Don Marco Casale commenta il Vangelo: «Gesù, umanità e divinità in una sola persona»


Il commento di don Marco Casale, parroco di Gavirate, al Vangelo del 10 agosto, offre una riflessione intensa sull’identità di Gesù e sul significato del titolo di “Cristo”. Partendo dal dialogo riportato nel Vangelo secondo Matteo, il sacerdote guida i fedeli a scoprire come Gesù non sia soltanto il “Figlio di Davide” atteso dalle Scritture, ma anche il “Signore”, rivelando così la sua piena divinità.
La domanda di Gesù ai Farisei
Il racconto evangelico si apre con un’iniziativa di Gesù, che chiede ai Farisei: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». La risposta arriva pronta: «Di Davide». Un’affermazione basata sulle profezie dell’Antico Testamento, che annunciavano un Messia discendente dalla stirpe di Davide, re “secondo il cuore di Dio” e figura centrale della storia di Israele.
Don Marco ricorda che l’idea di “Cristo” (dal greco, equivalente all’ebraico “Messia”) evocava per molti un liberatore politico e militare. Ma Gesù, pur adempiendo la profezia di discendenza davidica attraverso Giuseppe, rifiuta ogni interpretazione riduttiva.
Dal titolo messianico alla rivelazione divina
«Gesù non si presenta mai spontaneamente come “Figlio di Davide” – sottolinea don Marco – perché vuole evitare letture politiche della sua missione». Preferisce definirsi “Figlio dell’Uomo”, espressione che rimanda al profeta Daniele e indica sia la sua umanità sia la sua origine divina.
Il momento centrale del brano è la citazione del Salmo 110: «Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi». Gesù interpella i Farisei: «Se Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». È qui che Gesù rivela che il Messia è sì umano, ma anche divino.
Il mistero di Cristo: umanità e divinità
Per don Marco, questo passaggio è decisivo: «Gesù è pienamente uomo, discendente di Davide, ma è anche pienamente Dio». È una delle rare occasioni in cui Cristo parla apertamente della sua identità. La sua Parola, ricorda il parroco, è viva e non può essere messa a tacere: continua a scuotere le coscienze, a dare speranza, a difendere i più deboli.
Una fede che nasce dalla conoscenza
Il messaggio di don Marco si conclude con un invito: conoscere Gesù in profondità, attraverso le Scritture, per scoprire non solo chi è Lui, ma anche il senso pieno della nostra umanità, creata a sua immagine e somiglianza.
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