Ucraina. La stretta sull’anticorruzione che allontana l’Europa

di Giuseppe Gagliano –
Il Parlamento ucraino ha approvato un pacchetto di emendamenti che rischia di smantellare l’indipendenza delle due principali agenzie anticorruzione del Paese: l’Ufficio Nazionale Anticorruzione (NABU) e l’Ufficio del Procuratore Specializzato Anticorruzione (SAPO). La nuova normativa, voluta da parlamentari del partito del presidente Zelensky, conferisce al procuratore generale, nominato dal capo dello Stato, il potere di dirigere, riassegnare o addirittura chiudere le indagini di queste istituzioni.
Secondo i critici, questa legge rappresenta un colpo mortale per l’infrastruttura anticorruzione costruita a fatica dopo Euromaidan nel 2014. Le due agenzie erano nate per combattere una corruzione endemica che ostacola da anni l’adesione di Kiev all’Unione Europea e condiziona i miliardi di aiuti occidentali.
Nonostante l’opposizione interna e la preoccupazione di Bruxelles, il provvedimento è stato approvato con 263 voti favorevoli, contro appena 13 contrari. Per molti osservatori, l’obiettivo è chiaro: neutralizzare organismi che, negli ultimi mesi, hanno osato colpire ministri, parlamentari e persino un ex vice capo dell’amministrazione presidenziale.
Le autorità ucraine difendono la legge come necessaria per gestire le indagini in tempo di guerra. Ma gli attivisti denunciano una repressione senza precedenti: perquisizioni nelle sedi di NABU e SAPO, arresti di funzionari con accuse di spionaggio e traffico di droga, e persino l’incriminazione di noti attivisti anticorruzione. Un quadro che, secondo un diplomatico occidentale, rappresenta “il momento più pericoloso per l’indipendenza delle autorità anticorruzione”.
L’Unione Europea ha espresso “seria preoccupazione” per un passo che allontana Kiev dagli standard democratici richiesti per l’ingresso nell’UE. La commissaria all’Allargamento, Marta Kos, ha parlato di “un grave arretramento” per lo stato di diritto. Anche gli alleati occidentali, che finora hanno finanziato lo sforzo bellico ucraino, iniziano a manifestare irritazione. La fiducia nella capacità di Zelensky di guidare un Paese in linea con i principi euro-atlantici sembra incrinarsi.
Sul piano interno, la decisione ha scatenato proteste a Kiev e in altre città. Attivisti e militari al fronte denunciano un tradimento dei valori per i quali si combatte. L’opinione pubblica si divide tra chi vede nella legge un rafforzamento del potere centrale necessario in tempo di guerra e chi teme che questa concentrazione di poteri porti a derive autoritarie.
La lotta contro la corruzione in Ucraina è da sempre un test di credibilità agli occhi dell’Occidente. Se le nuove misure non saranno accompagnate da garanzie concrete, il rischio è che il sostegno internazionale, già messo alla prova da una guerra lunga e logorante, inizi a vacillare.
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