Milano ha caldo, ma le piscine restano chiuse

Agosto 10, 2025 - 08:30
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Milano ha caldo, ma le piscine restano chiuse

Da Il Segno di luglio/agosto

Caldo insopportabile e portafogli vuoto. Un mix fatale e purtroppo sempre più frequente nell’era del climate change e della crisi economica perenne.

Per i tanti che non possono permettersi una vacanza la piscina è un’oasi nel deserto. Ma quest’estate a Milano sono più quelle chiuse di quelle aperte. Dei sette centri comunali che possono offrire spazi all’aperto (“centri balneari” o piscine con vasche scoperte), solo tre sono funzionanti: la piscina Romano, in zona Piola, la Cardellino, al Lorenteggio, e la Sant’Abbondio, in Barona. Le altre sono chiuse da un numero variabile di anni: Scarioni dal 2018, Lido dal 2019, Argelati dal 2022 e Saini dal 2023.

Il Comune, che gestisce le piscine attraverso la sua partecipata Milanosport, non riesce a stanziare gli investimenti necessari per le riqualificazioni: per l’Argelati, per esempio, servirebbero circa 18 milioni di euro e cinque anni di pazienza prima di vederla finita. Lo ha detto l’assessora allo Sport Martina Riva durante un incontro con la cittadinanza svoltosi a metà giugno, nel quale ha dichiarato comunque l’intenzione del Comune di mantenere la gestione diretta dell’impianto, data la mancanza di offerte soddisfacenti da privati e le pressioni dei cittadini.

In tanti, negli ultimi anni, si sono mobilitati per le piscine: la campagna “Milano Balneare”, lanciata dall’Associazione “Sai che puoi?” per chiedere la riapertura dei centri balneari storici, evitando che vengano parzialmente privatizzati e quindi meno accessibili per i cittadini, ha raggiunto oltre diecimila firme.

Alla base di queste richieste, c’è la visione della pratica sportiva e della balneazione come servizi pubblici, che promuovono benessere e socialità, soprattutto per le fasce meno abbienti della popolazione. Una visione che rischia di perdersi quando si aprono i progetti di riqualificazione all’intervento dei privati. Come nel caso del Lido: nel 2023 è stata firmata una convenzione con la società spagnola Go Fit, che investirà 25 milioni nella ristrutturazione e gestirà l’impianto per 42 anni. Operazione resa possibile dallo strumento del Partenariato pubblico privato (Ppp), previsto dal Codice degli appalti e degli impianti pubblici.

Non è contrario a priori alla collaborazione tra pubblico e privato Antonio Longo, ordinario di Progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, autore – insieme al collega Alessandro Coppola e a Tommaso Goisis, attivista di “Sai che puoi?” -, del rapporto conoscitivo “Il fine o la fine dello sport e del tempo libero pubblico a Milano?”. A una condizione: «Il Ppp dovrebbe essere il punto di incontro tra la domanda di servizi di una pubblica amministrazione e gli interessi, legittimi, del soggetto privato. Il problema è che a Milano l’amministrazione pubblica non formula una domanda esplicita correlata alla natura di quel servizio». Troppo pochi i “paletti” messi dal Comune in termini di struttura dell’impianto, destinazione, accessibilità delle tariffe, compatibilità con gli altri obiettivi dell’amministrazione.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia