The Last of Us Stagione 2 Episodio 4 “Day One” Recensione

Maggio 5, 2025 - 16:30
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The Last of Us Stagione 2 Episodio 4 “Day One” Recensione

The Last of Us Stagione 2 Episodio 4 “Day One” Recensione*piccola nota, perché ho notato confusione, nelle ultime recensioni, rispetto all'utilizzo del plurale quando parlo di Bella Ramsey. Il pronome scelto da Ramsey è they/them, ergo uso e userò il plurale nel parlare dell'attrice.  Dopo il trauma del secondo episodio e il tempo per il lutto che il terzo episodio si prendeva, "Day One" ha l'obbiettivo di introdurci un nuovo personaggio, che chi ha giocato il gioco conosce ma non con la stessa profondità che la serie ci - e si - concede, svelare l'una all'altra i segreti delle nostre protagoniste e, in toto, piazzare tutte le unità sulla mappa di gioco, atto necessario a far partire effettivamente il Risiko costante e in rapida discesa che il resto della stagione e la terza rappresenteranno. Ellie e Dina sono arrivate a Seattle alla fine dello scorso episodio e, era chiaro, stavano di molto sottovalutando la minaccia dei WLF, minaccia che si nasconde e lascia spazio, di nuovo, ad una rappresentazione delle varie forze in gioco a Seattle, una città colpita dalla violenza come ogni altra città sopravvissuta al Cordyceps. E lo fa con un flashback.

The Last of Us Stagione 2 Episodio 4 “Day One” Recensione

La scena iniziale è infatti ambientata nel 2018. Siamo in un furgone FEDRA, e un soldato racconta una storia divertente succesagli durante una pattuglia. Il "divertente" è soggettivo, ovviamente, perché il soldato e la FEDRA intera di riflesso non ci mettono molto a risultare arroganti: la forza militare ha infatti tolto il diritto di voto alla gente comune, per regolarne libertà e restrizioni con un chiaro stampo fascista, ma sì, ridiamoci su, perché tanto loro sono merde e noi siamo quelli con la ragione. [caption id="attachment_1094987" align="aligncenter" width="1200"]Facciamo la conoscenza di Isaac in un flashback Facciamo la conoscenza di Isaac in un flashback[/caption] Se la telecamera si sofferma più volte su un novellino, incerto su quanto il soldato sta raccontando e forse incerto su quanto di morale ci sia nel parlare così di cittadini che, almeno sulla carta, sarebbe ruolo della FEDRA proteggere, c'è qualcuno che proprio non ride, però. Poi questo milite silente parla, e la voce inconfondibile di Isaac (Jeffrey Wright, che riprende il ruolo del gioco e che potresti aver visto, di recente, in Westworld) raffredda la temperatura molto velocemente. Noi siamo Isaac, in questo momento: non ridiamo con gli altri soldati, ma li giudichiamo, li consideriamo troppo freddi e distaccati dalla gente comune che è, in questo mondo post-apocalittico, una loro responsabilità, non un loro peso, e tanto meno un sacco da boxe per le frustrazioni e gli istinti di animalesca violenza che possano ospitare cuori e animi di chiunque abbia l'arma più grossa in quel momento. Isaac e noi, quindi, ci troviamo di fronte ad una FEDRA che si conferma la forza militare fascista che ogni singolo episodio finora ci ha raffigurato e, dall'altro, lato, a qualcuno che forse può ancora essere "salvato". La pattuglia viene interrotta, Isaac scende con il novellino per insegnargli qualcosa di tangibile e necessario, e incontriamo i WLF del 2018: sono un gruppo decisamente più piccolo, praticamente nessuno è armato, e nemmeno hanno armature. È la ribellione che mi immagino, nel contesto di una città quasi interamente sotto il controllo della FEDRA. Isaac compie una scelta, una scelta che ovviamente, nel mondo di The Last of Us, è dettata dalla violenza, e davanti al novellino c'è una scelta analoga. Vedremo più avanti nell'episodio l'impatto di questa scelta e come, in questo costante homo homini lupus, ci sia un'infezione ben più grave, violenta e mortale del Cordyceps. [caption id="attachment_1094988" align="aligncenter" width="1200"]Siamo fatti di scelte, in fondo Siamo fatti di scelte, in fondo[/caption] Ovviamente va detto, prima di passare oltre: Isaac era sicuramente un personaggio interessante in The Last of Us Part II, ma non aveva sicuramente la complessità che meritava. Qui, di nuovo, la serie è svincolata dal fatto di dover far vivere a chi gioca tutto in prima persona, e ci introduce un Isaac più profondo e approfondito, meno monotono e monotòno nella sua persecuzione dei Serafiti, ma non per questo meno violento nelle sue azioni. Anzi.

