Riccardo Pulvini morto in casa a Londra, disposta l’autopsia: era testimonial contro lo stigma dell’Hiv

È stata disposta l’autopsia, anche al momento la famiglia sul punto “brancola nel buio”, per chiarire le cause della morte di Riccardo Pulvini, il 33enne di Noventa Vicentina trovato morto nel suo appartamento di Londra, capita inglese, il primo agosto scorso.
“È una notizia che ci ha sconvolti ma le autorità britanniche non ci hanno detto ancora nulla, l’autopsia era prevista per il 5 agosto”, spiegava ieri a Repubblica Elisa, una delle tre sorelle di Riccardo. “L’ultima volta avevamo sentito Riccardo il 17 luglio – aggiunge ancora la sorella – e stava bene, era felice, non avevamo avuto alcun segnale in senso contrario”. Poi il silenzio per oltre una settimana che aveva fatto preoccupar la famiglia e infine la scoperta del cadavere.
Riccardo era giunto a Londra nel 2011, aveva solo 19 anni e come tanti italiani aveva iniziato a lavorare come cameriere e nel mondo della ristorazione. Poi tanti altri lavori, la promozione a chef e ancora il passaggio in un altro settore, prima a Zara Home, per quattro anni, e poi a Fenwick, altri due, fino a diventare creative visual merchandiser dei magazzini di lusso Harrods, dove organizzava le famose vetrine.
“Amo questo lavoro – raccontava cinque anni fa al sito locale Tviweb – dietro a ogni display c’è una ricerca infinita da parte mia: cerco e mi ispiro ad altri negozi, anche in altri Paesi del mondo, e mi segno nuovi spunti per poi farli miei. Le vetrine sono una storia da raccontare, a modo mio”.
Riccardo era anche un attivista per i diritti della comunità Lgbtq+ e contro lo stigma, ancora ben presente nella società, dell’Aids: il 33enne vicentino aveva infatti scoperto di essere sieropositivo nel 2014 e da allora era diventato un testimonial della campagna informativa mondiale di sensibilizzazione scelti da Gilead, società biofarmaceutica americana, dal nome “HIV is: just part of me”.
“Venerdì abbiamo ricevuto una chiamata dai carabinieri di Noventa Vicentina, che erano stati contattati dalla Farnesina. Non ci sapevano dire nulla e neanche oggi sappiamo qualcosa. Non possiamo salire a Londra fino a quando non fanno l’autopsia“, ha raccontato al Corriere del Veneto il padre Giuseppe, capogruppo della sezione alpina locale e titolare di una ditta di demolizioni e trasporti eccezionali. “Stiamo aspettando risposte, il prima possibile speriamo di andare”, ha aggiunto ancora l’uomo.
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