Messico e Cuba, i «fidei donum» nel cuore della gente



«Se devo dire una delle cose che più mi ha colpito nel viaggio missionario che l’Arcivescovo e io abbiamo compiuto in Messico e a Cuba, è la stretta relazione tra i nostri preti fidei donum e le comunità dove operano. Ho trovato non solo apprezzamento da parte di queste ultime per il lavoro svolto, ma anche un inserimento molto bello per cui tanta gente, in diversi luoghi che abbiamo visitato, ha ringraziato la Diocesi e l’Arcivescovo per i sacerdoti che ha inviato, precisandone anche le motivazioni». A dire così, in una sorta di primissimo bilancio del viaggio nei due Paesi del continente americano, è don Maurizio Zago, responsabile della Pastorale missionaria diocesana, che ha accompagnato monsignor Delpini.
Quali sono state, per esempio, le ragioni di queste felici interazioni?
Qualcuno ricordava che i sacerdoti ambrosiani spiegano molto bene il Vangelo o la catechesi degli adulti e che, quindi, è bello ascoltarli, imparando tante cose. Qualche altro ha sottolineato l’empatia con le persone che stanno soffrendo e tutto il darsi da fare per poter alleviare queste sofferenze. Direi che si è trattato di un apprezzamento molto vero, molto semplice, perché la gente che abbiamo incontrato, soprattutto a Cuba, vive in ristrettezze non indifferenti, e allora la vivacità delle comunità, paragonata al contesto difficile in cui la gente si trova, risalta in maniera evidente. Non so se questo è legato un poco, forse, anche alla caratteristica delle popolazioni messicane e cubane che hanno, comunque, una grande capacità di far festa e di gioire; ma le celebrazioni delle cresime, per esempio, e anche altre Messe che abbiamo visto erano sempre ben preparate e curate, anche quelle fatte in villaggi molto poveri, in zone rurali dove l’Arcivescovo ha amministrato tre Cresime e una prima Comunione, pur essendo una comunità piccolissima.
Dunque, un’accoglienza “del cuore”, si potrebbe dire, è stata un po’ la cifra di questo viaggio…
Sì. Penso alla loro gioia nel dire «il Vescovo di Milano è venuto a trovarci» e alla meraviglia di vedere quella che comunque è un’autorità lì nel campo – come chiamano comunità così piccole -, mangiando quello che ci hanno offerto e sedendosi insieme a tavola, anche se il tempo era limitato, con una capacità di adattamento dell’Arcivescovo che, devo dire, è molto grande. A questo proposito penso che sia anche giusto, oltreché bello, riportare il commento di una delle signore che vive a Palma Soriano con don Adriano Valagussa e don Davide Fiori, un po’ la factotum della casa e il riferimento per tante persone. Proprio l’ultimo giorno della nostra permanenza ci ha detto: «Nonostante veniate da Paesi che stanno meglio di noi, più avanzati, più tecnologicamente preparati, siete persone umili».
Proprio nel caso di queste piccole comunità disseminate su un territorio molto ampio, forse i fidei donum ambrosiani sperimentano una condizione che prefigura il futuro prossimo anche della nostra realtà?
Questa è un’osservazione che meriterebbe di far conoscere di più il cammino che queste Chiese, soprattutto la Chiesa cubana – in quanto in Messico abbiamo visitato solo la comunità dove è presente don Enrico Lazzaroni – stanno compiendo. L’impegno dei nostri sacerdoti è proprio quello di creare, anche in questi piccoli villaggi, figure di catechiste, di laici impegnati che facciano loro da riferimento nelle comunità in cui vivono. Certo, la storia del popolo di Cuba e della presenza della Chiesa è molto diversa rispetto alla nostra; però sorprende che, quando magari da due preti si passa a poter contare solo su uno, loro cercano di affrontare la situazione comprendendo quello che sta succedendo e mettendo in gioco le potenzialità che le comunità stesse hanno, mentre da noi quando viene tolto un prete, spesso, c’è subito una levata di scudi. La responsabilizzazione di figure laicali credo sia la strada che si deve percorrere anche da noi.
Nella seconda metà di agosto andrete in Sud America, visitando Argentina e Cile per dire, anche in questo caso, qual è il senso di un vero e proprio gemellaggio fra Chiese sorelle…
Diciamo che questo gemellaggio sta funzionando in quanto c’è un rapporto che va avanti da anni con l’Arcidiocesi di Buenos Aires, dove ci sono due fidei donum. Andiamo là per conoscere il lavoro, incontrare loro e l’Arcivescovo e, quindi, per riflettere sul modo con cui questa presenza può continuare. In Cile la situazione è completamente differente perché non abbiamo fidei donum, anche se si stanno studiando collaborazioni con una Diocesi del nord del Paese, nella zona mineraria, dove il vicario generale, monsignor Guido Castagna, è originario del Lecchese.
Qual è la tua reazione?






