Partorisce in mare in attesa dei soccorsi

Saremo almeno stati in grado di provare a far partorire a terra – non in mezzo al mare in un mercantile dove sono anche due cadaveri di due bambini – la donna incinta al nono mese che ha rotto le acque a bordo della Port Fukouka. Il mercantile, con 92 adulti e 4 bambini sopravvissuti a bordo, diretto ieri verso la Sicilia, sarà raggiunto da un mezzo destinato a portare tutti al più presto a terra in Sicilia, si spera. Si spera che lo farà la Guardia costiera, alla quale lunedì – quando ancora i due bambini erano vivi e a bordo c’era anche la persona poi annegata quando la barca s’è rovesciata durante il soccorso lasciato in mano del comandante del mercantile di passaggio – era stata informata dall’aereo Seabird di Seawatch del barcone di ferro gremito di persone in balia delle onde in acque internazionali non distante dalla piattaforma petrolifera Miskar in zona Sar tunisina.
Sea watch ha avvisato subito che c’era un centinaio di persone in mezzo al mare a rischio naufragio e ha fornito le coordinate esatte della loro posizione, ma il Comando generale delle capitanerie di porto, l’Mrcc di Roma cui spetta coordinare i soccorsi, non ha ordinato il salvataggio alla nostra Guardia costiera che da Lampedusa ci avrebbe messo tre ore a raggiungerli. Tre ore! Quando lunedì il barcone di ferro è stato avvistato da Seabird è stata avvisata anche Frontex che, dice Seawatch: “è arrivata 6 ore dopo, ha visto il natante e se n’è andata. Martedì le persone erano ancora abbandonate al loro destino, in mare. Quando la nave mercantile Port Fukuka, che si trovava nelle vicinanze, ha cercato di soccorrerli, l’imbarcazione si è capovolta. Tutte le persone a bordo sono finite in mare”.
In grande tripudio di agenzie di stampa ieri Frontex si difendeva sostenendo che i suoi aerei “erano presenti prima, durante e dopo il salvataggio, fornendo coordinamento aereo in tempo reale, supportando l’equipaggio della nave e contribuendo a salvare vite umane. Si è trattato di una missione critica in condizioni difficili e i nostri team hanno agito con decisione”. Sta di fatto che il soccorso non avrebbe dovuto farlo un mercantile, che per stazza e assenza di persone esperte in salvataggi è pericoloso sempre quando c’è un barchino a rischio naufragio, figuriamoci quando si tratta di un guscio di ferro con un centinaio di persone a bordo nel panico. Avrebbe dovuto farlo la nostra Guardia costiera che però deve aspettare l’ordine del Comando di Roma per muoversi. E quell’ordine non è arrivato.
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