Leone XIV ai giovani: “La nostra speranza è Gesù”

Agosto 4, 2025 - 01:30
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Leone XIV ai giovani: “La nostra speranza è Gesù”

Papa Leone XIV ha presieduto la Santa Messa conclusiva del Giubileo dei Giovani a Tor Vergata, incontrando oltre un milione di ragazze e ragazzi provenienti da 146 Paesi. In un’atmosfera di grande partecipazione e raccoglimento, il Santo Padre ha pronunciato un’omelia intensa e profondamente simbolica, centrata sul tema della fragilità come dimensione preziosa dell’esistenza umana. Prendendo spunto dall’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, ha parlato dell’incontro con il Risorto come esperienza trasformante, capace di rinnovare affetti e desideri. Rivolgendosi ai giovani, ha utilizzato l’immagine del prato in fiore per esprimere la bellezza della vulnerabilità e la forza della rigenerazione nel dono e nell’amore. Un appello forte, infine, contro i “surrogati inefficaci” che soffocano la speranza, invitando i presenti ad aprirsi al mistero di Dio, a non temere la sete di senso e a intraprendere un cammino di ricerca autentica e spirituale.

Le parole del Santo Padre

La fragilità non è “un tabù”, “è parte della meraviglia che siamo”. È l’immagine scelta dal Papa per l’omelia della messa a Tor Vergata, momento conclusivo del Giubileo dei giovani, in cui partendo dall’episodio dei discepoli di Emmaus si è soffermato sull’incontro con il Risorto che “cambia la nostra esistenza, che illumina i nostri affetti, desideri, pensieri”. “Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore?”, ha chiesto Leone XIV dialogando indirettamente con la platea di oltre un milione di giovani che anche oggi riempie la spianata dominata dalla Vela di Calatrava: “Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sottoterra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori. Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore”.

L’appello

Non spegnere la speranza “con surrogati inefficaci”. “Aspiriamo continuamente a un ‘di più’ che nessuna realtà creata ci può dare”, il ritratto di Leone XIV: “sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere”. “Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci!”, ha esclamato il Pontefice: “Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito”. Poi la citazione di Sant’Agostino, che parlando della sua intensa ricerca di Dio e pensando al cammino che aveva percorso pregava dicendo: “Tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai; e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”. “Sono parole molto belle”, ha commentato Papa Leone in spagnolo, che ricordano quelle dette da Papa Francesco durante la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona: “Ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a intraprendere un viaggio, a superare se stessi, a andare oltre, a un decollo senza il quale non c’è volo. Non allarmiamoci, quindi, se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompleti, desiderosi di senso e di futuro. Non siamo malati, siamo vivi!”.

La pienezza dell’esistenza

La pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere”. “Comprare, ammassare, consumare, non basta”, il monito di Leone XIV: “Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle cose di lassù, per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, di perdono, di pace, come quelli di Cristo. E in questo orizzonte comprenderemo sempre meglio cosa significhi che la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. “C’è una domanda bruciante nei nostri cuori, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che ci porta a chiederci: cos’è la vera felicità? Qual è il vero significato della vita?”, ha detto il Papa in inglese: “Cosa può liberarci dall’essere intrappolati nell’insulsaggine, nella noia e nella mediocrità?”. “Negli ultimi giorni, avete vissuto molte belle esperienze”, ha proseguito tracciando una sorta di bilancio delle giornate romane: “Avete conosciuto altri giovani provenienti da diverse parti del mondo e da culture diverse. Avete scambiato conoscenze, condiviso aspettative ed è iniziato un dialogo con la città attraverso l’arte, la musica, la tecnologia e lo sport. Al Circo Massimo, vi siete anche avvicinati al Sacramento della Penitenza e avete ricevuto il perdono di Dio, chiedendo il suo aiuto per vivere una vita buona”.

Fonte: AgenSir

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