Leone XIV: “Annunciare nel mondo la pace che viene dal Signore”

Al termine della celebrazione eucaristica per il Giubileo degli Influencer e dei Missionari digitali, presieduta dal cardinale Luis Antonio Tagle nella basilica di San Pietro, Papa Leone XIV ha rivolto un toccante messaggio ai giovani presenti. In un discorso pronunciato in italiano, inglese e spagnolo, il Pontefice ha esortato i protagonisti del mondo digitale a diventare testimoni di pace e seminatori di speranza. Al centro del suo intervento, la missione di costruire una cultura dell’umano nell’era della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, mantenendo viva la dignità e il cuore del Vangelo.
Le parole del Santo Padre
E alla fine della celebrazione eucaristica per il Giubileo degli Influencer e dei Missionari digitali celebrata stamane dal cardinal Luis Antonio Tagle, nella basilica di San Pietro, papa Leone XIV è sceso nella basilica vaticana per incontrare i giovani influencer. Ha voluto dire loro alcune parole. Un discorso pronunciato in tre diverse lingue: italiano, inglese e spagnolo. Il Papa ha esordito con il suo saluto ormai divenuto famoso da quando è stato eletto, da quando si è mostrato al mondo dalla Loggia delle Benedizioni di San Pietro: “Cari fratelli e sorelle, la pace sia con voi! Quanto abbiamo bisogno di pace in questo nostro tempo dilaniato dall’inimicizia e dalle guerre. E quanto ci chiama alla testimonianza, oggi, il saluto del Risorto: «Pace a voi!». La pace sia con noi. Nei cuori e nel nostro agire”. E ha continuato: “Questa è la missione della Chiesa: annunciare al mondo la pace! La pace che viene dal Signore, che ha vinto la morte, che ci porta il perdono di Dio, che ci dona la vita del Padre, che ci indica la via dell’Amore!”.
Il valore della pace
Un discorso incentrato sul tema della pace quello di papa Leone XIV. Una pace che “ha bisogno di essere cercata, annunciata, condivisa in ogni luogo; sia nei drammatici luoghi di guerra, sia nei cuori svuotati di chi ha perso il senso dell’esistenza e il gusto dell’interiorità, della vita spirituale. E oggi, forse più che mai, abbiamo bisogno di discepoli missionari che portino nel mondo il dono del Risorto; che diano voce alla speranza che ci dà Gesù Vivo, fino agli estremi della terra”. E poi ha continuato: “In questa missione c’è una seconda sfida: negli spazi digitali, cerca sempre la “carne sofferente di Cristo” in ogni fratello e sorella. Oggi ci troviamo in una cultura nuova, profondamente segnata e costruita con e dalla tecnologia. Sta a noi – a voi – far sì che questa cultura rimane umana”. Lo sguardo del pontefice si concentra sulla società di oggi in cui “la scienza e la tecnica influenzano il nostro modo di essere e di stare nel mondo, fino a coinvolgere persino la comprensione di noi stessi e il nostro rapporto con gli altri e con Dio. Ma niente che viene dall’uomo e dal suo ingegno deve essere piegato sino a mortificare la dignità dell’altro”, precisa il pontefice.
La missione
E indica la missione degli influencer e dei missionari digitali che è quella di “nutrire una cultura di umanesimo cristiano”: una missione da portare avanti “insieme” sottolinea papa Leone. Un discorso che continua sul modo di fare “rete”: “Di fronte ai cambiamenti culturali, nel corso della storia, la Chiesa non è mai rimasta passiva; ha sempre cercato di illuminare ogni tempo con la luce e la speranza di Cristo, di discernere il bene dal male, quanto di buono nasceva da quanto aveva bisogno di essere cambiato, trasformato, purificato”. E vede in tutto ciò una “sfida” da accogliere per i prossimi giorni, per i prossimi anni in “una cultura dove la dimensione digitale è presente quasi in ogni cosa, in un tempo in cui la nascita dell’intelligenza artificiale segna una nuova geografia nel vissuto delle persone”. “Abbiamo il dovere di elaborare insieme un pensiero e un linguaggio che, nell’essere figli del nostro tempo, diano voce all’Amore” sottolinea papa Leone. E continua: “Non si tratta semplicemente di generare contenuti, ma di incontrare cuori, di cercare chi soffre e ha bisogno di conoscere il Signore per guarire le proprie ferite, per rialzarsi e trovare un senso, partendo prima di tutto da noi stessi e dalle nostre povertà, lasciando cadere ogni maschera e riconoscendoci per primi bisognosi di Vangelo. E si tratta di farlo insieme”.
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