The Last of Us Stagione 2 Episodio 4 “Day One” Recensione


*piccola nota, perché ho notato confusione, nelle ultime recensioni, rispetto all'utilizzo del plurale quando parlo di Bella Ramsey. Il pronome scelto da Ramsey è they/them, ergo uso e userò il plurale nel parlare dell'attrice.
Dopo il trauma del secondo episodio e il tempo per il lutto che il terzo episodio si prendeva, "Day One" ha l'obbiettivo di introdurci un nuovo personaggio, che chi ha giocato il gioco conosce ma non con la stessa profondità che la serie ci - e si - concede, svelare l'una all'altra i segreti delle nostre protagoniste e, in toto, piazzare tutte le unità sulla mappa di gioco, atto necessario a far partire effettivamente il Risiko costante e in rapida discesa che il resto della stagione e la terza rappresenteranno.
Ellie e Dina sono arrivate a Seattle alla fine dello scorso episodio e, era chiaro, stavano di molto sottovalutando la minaccia dei WLF, minaccia che si nasconde e lascia spazio, di nuovo, ad una rappresentazione delle varie forze in gioco a Seattle, una città colpita dalla violenza come ogni altra città sopravvissuta al Cordyceps.
E lo fa con un flashback.
The Last of Us Stagione 2 Episodio 4 “Day One” Recensione
La scena iniziale è infatti ambientata nel 2018. Siamo in un furgone FEDRA, e un soldato racconta una storia divertente succesagli durante una pattuglia. Il "divertente" è soggettivo, ovviamente, perché il soldato e la FEDRA intera di riflesso non ci mettono molto a risultare arroganti: la forza militare ha infatti tolto il diritto di voto alla gente comune, per regolarne libertà e restrizioni con un chiaro stampo fascista, ma sì, ridiamoci su, perché tanto loro sono merde e noi siamo quelli con la ragione. [caption id="attachment_1094987" align="aligncenter" width="1200"]

Momenti di gioco
Se il cold open di "Day One" ha dovuto mostrarci violenza, per Ellie e Dina, almeno in questa sezione, la violenza è lontana nello spazio, dato che sono distanti dal fulcro del conflitto, e dal tempo, visto che trovano praticamente solo scheletri. "Coglioni che uccidono altri coglioni", dice Ellie, e in fondo poi tanto torto non ha. È un dilemma uovo-gallina che ormai nessuno più mette in dubbio, e si va avanti ad uccidere, perché, un po' come Ellie, o sei con me o sei contro di me. Come già descrivevo più e più volte in passato, so cosa sta per arrivare, nei prossimi episodi, quindi apprezzo e dò involontariamente enorme valore ad ogni momento di serenità che ci rimane, e "Day One" ha uno splendido momento missabile del videogioco come presa di respiro prima del salto. È importante anche il confronto, qui, della realtà di chi guarda rispetto alla realtà di Ellie e Dina: di fronte a bandiere arcobaleno che non capiscono, non possono che fantasticare sul loro significato. Hanno problemi più grandi della necessità di esplorare la propria sessualità, e forse non hanno nemmeno la maturità emotiva per farlo, ma tutto è elaborato attraverso trauma e istinto di sopravvivenza, nel mondo di The Last of Us, e "Day One" non si tira certo indietro dal ricordarcelo... ma non ancora. [caption id="attachment_1094991" align="aligncenter" width="1200"]

Poêle M'150B M'HÉRITAGE
Ormai dovresti saperlo: The Last of Us, la serie più che i giochi, è fatta continuamente di contrasti e parallelismi. Se la serenata di Ellie a Dina di poco fa ci ha rasserenato e fatto credere in un futuro radioso, la scena successiva ci scaraventa dall'altra parte della stanza, con un colpo di frusta emotivo che ci riporta ad Isaac, ma a quello di oggi. Parla della vita che aveva prima, della passione per le padelle Mauviel (dai 400€ in su al pezzo, prima che te lo chiedi), di come il rame tenda a condurre bene il calore. Così bene che si raffredda subito, a dire il vero, cosa che non le rende perfette... per gli interrogatori. Dopo 14 anni nella ristorazione, è stato interessante vedere il contrasto tra le cappe pulitissime del blocco cucina sul quale opera Isaac, e le condizioni del prigioniero Serafita che l'ora capo dei WLF sta interrogando. Se la bravura di Wright è indubbia, vanno fatti assoluti complimenti a Ryan Masson, che interpreta appunto il Serafita. Ha subìto violenze che non abbiamo bisogno di vedere per capirne la portata: tagli, ematomi, ora anche un ustione di terzo grado al mano, gentilmente offerta dalla Mauviel di poco prima, maneggiata da un Isaac stanco di avere a che fare con un gruppo di persone che continuano a combattere, anche se in mano solo archi, fucili a colpo singolo e superstizioni. Il Serafita gli confessa qualcosa, sì, ma non quello che Isaac vuole sentirsi dire: i WLF perderanno, perché ogni giorno qualcuno di loro diventa Serafita, e nessuno fa il contrario. [caption id="attachment_1094993" align="aligncenter" width="1200"]

