inferno, alla motosega divenuta Guanti del necromante. Heretic + Hexen

Cos’è Hexen?

Erano anni di pionierismo ed innovazione; appena dieci mesi dopo il successo di Heretic, Hexen: Beyond Heretic si presentò sul mercato con una serie di contaminazioni prese direttamente dal genere che maggiormente rappresentava il fantasy all’interno del mondo dei videogiochi: l’RPG. Come potrebbe Hexen definirsi un fantasy senza avere una trama? Ecco quindi che la campagna principale veniva introdotta da una cutscene che presentava la ben più corposa lore ed i personaggi. Sì, plurale: personaggi. In Hexen potremo infatti scegliere fra Baratus il guerriero, Parias il chierico e Daedolon il mago: ognuno dei quali caratterizzato da differenti valori di velocità, armatura, magia e forza, oltre che da un arsenale di quattro armi esclusive. Inoltre, la struttura del level design subiva una variazione a micro missioni, alternando le sezioni di shooting ad altre che richiedevano la risoluzione di enigmi, come ad esempio l’apertura di una serie di porte in sequenza e la pressione di pulsanti nella giusta combinazione. Ma la maggiore innovazione che venne introdotta fu il salto, cosa che, insieme alla reale mira in verticale, potrebbe rendere Hexen un po’ meno estraniante ai giocatori moderni. Heretic + Hexen

Cosa c’è nella scatola?

Il contenuto di Heretic + Hexen si presenta particolarmente allettante per gli amanti dei boomer shooter e del dark fantasy. Parliamo chiaramente dei due titoli che danno il nome alla collection corredati dalle relative espansioni: Shadow of the Serpent Riders e Deathkings of the Dark Citadel, ma non solo. In occasione dell'uscita di questa Heretic + Hexen collection sono state realizzate due ottime campagne inedite, una per ognuno dei due titoli: Heretic: Faith Renewed e Hexen: Vestiges of Grandeur. Tutto questo ben di Dio è stato interamente rimasterizzato/realizzato dalle sapienti mani di Nightdive Studios che ha permesso così a questi pezzi di storia dei videogiochi di uscire per la prima volta dai confini dei PC dell’epoca, per approdare sulla totalità delle console e degli store moderni in una forma davvero sfavillante. L’impianto visivo è stato meticolosamente rinnovato grazie ad un capace lavoro di pulizia delle texture originali, le quali possono ora essere mostrate sugli schermi moderni grazie al supporto widescreen, 4K e 120 FPS Per il resto, i contenuti offerti da Heretic + Hexen sono sostanzialmente uno a uno con quanto presente sulla Doom + Doom II, e non lo dico con accezione negativa. Si parla di multiplayer online cross platform per 16 giocatori, multiplayer split screen locale per 8 giocatori, colonna sonora riarrangiata dal compositore Andrew Hulshult, possibilità di scaricare e giocare l’enorme quantitativo di mod realizzate dalla community, sezione “Vault” contenente gallerie di materiale originale e supporto inedito a dodici lingue, fra le quali l’italiano. Heretic + Hexen

Cosa manca all’appello?

Insomma, cosa si sarebbe potuto volere di più da Heretic + Hexen? Magari, così come in Doom + Doom II, qualche modalità multiplayer in più oltre a deathmatch e coop. Inoltre, avere Hexen 2 ed Heretic 2 sarebbe stato assolutamente gradito e avrebbe consegnato nelle mani dei giocatori una collection completa di questo universo affascinante e maledetto. Tuttavia, i motivi di queste assenze sono presumibilmente da attribuire alle differenti tecnologie alla base dei titoli, essendo Hexen 2 basato sul motore di Quake ed Heretic 2 un titolo 3D in terza persona. Insomma, tanto lavoro in più che non avrebbe permesso alla collection di uscire al prezzo assolutamente ghiotto di 14,99 euro. Magari il Quakecon 2026 vedrà lo shadow drop di una Heretic + Hexen parte 2? Difficile a dirsi. Intanto il consiglio è quello di godersi Heretic + Hexen in tutta la sua eccellenza.

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Redazione Redazione Eventi e News