Paesaggio protetto: quanto ha fatto bene ai cittadini la legge Galasso?


Coste, laghi, fiumi, montagne, boschi, aree agricole e rurali inizieranno a venire protetti, grazie alla legge 431/1985 (nota come legge Galasso), in base alla loro rilevanza paesaggistica e non alla sola presenza di beni culturali. Le città avranno il dovere di rispettare il paesaggio, alla stregua di un bene culturale
Capitava in agosto di quanta anni fa. Esattamente l’8 agosto del 1985 veniva approvata la Legge Galasso, 431/1985 – con l’obiettivo di tutelare il paesaggio. L’autore – Antonio Galasso – era l’allora segretario sottosegretario ai Beni Culturali.
Con questa esperienza, l’Italia ha anticipato alcune delle linee guida contenute nella Convenzione europea del paesaggio (2000), ratificata dall’Italia nel 2006, che sancisce il diritto dei cittadini a un paesaggio di qualità.
“In un tempo in cui le trasformazioni territoriali avanzano con velocità, nel suo settantesimo anno di attività, Italia Nostra rinnova l’impegno a promuovere l’idea di paesaggio come bene comune e come fondamento della nostra identità collettiva“.
Edoardo Croci, presidente nazionale di Italia Nostra ha appena rilasciato questo commento e a molti verrà in mente che anche le città, Milano compresa, non solo coste, laghi, fiumi, montagne, boschi, aree agricole e rurali furono protetti ope legis, in base alla loro rilevanza paesaggistica e non alla sola presenza di beni culturali hanno il dovere di rispettare il paesaggio alla stregua di un bene culturale.
Nel tempo, Italia Nostra ha più volte richiamato le istituzioni regionali all’attuazione della norma, rilanciando anche il forte appello che Galasso stesso rivolse alle Regioni, affinché venissero elaborati e adottati i Piani Paesaggistici Regionali, in co-pianificazione con lo Stato.
Cosa dice la Legge Galasso
La Legge n. 431, nota come Legge Galasso, dal nome del Ministro dell’Ambiente Antonio Galasso, rappresenta una delle più significative riforme in materia di tutela del paesaggio in Italia.
Integrando e rafforzando le disposizioni della Legge Bottai del 1939 (L. 1497), la Legge Galasso ha introdotto criteri più estesi, vincoli automatici e strumenti di pianificazione paesaggistica che hanno profondamente modificato il modo di intendere e proteggere il territorio italiano.
Negli anni ’80 l’Italia affrontava una crescente pressione urbanistica, soprattutto nelle aree costiere, montane e rurali. Il boom edilizio post-bellico aveva lasciato dietro di sé un diffuso consumo di suolo e una gestione spesso disomogenea del territorio.
La Legge Galasso nacque in risposta a questa situazione critica, con un obiettivo chiaro: rafforzare la tutela del paesaggio attraverso l’imposizione di vincoli paesaggistici automatici su vaste categorie di aree, senza necessità di procedimenti singoli per ogni zona.
I principali contenuti della Legge 431/1985
Vincoli paesaggistici ex lege
L’aspetto più innovativo della legge fu l’introduzione dei cosiddetti vincoli paesaggistici automatici, cioè vincoli imposti per legge a determinate categorie di aree considerate meritevoli di tutela, senza la necessità di specifici decreti di vincolo.
Tra queste aree:
- le coste marine per una profondità di 300 metri dalla linea di battigia
- i fiumi, i torrenti e i laghi, per una fascia di 150 metri dalle rive
- le montagne al di sopra dei 1.600 metri (1.200 nelle isole)
- le aree boscate e i boschi
- le zone umide, i ghiacciai, i parchi nazionali e regionali
- le aree agricole di particolare pregio storico-paesaggistico
- le aree di interesse archeologico
Obbligo di pianificazione paesaggistica
La legge introdusse l’obbligo per le Regioni di predisporre i Piani Paesaggistici Regionali (Ppr) o Piani Urbanistici Territoriali a valenza paesaggistica, da concordare con il Ministero per i Beni Culturali.
Questi piani avrebbero dovuto armonizzare gli strumenti urbanistici comunali con le esigenze di tutela, orientando lo sviluppo in chiave sostenibile.
Sospensione delle autorizzazioni edilizie
In assenza dei piani paesaggistici, la Legge Galasso stabiliva che qualsiasi intervento nelle aree sottoposte a vincolo necessitasse dell’autorizzazione delle Soprintendenze per i beni ambientali. In pratica, si bloccava la liberalizzazione edilizia su suoli fragili e vulnerabili.
Innovazioni rispetto alla Legge Bottai (1939)
Criticità e sviluppi successivi
Sebbene rivoluzionaria, la Legge Galasso non fu esente da limiti e critiche:
- la redazione dei piani paesaggistici regionali fu lenta e disomogenea, con forti ritardi in molte Regioni
- l’introduzione di vincoli fu talvolta vissuta come limitazione alla proprietà privata e allo sviluppo locale
- la tutela si concentrava sulle caratteristiche fisiche e morfologiche del territorio, lasciando in secondo piano gli aspetti culturali e antropici
Tuttavia, la legge rimase in vigore fino al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004), che ha assorbito e aggiornato molti dei suoi contenuti, mantenendo però l’impianto concettuale della Legge Galasso.
Oggi la Legge Galasso è considerata una tappa fondamentale nella costruzione della cultura della tutela paesaggistica in Italia. Ha contribuito a rafforzare il concetto di paesaggio non più come elemento statico da conservare, ma come bene collettivo da governare e valorizzare in modo sostenibile.
In conclusione, la Legge 431/1985 ha segnato un cambio di paradigma nella politica ambientale italiana: da una visione estetica e monumentale del paesaggio a una visione territoriale e sistemica, in cui la tutela ambientale diventa parte integrante della pianificazione e dello sviluppo.
A 40 anni dalla sua approvazione, la Legge Galasso continua a influenzare profondamente la normativa italiana in tema di ambiente e paesaggio, rappresentando un modello ancora attuale per affrontare le sfide della transizione ecologica e della difesa del suolo.
Crediti immagine: Depositphotos
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