Il Papa ai giovani: «Il mondo ha bisogno di testimoni di speranza»



«L’amicizia che è una strada per la pace e che può veramente cambiare il mondo». Quel mondo che «ha bisogno di missionari del Vangelo, testimoni di giustizia e di pace». «Quanto il futuro ha bisogno di uomini e donne testimoni di speranza! Cercate con passione la verità. Cari giovani, questo è il compito che il Signore Risorto affida a ciascuno di noi».
La voce di papa Leone risuona come la consegna di un mandato e si propaga fino ai confini più lontani della spianata di Tor Vergata che, divenuta una cattedrale a cielo aperto, rimanda questo messaggio al pianeta intero, non solo ai ragazzi che da ore, con le loro bandiere di centinaia di Paesi, ma soprattutto con le speranze e le paure che portano nel cuore, vivono la Veglia del Giubileo dei Giovani. Un momento atteso, per ore, tra i cori, le band che si esibiscono sotto il sole – anche i Diorama del Pime e Shekinah – sull’immenso palco di 1400 metri quadrati.
In attesa di papa Leone XIV
Alle 18.30, una voce emozionata annuncia: «Ragazzi, stiamo arrivando a essere un milione di persone», mentre, poco dopo, scorrono le immagini “magiche” di papa san Giovanni Paolo II che, 25 anni fa, qui nello stesso luogo, celebrava una Gmg indimenticabile, quella dell’inizio del terzo millennio, nell’agosto del 2000, anno anche dell’ultimo Giubileo ordinario. Un grande applauso spontaneo si alza dalla folla e prosegue, quando appaiono sui megaschermi i volti di papa Francesco – accompagnato dai cori, “siamo cresciuti con te” – e di Benedetto XVI.
Il tempo sembra volare, ancora tra musica, riflessioni, tanti artisti, quando, finalmente, preceduto dall’inconfondibile rumore delle pale di un elicottero, arriva Leone XIV, che salito, poi, sulla papamobile, percorre tra un entusiasmo indescrivibile, i diversi settori in cui si affollano i ragazzi, sulle note dagli Inni delle Gmg, eseguiti dal coro della diocesi di Roma, a cui si sono uniti musicisti da tutto il mondo diretti dal maestro Marco Frisina.
Quasi 50 i minuti necessari per raggiungere il palco dove il Pontefice sale, circondato dai ragazzi, portando la grande croce del Giubileo mentre risuona l’Inno 2025, “Pellegrini di speranza”. Nelle prime file, le autorità, i cardinali e i vescovi, tra cui monsignor Delpini.
La Veglia
Alle 20.30 in punto inizia la Veglia di preghiera che vede, dopo i riti d’inizio, il dialogo tra il Santo Padre e 3 giovani. Dulce María, 23 anni, messicana parla dei rapporti che ci legano come «figli del nostro tempo» e, non potrebbe essere altrimenti si riferisce ai social con l’ossessione delle connessioni che lasciano spesso dietro di sé solo la solitudine.
«Quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato, merce a sua volta. Solo relazioni sincere e legami stabili fanno crescere storie di vita buona», spiega papa Prevost, aggiungendo. «Se internet e i media sono diventati una straordinaria opportunità di dialogo, di incontro e scambio tra le persone, oltre che di accesso all’informazione e alla conoscenza, come si legge nella Christus vivit di Francesco, dominati da logiche commerciali e da interessi che spezzano le nostre relazioni in mille intermittenze” si fanno “ambigui».
È, poi, la volta di Gaia, 19 anni, pellegrina ambrosiana da Cassano Magnago che parla di speranze e dubbi del coraggio di scegliere. Chiarissima la risposta del Papa. «Il coraggio per scegliere viene dall’amore che Dio ci manifesta in Cristo. È Lui che ci ha amato con tutto sé stesso, salvando il mondo e mostrandoci così che il dono della vita è la via per realizzare la nostra persona. Per questo, l’incontro con Gesù corrisponde alle attese più profonde del nostro cuore». Il pensiero va a san Giovanni Paolo II.
«A riguardo, 25 fa, proprio qui dove ci troviamo, san Giovanni Paolo II disse: “È Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare”».
E, a braccio, il Papa scandisce, tra l’una e l’altra riflessione, brevi frasi pronunciate in spagnolo, italiano, inglese che sono come delle perle luminose per non perdersi nel cammino della grande strada della vita. «Siate amici, abbiate il coraggio di scelte difficili. La paura a volte ci paralizza, ma la roccia dell’amore di Dio ci rende saldi».
Infine, dagli Stati Uniti, Will si interroga sul richiamo del bene e il valore del silenzio.
«Quanto ha bisogno il mondo di missionari del Vangelo che siano testimoni di giustizia e di pace. Quanto ha bisogno il futuro di uomini e donne che siano testimoni di speranza. In quest’impegno costante, come scriveva sant’Agostino, cercate la giustizia, rinnovando il modo di vivere, per costruire un mondo più umano. Servite il povero, testimoniando il bene che vorremmo sempre ricevere dal prossimo. Adorate l’Eucarestia, fonte della vita eterna. Studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù, il Maestro buono che cammina sempre al nostro fianco».
Ormai sotto un cielo stellato, illuminato dalla luna e solcato da qualche drone, si prega, si ascolta il Vangelo di Luca, si adora il Santissimo nell’ostensorio – davanti al quale pregarono don Bosco, il Cottolengo e il futuro santo Piergiorgio Frassati -, in un silenzio che colpisce, tra i ragazzi in ginocchio e qualche lacrima sui loro visi, si canta l’“Eccomi”, fino alla Reposizione del Santissimo Sacramento, rivolti all’icona della Beata Vergine Maria. Mentre Papa Leone incensa l’icona, si scioglie il “Magnificat”, cantato, tra gli applausi, da “Il Volo”.
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