Momenti di gioco

Se il cold open di "Day One" ha dovuto mostrarci violenza, per Ellie e Dina, almeno in questa sezione, la violenza è lontana nello spazio, dato che sono distanti dal fulcro del conflitto, e dal tempo, visto che trovano praticamente solo scheletri. "Coglioni che uccidono altri coglioni", dice Ellie, e in fondo poi tanto torto non ha. È un dilemma uovo-gallina che ormai nessuno più mette in dubbio, e si va avanti ad uccidere, perché, un po' come Ellie, o sei con me o sei contro di me. Come già descrivevo più e più volte in passato, so cosa sta per arrivare, nei prossimi episodi, quindi apprezzo e dò involontariamente enorme valore ad ogni momento di serenità che ci rimane, e "Day One" ha uno splendido momento missabile del videogioco come presa di respiro prima del salto. È importante anche il confronto, qui, della realtà di chi guarda rispetto alla realtà di Ellie e Dina: di fronte a bandiere arcobaleno che non capiscono, non possono che fantasticare sul loro significato. Hanno problemi più grandi della necessità di esplorare la propria sessualità, e forse non hanno nemmeno la maturità emotiva per farlo, ma tutto è elaborato attraverso trauma e istinto di sopravvivenza, nel mondo di The Last of Us, e "Day One" non si tira certo indietro dal ricordarcelo... ma non ancora. [caption id="attachment_1094991" align="aligncenter" width="1200"]Day One ha uno splendido momento missabile del videogioco come presa di respiro prima del salto Day One ha uno splendido momento missabile del videogioco come presa di respiro prima del salto[/caption] Di nuovo un negozio di musica, di nuovo una chitarra da accordare, di nuovo un "Take on Me" delicato e dolcissimo nel contesto e nella tonalità. Mi ripeto spesso, ma adoro le parti in cui la Ellie che Ramsey portano a schermo ha modo di distinguersi dalla Ellie interpretata da Ashley Johnson: in questa specifica scena, però, ho avuto la netta impressione di dover, ad un certo punto, prendere in mano un controller. Ramsey hanno una voce davvero angelica, e il fatto che l'attrice sappiano davvero suonare la chitarra e abbiano imparato la canzone rende tutto ancora più straordinario. C'è soprattutto imbarazzo, in Ellie, in questa scena, ma un imbarazzo che, come ogni altra difesa, cala di fronte a Dina, una ragazza per la quale Ellie prova ovvi sentimenti che non è in grado di nascondere come vorrebbe. Una ragazza per la quale morirebbe senza problemi, scopriamo poi. Sono però lo sguardo e l'abilità di Isabela Merced a conquistare la mia totale attenzione, in questa scena: stiamo vedendo una persona che si innamora, ora perdutamente, di un'altra persona. E, ovviamente, lo spettro di Joel è onnipresente: sono le sue lezioni di chitarra che Dina sta vedendo in azione. "Ti ha insegnato bene." "Sì, lo ha fatto". Io sarò anche quello che vede messaggi ovunque, ma conosco l'abilità di Craig Mazin di costruire ogni scena su almeno 3 livelli, e lo sguardo di Ellie a Dina quando canta le lyrics "Slowly learning life is ok" è frutto di un occhiolino ad un Ellie che non ha perso Joel, e che può vivere la sua storia d'amore con Dina anche, come è sano che sia, in come poteva illuminare proprio il rapporto, uomo ovviamente importante per Ellie ma figura paterna insostituibile anche per Dina, più di quanto immaginiamo. [caption id="attachment_1094992" align="aligncenter" width="1200"]Dovremmo tutti trovarci qualcuno che ci guardi come Dina guarda Ellie Dovremmo tutti trovarci qualcuno che ci guardi come Dina guarda Ellie[/caption]

