«Cercate l’aurora sempre e correte verso la meta che è Gesù»

Agosto 2, 2025 - 15:30
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«Cercate l’aurora sempre e correte verso la meta che è Gesù»
I giovani in ascolto di monsignor PaceI giovani in ascolto di monsignor Pace

Arrivano alla spicciolata o in gruppi numerosi, con le magliette del Giubileo della speranza, ma anche quelle delle Gmg degli anni scorsi indossate con orgoglio, o con quelle degli oratori feriali ambrosiani, con bandane e sneakers di ordinanza, inondando di colori e di voci gioiose la Basilica di Santa Anastasia al Palatino.

Loro sono i ragazzi e le ragazze che da tutta la Diocesi si sono ritrovati a Roma per il loro Giubileo tanto atteso e che entra nei momenti-clou proprio con la giornata dedicata alla Riconciliazione nel grande spazio del Circo Massimo, attrezzato, sotto un sole cocente, per le confessioni, con la mobilitazione di oltre 500 sacerdoti posizionati in altrettanti gazebo e sotto le tensostrutture.

Un momento della celebrazione

All’interno della chiesa – vicinissima al luogo dove si vive la Riconciliazione, e che rifulge del candore delle decorazioni nelle navate – poco prima dell’inizio della celebrazione, Anna, giovane laureata e futura insegnante milanese di Lettere, pone domande all’arcivescovo Flavio Pace, che presiede dopo poco la Messa concelebrata da una cinquantina di sacerdoti della nostra Chiesa, tra cui il responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università don Marco Fusi, il direttore della Fondazione degli Oratori Milanesi don Stefano Guidi e una grande maggioranza di vicari incaricati per la Pastorale giovanile in parrocchie, comunità pastorali, decanati.

Il ricordo dell’oratorio

Nato a Monza nel 1977, ordinato nel 2002, Pace è stato coadiutore ad Abbiategrasso. Poi, nel 2011, il trasferimento a Roma: nel 2020 è stato nominato sottosegretario del Dicastero per le Chiese orientali e da un anno è segretario del Dicastero per la promozione dell’Unità dei cristiani. Un cursus honorum di grande rilievo, ma che non può far dimenticare «gli anni bellissimi», come li definisce, dell’oratorio vissuto nella Chiesa ambrosiana. Al centro della sua breve riflessione – in cui fa riferimento alla Basilica di Santa Anastasia, affidata oggi alla comunità cattolica di rito siro-malabarese, diffusa in India – è la speranza accesa dal dialogo ecumenico, «perché non lavorare per l’unità è spegnere il desiderio di Cristo».

Poi la Messa, animata come sempre al meglio dal Coro Shekinah (che sarà presente anche alle grandi celebrazioni di Tor Vergata con papa Leone XIV) e la lettura del Vangelo di Luca al capitolo 10 con l’invio dei 72 discepoli.

«In questa chiesa il Papa tutti i Natali veniva ad assistere alla Messa dell’Aurora, proprio perché la Santa era stata martirizzata al sorgere del giorno di Natale del 304, che è il confine tra le tenebre e la luce e, segnatamente per il Natale, l’ingresso della luce nel mondo – ha detto Pace nell’omelia -. Il primo augurio che vi faccio è di pensare a questo luogo perché non c’è situazione senza luce, anche nelle difficoltà. Cercate l’aurora sempre, anche nelle tenebre. Siamo vicini al Circo Massimo, dove si celebra oggi il sacramento della Riconciliazione e che un tempo era un luogo di agonismo, dove si svolgevano gare, ma oggi vi è un tempio di rinascita per un nuovo agonismo che ha le sue radici sull’agonia di Gesù, affinché trasformiamo il nostro modo di pensare la vita cristiana e anche il nostro modo di sentire l’amicizia dei santi».

I giovani in Basilica

Come una corsa

Non figure lontane, suggerisce ancora, ma vicine e che ci proteggono: «Nella vita cristiana autentica siamo noi sul palcoscenico, perché sugli spalti ci sono un gran numero di testimoni noti e sconosciuti. Gli amici di Dio sono sugli spalti, e quindi anche noi, deposto tutto il peccato che ci è di peso, possiamo fare la corsa che ci sta davanti, con lo sguardo fisso su Gesù. Il pellegrinaggio insieme si realizza quando c’è qualcuno che non ce la fa più – il simbolo di chi si perde d’animo – e c’è, di solito, qualcuno che viene accanto, anzi ti porta davanti. Nella Confessione siete all’interno della corsa nella grande arena che vi aspetta, guardando alle vostre mète dietro cui c’è la mèta più grande, Gesù che ha dato la vita. Mettete la vostra vita nelle sue mani, perché ciascuno di voi è destinatario della chiamata ed è chiamato per nome. Con Gesù noi possiamo essere Dio che dona tutto se stesso».

Infine, l’auspicio: «Che il Circo Massimo (accostarsi alla Riconciliazione) sia un’esperienza di rigenerazione, di riprendere in mano la propria vita. Sia un’esperienza che non ha paura della lotta, non contro qualcuno perché ci è nemico, ma, come prima cosa, con il nostro cuore tutti i giorni, la lotta spirituale quando si sfugge soprattutto a se stessi, quando non ci si accetta, non ci si lascia amare sul serio da Dio e, di conseguenza, nemmeno dagli altri». L’immagine è quella dell’intera notte nella quale Giacobbe lotta con Dio, «che significa, però, voler avere a che fare con Dio. Siate segni di questa bellezza e presenza che il Signore vi dona e di cui siete chiamati a essere testimoni».

Infine scatta l’applauso convinto quando Pace – a cui viene donata la maglietta del Giubileo che viene appoggiata per un momento sulla casula – invita i giovani a ringraziare i propri sacerdoti per tutto quello che fanno e a chiedere loro di portare, insegnare la cosa più importante e l’unica: Gesù.

I concelebranti e monsignor Pace con la maglia “diocesana” del Giubileo

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia