Il governo della Corea del Sud rinuncia ad aumentare i posti nelle scuole di medicina

Il governo della Corea del Sud ha annunciato ieri che congelerà il numero di posti disponibili nelle facoltà universitarie di medicina per l’anno accademico 2026, riportandole a quota 3.058 e annullando così di fatto l’ampliamento di 2.000 posti introdotto lo scorso anno, che aveva scatenato boicottaggi delle lezioni e scioperi di massa da parte dei medici tirocinanti. La decisione è stata assunta dopo una “attenta considerazione”, ha dichiarato il vice primo ministro e ministro dell’Istruzione Lee Ju-ho, accogliendo le richieste dei rettori universitari di normalizzare l’istruzione medica. Il governo aveva richiesto il pieno rientro nelle aule e negli ospedali degli studenti di medicina e dei medici in formazione come prerequisito per fare marcia indietro sull’ampliamento delle quote di accesso, ma ha deciso infine di agire per primo, dopo più di un anno di scioperi che hanno causato gravi disagi al sistema ospedaliero del Paese.

La decisione punta a “ripristinare la normalità nell’istruzione medica”, fortemente compromessa da oltre un anno di proteste e astensioni dalle lezioni a livello nazionale contro i progetti del governo, ha spiegato Lee. L’ampliamento del numero di posti nelle facoltà di medicina, con l’obiettivo di portarli a 5.058, era stato deciso per far fronte alla carenza di medici nel Paese, ma il governo ha deciso di tornare ai livelli del 2024 a causa delle preoccupazioni per le continue interruzioni delle attività accademiche. Nonostante il governo avesse inizialmente posto come condizione imprescindibile il ritorno in aula degli studenti in sciopero, il ministero dell’Istruzione ha ammesso che la partecipazione effettiva resta bassa. A inizio aprile, la frequenza media nei 40 corsi di medicina del Paese si attestava al 25,9 per cento, e solo quattro università hanno riportato un tasso di partecipazione superiore al 50 per cento.

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