Giubileo, un tempo per respirare

Agosto 9, 2025 - 02:00
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Giubileo, un tempo per respirare

«Siate tutti benedetti, voi che vi prendete cura della stanchezza della gente, della città, della terra. Voi che cercate di offrire riposo durante l’anno del Giubileo e in ogni anno a venire. E riposate anche voi!», ha detto monsignor Mario Delpini nel suo Discorso alla città del passato dicembre. Una benedizione valida per il contesto giubilare, che può essere estesa alla tradizionale pausa estiva, tempo di rallentamento.

Delpini ha richiamato alla responsabilità sociale del riposo: «In nome di Dio, lasciate riposare la terra!». Una terra sfruttata, come una città svuotata di senso, è stanca. Non della vita, ma di un’esistenza ridotta a semplice sopravvivenza, senza orizzonte. «Il riposo – ha ricordato l’Arcivescovo di Milano – è essenziale agli uomini come alla terra». È nel riposo che si dà spazio alla ri-creazione, alla guarigione, alla rigenerazione.

Il Giubileo trasforma il tempo: non è più una corsa frenetica alla produttività, ma una sosta per interrogarsi profondamente. Che ne è stato della mia vita? Dei beni ricevuti? Dei legami vissuti? È un tempo favorevole per la conversione, personale e collettiva. Le presenti settimane estive costituiscono un laboratorio, dove tali quesiti possono meglio emergere, trovando udienza.

Grazia e cambiamento

A metà dell’Anno Santo, il Giubileo si rivela sempre più un’occasione preziosa di grazia e cambiamento. Siamo pellegrini di speranza, chiamati a tornare all’essenziale: non solo alla pratica religiosa, ma a una vita riconciliata con Dio, con la terra e con gli altri. «Il Giubileo non è solo un evento ecclesiale: è un tempo spirituale, sociale, cosmico», ha scritto l’economista Luigino Bruni. La sua radice è biblica, affondata nel Levitico: il riposo della terra, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi (Lv 25). È un’alternativa radicale alla logica del consumo e dello sfruttamento.

Una profezia sociale

Il Giubileo biblico era una rivoluzione silenziosa: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno… ciascuno tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia» (Lv 25,10). Una proclamazione di libertà. Un modo per ricordare che la terra appartiene a Dio, non all’uomo, e che ogni ricchezza è un dono, non un possesso. Lo shabbat settimanale e l’anno sabbatico preparavano il terreno a questa economia della fraternità. Il tempo del Giubileo diventa così una profezia sociale: «Non si è schiavi per sempre, non si è debitori per sempre», ha ricordato il cardinale Matteo Zuppi parlando al recente Consiglio permanente della Cei. Una verità che conserva tutta la sua forza anche oggi, in un mondo segnato da guerre, disuguaglianze e crisi ambientali.

Il Giubileo è dunque un appello alla giustizia, alla solidarietà, a una logica del dono. È, come ha scritto ancora Bruni, un «dispositivo anti-idolatrico»: libera il tempo dal culto del profitto e lo restituisce al senso della fraternità. È memoria viva dell’Esodo, della liberazione, del Dio che non vuole schiavi, ma figli. «Oggi si è compiuta questa Scrittura», proclama Gesù a Nazaret (Lc 4,21): e continua a compiersi ogni volta che qualcuno sceglie la via della speranza, della misericordia, della restituzione.

Nel Giubileo – e in questo tempo d’estate – il mondo può ancora respirare. E noi con esso.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia