La figlia di Nicola Calipari: “Nessuna fatalità, mio padre fu lasciato solo. È un delitto senza colpevoli”

“Nessuna fatalità, mio padre fu lasciato solo. Alla fine il suo mondo l’ha tradito”. Così Silvia Calipari, figlia di Nicola Calipari, il funzionario del Sismi ucciso vent’anni fa a Baghdad durante la liberazione di Giuliana Sgrena, in un’intervista al Corriere della Sera. “Ha fatto quello che era nella sua natura – aggiunge –. Aveva promesso e si era promesso che l’avrebbe riportata a casa. Ha onorato l’impegno”.
“Ho sentito in tv la notizia che Giuliana Sgrena era stata liberata – ricorda – e ho pensato: ecco, finalmente papà torna a casa. E invece…”. Solo dopo seppe dalla madre che quella sarebbe stata l’ultima missione e che lui aveva deciso di rientrare in polizia. “Non era più sereno, era sempre preoccupato. Speravo finisse presto e tornasse a un lavoro che gli riportasse il sorriso”. Sul suo ruolo nelle operazioni, Silvia racconta: “Non ne parlava mai. Il fatto che avesse partecipato alla liberazione di Soffiantini l’ho scoperto dai giornali”. Alla domanda se la morte sia stata una tragica casualità, risponde: “No, non credo che la casualità appartenga a quel mondo”. E conclude: “È un delitto senza colpevoli. Mio padre è stato lasciato solo. Di meno sarebbe stato difficile”.
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