Poêle M'150B M'HÉRITAGE

Ormai dovresti saperlo: The Last of Us, la serie più che i giochi, è fatta continuamente di contrasti e parallelismi. Se la serenata di Ellie a Dina di poco fa ci ha rasserenato e fatto credere in un futuro radioso, la scena successiva ci scaraventa dall'altra parte della stanza, con un colpo di frusta emotivo che ci riporta ad Isaac, ma a quello di oggi. Parla della vita che aveva prima, della passione per le padelle Mauviel (dai 400€ in su al pezzo, prima che te lo chiedi), di come il rame tenda a condurre bene il calore. Così bene che si raffredda subito, a dire il vero, cosa che non le rende perfette... per gli interrogatori. Dopo 14 anni nella ristorazione, è stato interessante vedere il contrasto tra le cappe pulitissime del blocco cucina sul quale opera Isaac, e le condizioni del prigioniero Serafita che l'ora capo dei WLF sta interrogando. Se la bravura di Wright è indubbia, vanno fatti assoluti complimenti a Ryan Masson, che interpreta appunto il Serafita. Ha subìto violenze che non abbiamo bisogno di vedere per capirne la portata: tagli, ematomi, ora anche un ustione di terzo grado al mano, gentilmente offerta dalla Mauviel di poco prima, maneggiata da un Isaac stanco di avere a che fare con un gruppo di persone che continuano a combattere, anche se in mano solo archi, fucili a colpo singolo e superstizioni. Il Serafita gli confessa qualcosa, sì, ma non quello che Isaac vuole sentirsi dire: i WLF perderanno, perché ogni giorno qualcuno di loro diventa Serafita, e nessuno fa il contrario. [caption id="attachment_1094993" align="aligncenter" width="1200"]Isaac non solo ha smesso di capire i Serafiti, ma li ritiene disillusi Isaac non solo ha smesso di capire i Serafiti, ma li ritiene disillusi[/caption] La mano, prima su richiesta forzatamente tesa per essere ustionata, ora è tesa prima ancora che Isaac lo chieda. Davanti ha qualcuno che, con quella che lui chiama superstizione, ha accettato quello che verrà e non tradirà la causa. "She watches over me. She fills my soul." Prima di passare alla prossima scena, c'è una regola che nel narrative design e nello scriptwriting è essenziale: ogni scena deve informarti della relazione tra personaggi o cambiare una relazione fra personaggi. Le scene d'azione migliori rispettano la stessa regola. Di cosa ci informa questa scena, allora, in particolare? 1, Isaac non solo non capisce ma disprezza il credo dei Serafiti. "Sai che ci sono anche alcuni Serafiti che capiscono che [ndr: la vostra profetessa] non è una fata nel cielo, ma che era solo una persona, vero?". Per lui sono solo dei disillusi con frecce e superstizioni, in fondo. Cos'è successo all'Isaac che ha fatto esplodere due granate in un furgone FEDRA chiuso perché i suoi ideali di rispetto della gente erano stato traditi? Sicuro ha perso interesse nello scoprire chi ha iniziato davvero a uccidere l'altro, lasciandosi alle spalle il dilemma dell'uovo e della gallina su chi ha davvero rotto il cessate il fuoco, anni prima. 2, a perdere la propria umanità non è stato da solo, perché lì fuori da quella cucina, a definire i Serafiti "solo animali" c'è il novellino della scena del 2018. Ha perso sé stesso, nel tempo, e sicuramente perso la sua anima, se di anima si può parlare. [caption id="attachment_1094994" align="aligncenter" width="1200"]C'è un infezione ben più pericolosa del Cordyceps, a Seattle C'è un infezione ben più pericolosa del Cordyceps, a Seattle[/caption]

