Meloni ospita le fasi finali del campionato di calcio libico, sfida tra torturatori e tagliagole

Osama Almasri, il feroce generale comandante delle milizie di Mitica, riaccompagnato lo scorso gennaio a Tripoli con un volo di Stato e con tutti gli onori, non dovrebbe esserci. Le autorità di Tripoli, a differenza di quanto accaduto in Italia grazie al ministro della Giustizia Carlo Nordio, sono infatti decise ad eseguire il mandato di arresto emesso nei suoi confronti dalla Corte internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità. Non è però escluso che al suo posto sugli spalti all’ultimo momento ci sia qualche altro tagliagole, anch’esso appassionato di calcio, che non ha intenzione di perdersi la “Final Six”, la fase conclusiva della Libyan Premier League, massima serie del campionato di calcio libico.
Il torneo, a cui partecipano sei squadre che si affrontano in un girone unico, come già accaduto lo scorso anno, si svolgerà anche questa volta in Italia, in forma riservata e a porte chiuse. Fischio d’inizio oggi pomeriggio alle ore 19. Le sedi scelte sono tutte in Lombardia: l’arena civica Gianni Brera a Milano, lo stadio città di Meda in Brianza, ed il mitico stadio Breda a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia ed ora culla del populismo salviniano. L’evento fa parte di un più ampio accordo tra il governo italiano e le autorità libiche, siglato nel 2024 durante una missione della premier Giorgia Meloni e del ministro dello Sport Andrea Abodi in Libia. L’intesa, in particolare, rientra nel Piano Mattei per l’Africa e ha come obiettivo principale il “rafforzamento della cooperazione nel contrasto all’immigrazione illegale”. L’ingresso alle partite è consentito solo a familiari, amici e conoscenti dei giocatori, con liste di accesso riservate. Non ci sono biglietti, né promozione pubblica. Le uniche informazioni sono solo tramite i profili social delle squadre libiche.
Il governo italiano, come detto, ha garantito la massima riservatezza all’evento. Ciò significa che banditi e torturatori di migranti potranno essere presenti sugli spalti senza rischiare nulla. Molti club libici, infatti, sono controllati o finanziati direttamente da capi milizia, primo fra tutti l’Al Ahli di Tripoli, appartenente ad Abdel Ghani al Kikli, ucciso in un agguato lo scorso maggio. Dopo la sua morte il club è passato ora nelle mani di Osama Tleesh, un altro feroce miliziano. L’edizione del 2024, giocata in Abruzzo e Campania, verrà ricordata per gli scontri violentissimi fra le tifoserie libiche. Al generale Saddam Haftar, leader dell’Est libico e presidente dell’Al Nasr Benghazi, era stato impedito di entrare in campo durante la premiazione, per evitare incidenti diplomatici. L’Italia riconosce ufficialmente solo il governo di Tripoli e ciò crea da sempre imbarazzo per le squadre dell’Est. Per tutta risposta i giocatori del Benghazi disertarono la cerimonia e le medaglie furono consegnate ad un magazziniere che le portò nel parcheggio dove la squadra festeggiò poi il trionfo con Haftar esplodendo anche colpi di arma da fuoco.
La presenza dei libici questo pomeriggio all’arena civica sta creando più di un problema a Palazzo Marino, da settimane nell’occhio del ciclone per l’indagine sull’urbanistica da parte della procura. A chiarire la vicenda è intervenuta ieri Martina Riva, assessora allo Sport del Comune di Milano: “La richiesta per l’uso dell’Arena è stata trattata come una delle tante richieste per impianti sportivi”, ha dichiarato Riva, precisando che l’impianto è stato concesso “solo per le partite finali”, mentre per gli allenamenti sono stati suggeriti altri centri cittadini. Riva ha quindi specificato che il comune non è coinvolto nella gestione della sicurezza né ha alcuna responsabilità politica sull’evento.
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