Dazi, Šefčovič difende l’accordo di von der Leyen con gli Usa. Ma i Ventisette non sono entusiasti

Lug 29, 2025 - 11:30
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Dazi, Šefčovič difende l’accordo di von der Leyen con gli Usa. Ma i Ventisette non sono entusiasti

Bruxelles – L’accordo sui dazi tra Ue e Stati Uniti, concluso sul filo del rasoio prima che scattassero le temutissime tariffe al 30 per cento minacciate da Donald Trump, è “il migliore che potevamo ottenere” ed è sicuramente “meglio di una guerra commerciale”. Parola di Maroš Šefčovič, commissario europeo al Commercio, che fa buon viso a cattivo gioco e saluta l’inizio di una nuova era nelle relazioni transatlantiche.

“Se avessimo negoziato dopo, ci saremmo seduti al tavolo da una posizione di maggiore debolezza”. Sta tutto in questa frase, pronunciata dal titolare del pesantissimo portafoglio commerciale nell’esecutivo comunitario, Maroš Šefčovič, il senso che la Commissione vuole dare alla storica intesa raggiunta ieri in Scozia, suggellata da una stretta di mano tra Ursula von der Leyen e Donald Trump.

Ursula von der Leyen Donald Trump
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente statunitense Donald Trump (foto: Fred Guerdin via Imagoeconomica)

Parlando alla stampa stamattina (28 luglio), l’eterno commissario slovacco (con ruoli diversi è a Bruxelles ininterrottamente dal 2009) ha offerto ai giornalisti lo spin del Berlaymont, che riflette in buona sostanza l’approccio fondamentalmente reattivo seguito da Bruxelles nei difficilissimi negoziati commerciali con la Casa Bianca. La tattica del tycoon di alzare continuamente la posta – si era partiti col 20 per cento, poi più che raddoppiato al 50, per finire col 30 – alla fine ha pagato: “Con un dazio di almeno il 30 per cento, il nostro commercio transatlantico si fermerebbe di fatto, mettendo a rischio quasi cinque milioni di posti di lavoro” nel Vecchio continente, ha scandito Šefčovič.

Invece, sostiene il commissario glissando sul fatto che l’Ue puntava ad una tariffa piatta al 10 per cento, l’accordo stipulato dai due leader è vantaggioso per entrambe le parti, “porta una rinnovata stabilità e apre la porta a una collaborazione strategica” come risultato di “mesi di sforzi sinceri e incessanti, senza pari per intensità e eguagliati solo dall’importanza senza precedenti” del commercio tra Ue e Usa, dal valore di circa 1.700 milioni di dollari l’anno.

Šefčovič ha rimarcato che ora “ci capiamo a vicenda e ci informeremo molto più frequentemente” coi partner di Washington, sottolineando che l’intesa raggiunta a Turnberry “dovrebbe generare vantaggi significativi e reciproci e spero che costituisca un trampolino di lancio per un accordo commerciale e di investimento più ampio” da negoziare nell’immediato futuro. Per il momento, quindi, le contromisure concordate coi Ventisette rimangono in naftalina.

Ma non tutti gli Stati membri sono concordi nell’incensare l’operato di von der Leyen. Il governo italiano prende tempo: “Giudico positivamente il fatto che si sia raggiunto un accordo“, ha commentato Giorgia Meloni da Addis Abeba, sottolineando tuttavia che “bisogna andare a vedere i dettagli” tecnici dell’intesa, che andranno messi nero su bianco nei prossimi giorni, e “verificare quali sono le esenzioni”.

Friedrich Merz
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (foto: Sara Minelli via Imagoeconomica)

Berlino – la cancelleria che più ha spinto per raggiungere rapidamente un accordo con Washington – è soddisfatta in linea di principio con l’esito dell’accordo che ha permesso di “scongiurare un conflitto commerciale che avrebbe colpito duramente l’economia tedesca”, nota il cancelliere Friedrich Merz. Ma fonti dell’esecutivo fanno notare che “sono ancora necessari ulteriori negoziati” per ridurre i dazi al 50 per cento ancora in vigore su acciaio e alluminio.

Anche i governi di Danimarca, Finlandia, Irlanda, Romania e Svezia hanno salutato positivamente l’intesa, dicendosi sollevati di aver raggiunto almeno un certo livello di prevedibilità nelle relazioni commerciali transatlantiche. Da Madrid, il premier Pedro Sánchez dice di apprezzare “l’atteggiamento costruttivo” della presidente della Commissione, tuttavia sostiene “senza alcun entusiasmo” l’accordo siglato tra i colli scozzesi.

Da altri Paesi, invece, piovono critiche verso la percepita debolezza di Bruxelles. Da Parigi, il primo ministro François Bayrou parla di “un giorno triste” in cui “un’alleanza di popoli liberi, riuniti per affermare i propri valori comuni e difendere i propri interessi comuni, si rassegna alla sottomissione“. Per il suo omologo ungherese Viktor Orbán, Trump non avrebbe “raggiunto un accordo” con von der Leyen ma, piuttosto, si sarebbe “mangiato la presidente della Commissione europea a colazione“.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia