Manifattura italiana, le prospettive sono positive


È quanto emerge da uno studio realizzato da Intesa San Paolo e Prometeia, che hanno analizzato l’andamento attuale della manifattura italiana e atteso nei prossimi anni di numerosi comparti produttivi.
Nel biennio 2025-26 la manifattura italiana dovrebbe tornare a crescere: il trend di discesa dell’inflazione e dei tassi d’interesse pare che avrà un effetto positivo sulla domanda interna e internazionale, consentendo al fatturato delle aziende di riposizionarsi su un tasso di crescita medio annuo dell’1,1%, a prezzi costanti, recuperando il calo atteso per il 2024 (-0,9%). È il primo punto che emerge dallo studio condotto da Intesa San Paolo e Prometeia, intitolato “Rapporto Analisi dei Settori Industriali”. Il report si basa sui bilanci del 2023 da cui emerge che il tessuto produttivo italiano è solido, come confermato dalla crescita dei margini e della redditività diffusa tra settori e classi dimensionali.
Un effetto positivo sul giro d’affari sarebbe riconducibile alla compressione dei costi attuata dalle imprese: questa strategia è stata determinata dalla ricerca di una maggiore efficienza e stimolata dalla volatilità che ha caratterizzato la fase pandemica e la crisi energetica, ed è stata favorita dalle robuste politiche di investimento degli ultimi anni. L’analisi delle imprese top performer, che si sono distinte per marginalità nell’intero quadriennio 2019-23, evidenzia, infatti, come queste realtà abbiano puntato più di altre sugli investimenti volti all’efficientamento energetico.
Risulta particolarmente significativo l’aumento della quota di imprese manifatturiere con redditività elevata (ROI superiore al 10%), che è salita rapidamente dal 32% del 2020 al 46% del 2023, con miglioramenti trasversali per dimensione e specializzazione produttiva. Si tratta della quota in assoluto più elevata dell’ultimo quindicennio. Al contempo, la percentuale di società con flusso di cassa (cash flow) negativo si è ridotta ulteriormente, rispetto ai livelli già bassi del 2022, toccando il punto di minimo degli ultimi 15 anni.
Orientarsi nella complessità della manifattura italiana
La difficile situazione globale, di non facile lettura a causa soprattutto delle crescenti tensioni geopolitiche, ha condizionato lo scenario macroeconomico internazionale, penalizzando l’evoluzione degli scambi commerciali e, di riflesso, il ciclo manifatturiero, soprattutto europeo. I dati relativi all’export dell’Italia hanno risentito della debolezza degli scambi intra-Ue, e in particolare del ridimensionamento della domanda tedesca. Nei primi 7 mesi del 2024 si è osservato un calo intenso delle esportazioni Italia-Germania nel settore automotive (-19% tendenziale, a valori correnti) e nei settori della filiera metalmeccanica (metallurgia -15%, prodotti in metallo -9,8%, che risentono però di un trend più marcato di rientro dei prezzi).
Al contempo, però, la buona diversificazione geografica e merceologica dell’export italiano dovrebbe risultare premiante, potendo contare anche sulla conferma di buoni ritmi di crescita delle vendite verso gli Stati Uniti e sulla tenuta dei mercati asiatici. Nel complesso, pertanto, le esportazioni italiane nel 2024 sono attese stabilizzarsi sui livelli record dell’ultimo biennio, a prezzi costanti (+0,2% secondo le stime del report). Sul fronte interno, invece, l’incertezza sta frenando sia il recupero dei consumi – che ancora risentono del deterioramento del potere d’acquisto delle famiglie – sia gli investimenti, penalizzati dalla rimodulazione del Superbonus e dal ritardato arrivo dei decreti attuativi del Piano Transizione 5.0.
L’andamento settoriale
La ricerca evidenzia come i comparti della manifattura italiana più orientati all’export e con una domanda meno sensibile al ciclo economico dovrebbero registrare un fatturato in crescita nel 2024, su ritmi superiori al 4% (a prezzi costanti), come la farmaceutica e i beni di largo consumo, e più modesti per l’alimentare e le bevande (+0,8%). Tra i produttori di beni di investimento, solo l’elettrotecnica si confermerà dinamica nel 2024 (+1,8%), grazie al traino degli investimenti finalizzati alla transizione energetica.
Positiva anche l’evoluzione di alcuni settori produttori di beni intermedi, come la metallurgia +0,9%, in ripresa dai bassi livelli del 2023. Un sostegno è giunto dalla ricostituzione del ciclo delle scorte lungo le filiere, che però è ancora improntato alla cautela. Meno favorevole l’andamento dei restanti settori. Meccanica ed elettronica dovrebbero chiudere il 2024 con un calo di fatturato, rispettivamente del -1,6% e -2,9% (sempre a prezzi costanti), penalizzate dall’incertezza che ancora frena le decisioni di investimento delle imprese.
Le prospettive nel biennio 2025-26
Nonostante uno scenario internazionale che resterà instabile e dominato dall’incertezza, il rientro dell’inflazione (e dei tassi d’interesse) e la ripresa della domanda europea, dopo il difficile biennio 2023-24, dovrebbero sostenere un rafforzamento del commercio mondiale nel periodo 2025-26, favorendo un’offerta italiana ben posizionata nell’alto di gamma e in numerose nicchie a elevato valore aggiunto. Le esportazioni italiane di beni manufatti potranno tornare a crescere a ritmi del 2,3% medio annuo a prezzi costanti, sostenendo anche un aumento del saldo commerciale, che nelle nostre previsioni supererà la soglia dei 124 miliardi di euro nel 2026.
L’allentamento delle pressioni inflative determinerà anche un rafforzamento del mercato interno, dove i consumi potranno beneficiare dell’evoluzione favorevole dell’occupazione e degli effetti positivi dei rinnovi contrattuali. Inoltre, il supporto di Transizione 5.0 unito al taglio dei tassi e alle ottime condizioni di autofinanziamento che caratterizzano il nostro manifatturiero sono attesi sostenere il ciclo degli investimenti. Fondamentale sarà anche l’accelerazione prevista con l’implementazione del PNRR.
La transizione digitale e ambientale
Secondo l’indagine di Intesa San Paolo e Prometeia, il ranking della manifattura italiana nel 2025-26 continuerà a riflettere la diversa capacità di competere sui mercati esteri e di adeguare l’offerta dei prodotti, in linea con la doppia transizione digitale e ambientale. Meccanica ed elettronica sono attese recuperare slancio in termini di crescita del fatturato (rispettivamente +2,5% e +2,3% medio annuo nel biennio, a prezzi costanti), grazie anche a un maggior dinamismo del commercio mondiale, accanto all’elettrotecnica che resterà ampiamente tonica (+3,3% medio annuo l’aumento atteso del fatturato deflazionato).
Le esportazioni sui mercati esteri saranno un forte volano di crescita anche per i comparti del largo consumo (+2,7%), farmaceutica (+2,6%) ed alimentare e bevande (+1,1%). Guardando al 2026, questi settori si posizioneranno su livelli superiori al 2019, non solo in termini di fatturato ma anche di redditività. Tra i settori produttori di beni di investimento, solo gli autoveicoli e moto continueranno a scontare una transizione difficile, anche per via di una domanda interna per beni durevoli che resterà più debole di quella rivolta ad altri comparti, in tutto il periodo di previsione.
(Fonte: Comunicato stampa – Intesa Sanpaolo: presentato insieme a Prometeia il “Rapporto Analisi dei Settori Industriali”, Ottobre 2024)
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