Feel her love

Ricordati: contrasti e parallelismi. Finora i Serafiti (o "Cicatrici", come li chiamano i WLF) sono stati raffigurati come vittime. La scena dell'episodio precedente in particolare, ad esempio, con il Serafita padre che spiegava i fischi alla giovane figlia. La scena della tortura di poco fa. In me quasi speravo che questa maggior spinta morale di Mazin e Druckmann nel voler piazzare i Serafiti in un contesto di relativa ragione, di legittimità del loro ribellarsi al massacro, servisse a definire i WLF ancor di più come cattivi, ma la scena alla stazione televisiva, che nel gioco ci introduceva in parte alla fazione dei Serafiti, qui evolve il rapporto con essi, come sempre sia il nostro che quelle delle protagoniste. I corpi dei WLF impiccati e con le budella penzolanti è già abbastanza forte, e ci vuole poco a trovare il colpevole, con un "Feel her love" e il segno distintivo dei Serafiti disegnati poco distante con il sangue, ma è un dettaglio che potrà forse sfuggirti a cambiare profondamente il ruolo, o meglio la posizione morale delle Cicatrici, in questa Seattle devastata dal conflitto. I faretti. Hanno spostato i faretti perché la prima pattuglia di WLF che fosse tornata alla stazione vedesse in tutta la sua macabra ritualità cosa succede quando ti metti contro qualcuno così forte e determinato come i Serafiti. Non ci sono buoni, in questa lotta, non ce ne sono mai stati. Sono e siamo tutti divisi in "noi" e "loro", e non conta neanche più chi ha iniziato la guerra, conta solo chi sarà in grado di portarla a termine. [caption id="attachment_1094995" align="aligncenter" width="1200"]Non conta neanche più chi ha iniziato la guerra, conta solo chi sarà in grado di portarla a termine Non conta neanche più chi ha iniziato la guerra, conta solo chi sarà in grado di portarla a termine[/caption] Nella scena d'azione che ne consegue, Ellie e Dina uccidono i loro primi WLF, e... non reagiscono. Sono i primi morti per mano delle nostre protagoniste, nemmeno membri del gruppo di Abby tra l'altro, e per loro è come aver ucciso un altro infetto. L'obbiettivo viene prima. La vendetta viene prima.

Profondo rosso

Subito dopo aver allertato i WLF nella stazione, Ellie e Dina fuggono attraverso uno strettissimo tunnel e si ritrovano in una metropolitana dismessa. Ti eri forse dimenticata/o della costante minaccia degli infetti? "Day One" no, e l'episodio concentra il fulcro d'azione e orrore in questa scena, con un'orda di infetti che, dopo aver fatto polpette della pattuglia di WLF, rivolge la propria attenzione a Ellie e Dina in una scena senza tregua. Vagone dopo vagone le due scappano, sparano e cercano di non farsi ridurre a ragù. Ormai sembrano sprecati i complimenti al team VFX e agli stuntman, ma anche questo episodio beneficia dell'abilità dei 2 team e, soprattutto, del gitare il più possibile in location. La predominante rossa riflette le fiamme di Jackson e, come appiattisce cromaticamente tutto, uniforma persone e gesti nell'unico linguaggio che questo mondo, o almeno il mondo "lì fuori" (fuori Jackson), sembra capire: quello fatto di sangue, violenza e morte. [caption id="attachment_1094996" align="aligncenter" width="1200"]Nuove congratulazioni al team VFX e stuntman Nuove congratulazioni al team VFX e stuntman[/caption] La parte della metropolitana abbandonata è stata girata in un vecchio complesso industriale che era dedicato alla produzione di quotidiani, e il set è stato costruito in modo sia molto fedele al gioco che efficace nell'offrire spazio all'orda di infetti che Ellie e Dina devono seminare. La scena si chiude con l'apparente sacrificio di Ellie per Dina: quest'ultima sta per essere morsa da un'infetta, Ellie piazza il braccio davanti al viso di Dina e si fa mordere, poco prima che Dina riesca a sparare e uccidere la runner. È molto interessante che Ellie usi la sua immunità come un'arma, e non come una cosa da nascondere. È Dina, in fondo, ed è il suo nuovo mondo. Arriviamo alla location che ci accompagnerà fino alla fine dell'episodio, un luogo che nel gioco abbiamo esplorato più e più volte: il teatro.