Feel her love
Ricordati: contrasti e parallelismi. Finora i Serafiti (o "Cicatrici", come li chiamano i WLF) sono stati raffigurati come vittime. La scena dell'episodio precedente in particolare, ad esempio, con il Serafita padre che spiegava i fischi alla giovane figlia. La scena della tortura di poco fa. In me quasi speravo che questa maggior spinta morale di Mazin e Druckmann nel voler piazzare i Serafiti in un contesto di relativa ragione, di legittimità del loro ribellarsi al massacro, servisse a definire i WLF ancor di più come cattivi, ma la scena alla stazione televisiva, che nel gioco ci introduceva in parte alla fazione dei Serafiti, qui evolve il rapporto con essi, come sempre sia il nostro che quelle delle protagoniste. I corpi dei WLF impiccati e con le budella penzolanti è già abbastanza forte, e ci vuole poco a trovare il colpevole, con un "Feel her love" e il segno distintivo dei Serafiti disegnati poco distante con il sangue, ma è un dettaglio che potrà forse sfuggirti a cambiare profondamente il ruolo, o meglio la posizione morale delle Cicatrici, in questa Seattle devastata dal conflitto. I faretti. Hanno spostato i faretti perché la prima pattuglia di WLF che fosse tornata alla stazione vedesse in tutta la sua macabra ritualità cosa succede quando ti metti contro qualcuno così forte e determinato come i Serafiti. Non ci sono buoni, in questa lotta, non ce ne sono mai stati. Sono e siamo tutti divisi in "noi" e "loro", e non conta neanche più chi ha iniziato la guerra, conta solo chi sarà in grado di portarla a termine. [caption id="attachment_1094995" align="aligncenter" width="1200"]
Profondo rosso
Subito dopo aver allertato i WLF nella stazione, Ellie e Dina fuggono attraverso uno strettissimo tunnel e si ritrovano in una metropolitana dismessa. Ti eri forse dimenticata/o della costante minaccia degli infetti? "Day One" no, e l'episodio concentra il fulcro d'azione e orrore in questa scena, con un'orda di infetti che, dopo aver fatto polpette della pattuglia di WLF, rivolge la propria attenzione a Ellie e Dina in una scena senza tregua. Vagone dopo vagone le due scappano, sparano e cercano di non farsi ridurre a ragù. Ormai sembrano sprecati i complimenti al team VFX e agli stuntman, ma anche questo episodio beneficia dell'abilità dei 2 team e, soprattutto, del gitare il più possibile in location. La predominante rossa riflette le fiamme di Jackson e, come appiattisce cromaticamente tutto, uniforma persone e gesti nell'unico linguaggio che questo mondo, o almeno il mondo "lì fuori" (fuori Jackson), sembra capire: quello fatto di sangue, violenza e morte. [caption id="attachment_1094996" align="aligncenter" width="1200"]
Segreti, istinti, missioni
Dina ormai ha capito che deve sparare un colpo in testa a Ellie, a causa del morso. Per Dina, Ellie è praticamente già morta. Ellie però la convince, usa quello che ha visto fare a Tess e Joel anni prima, e chiede a Dina di aspettare: le dimostrerà che per lei è pronta a morire, ma che è davvero immune, e Dina non si deve preoccupare. [caption id="attachment_1094997" align="aligncenter" width="1200"]

“Day One”, il mio momento preferito
Sono in realtà due momenti, in questo episodio. 1, il momento di passione fra Ellie e Dina nel teatro, molto intimo ma anche molto "animale", in un certo senso, nel modo in cui Dina prende la mano di Ellie e se la fa scivolare fra le cosce. 2, la scena di tortura con Isaac e il serafita. Jeffrey Wright ha un modo assolutamente efficace di portare a schermo personaggi più grandi dello schermo stesso, in qualche modo, e la profondità che la serie sembra voler concedere ad Issac la apprezzo davvero moltissimo, data la sua relativa monotonalità nel gioco.Applauso a…
Nuovamente al reparto VFX e stunt. Tutta la scena d'azione nella metropolitana abbandonata è al cardiopalma, e gli effetti visivi dei WLF appesi con le budella di fuori nella stazione televisiva sono incredibilmente realistici. Doppi complimenti a Ryan Masson, il Serafita torturato da Isaac.Citazione dell’episodio
"Hold out your hand". Non posso non sorridere al parallelismo con la mano tesa di Dina, a fine episodio. Se la mano tesa del Serafita era inizialmente causato dalla ribellione di quest'ultimo, dal suo rifiuto di rispondere alle domande di Isaac, la seconda volta quella mano tesa è una sfida. Non mi puoi rompere, perché credo in qualcosa di superiore. Anche Dina crede in qualcosa di superiore: crede nella vita che attende lei ed Ellie dopo questa missione. Vedremo se anche lei rimarrà bruciata. A lunedì prossimo. [caption id="attachment_1094999" align="aligncenter" width="1200"]
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