Segreti, istinti, missioni

Dina ormai ha capito che deve sparare un colpo in testa a Ellie, a causa del morso. Per Dina, Ellie è praticamente già morta. Ellie però la convince, usa quello che ha visto fare a Tess e Joel anni prima, e chiede a Dina di aspettare: le dimostrerà che per lei è pronta a morire, ma che è davvero immune, e Dina non si deve preoccupare. [caption id="attachment_1094997" align="aligncenter" width="1200"]La predominante rossa di questa sezone riporta al minimo comune denominatore della violenza La predominante rossa di questa sezone riporta al minimo comune denominatore della violenza[/caption] Gli animaleschi istinti di sopravvivenza in The Last of Us e in "Day One" vengono prima di ogni affetto e relazione, e quando finalmente Dina capisce che Ellie non le sta mentendo ed è davvero immune, c'è un altro istinto animalesco che si attiva: il bisogno di connettere con qualcuno. Dina è incinta, ma Ellie non ha tempo di reagire alla notizia perché la connessione che Dina cerca e necessità non è solo mediata da un segreto ora condiviso, ma dal bisogno di intimità. Sua madre l'ha convinta a "farsi piacere i ragazzi", in fondo. Forse il rapporto con Joel l'ha segnata più di quanto capiamo, con un'altra ragazza senza genitori da un lato, e un burbero ma amorevole texano dall'altra: fra le tante cose che le ha insegnato, non vedo perché non ci possa essere anche un leggero consiglio a fottersene degli altri e di essere sé stessi. La scena di sesso fra le due protagoniste è solo accennata, con una mano che scende fra le cosce, baci passionali, e poi si salta al mattino dopo. Adoro con tutto me stesso che la Ellie della serie reagisca più "umanamente" alla novità di Dina. "Diventerò papà", dice con un sorriso. Non sa bene come si incastrerà il tutto, ma in questo momento non importa. Assurdo che siano tutti adolescenti, o meglio, appena diventati adulti. [caption id="attachment_1094998" align="aligncenter" width="1200"]Un ultimissimo momento di normalità prima dell'oblio Un ultimissimo momento di normalità prima dell'oblio[/caption] L'episodio si chiude con un ritorno alla realtà, in un certo senso: da una radio rubata sentono due nomi, Lakehill e Nora. Dal tetto del teatro lo scenario è chiaro: c'è un conflitto aperto, poco distante, ma Ellie ha una missione. Nora sa dov'è Abby. Dina deve rimanere indietro, perché ora è incinta, e Ellie non la metterebbe mai in pericolo, ma Dina ovviamente le stringe la mano. "Insieme". Qualsiasi cosa ci sia all'orizzonte, e il fumo nero e le esplosioni sicuro non promettono nulla di buono, lo affronteranno insieme.

“Day One”, il mio momento preferito

Sono in realtà due momenti, in questo episodio. 1, il momento di passione fra Ellie e Dina nel teatro, molto intimo ma anche molto "animale", in un certo senso, nel modo in cui Dina prende la mano di Ellie e se la fa scivolare fra le cosce. 2, la scena di tortura con Isaac e il serafita. Jeffrey Wright ha un modo assolutamente efficace di portare a schermo personaggi più grandi dello schermo stesso, in qualche modo, e la profondità che la serie sembra voler concedere ad Issac la apprezzo davvero moltissimo, data la sua relativa monotonalità nel gioco.

Applauso a…

Nuovamente al reparto VFX e stunt. Tutta la scena d'azione nella metropolitana abbandonata è al cardiopalma, e gli effetti visivi dei WLF appesi con le budella di fuori nella stazione televisiva sono incredibilmente realistici. Doppi complimenti a Ryan Masson, il Serafita torturato da Isaac.

Citazione dell’episodio

"Hold out your hand". Non posso non sorridere al parallelismo con la mano tesa di Dina, a fine episodio. Se la mano tesa del Serafita era inizialmente causato dalla ribellione di quest'ultimo, dal suo rifiuto di rispondere alle domande di Isaac, la seconda volta quella mano tesa è una sfida. Non mi puoi rompere, perché credo in qualcosa di superiore. Anche Dina crede in qualcosa di superiore: crede nella vita che attende lei ed Ellie dopo questa missione. Vedremo se anche lei rimarrà bruciata. A lunedì prossimo. [caption id="attachment_1094999" align="aligncenter" width="1200"]Insieme Insieme[/caption]

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Redazione Redazione Eventi e News