All’orto botanico di Città Studi, dove si studia la flora autoctona (e si scoprono nuove specie)


Il reportage di GreenPlanner arriva in un nuovo “giardino della scienza”. Oggi parliamo dell’orto botanico di Città Studi, dedicato alla didattica e alla ricerca.
Dopo aver raccontato le caratteristiche e le attrazioni di orti botanici nati diversi secoli fa, GreenPlanner mette sotto i riflettori l‘orto botanico universitario di Città Studi a Milano, fondato nel 2001.
Questo spazio verde – voluto dall’Università degli Studi di Milano – sorge sul terreno dell’ex Cascina Rosa, che per molto tempo, fin da 1500, è stata un importante centro agricolo. La cascina è stata poi gradualmente abbandonata, tanto che oggi ne rimangono solo alcune tracce murarie.
“Oggi qui portiamo avanti studi in tutti i campi della biologia delle piante – racconta a GreenPlanner il direttore scientifico e docente Marco Caccianiga – l’orto infatti supporta indagini sulla biologia dello sviluppo e degli aspetti molecolari su piante modello in serra e in campo, e conduce ricerche sulla biodiversità vegetale e la sua conservazione, con particolare riguardo per la flora autoctona“.
Un fiore di montagna mai identificato prima
Proprio analizzando le specie tipiche del nord Italia, nel 2024 l’orto botanico collaborato alla scoperta e alla descrizione di una specie del tutto nuova per la flora italiana – Campanula bergomensis –di cui ospita in collezione alcuni esemplari. Il primo studio su questa specie è stato pubblicato sulla rivista Phytotaxa, in un articolo che vede come prima firmataria Barbara Valle, ricercatrice dell’Università di Siena.
Si tratta di una campanula cresce nelle prealpi bergamasche, e solo su terreni molto particolari, perlopiù zone detritiche di bassa quota situate in poche valli nei pressi della città di Clusone. E’ interessante notare come questi habitat ricadano solo in minima parte all’interno di aree protette, motivo per cui sarà necessario sviluppare nuove iniziative di tutela.
“Questa scoperta dimostra come la biodiversità italiana possa riservare ancora molte sorprese – spiega Caccianiga, che ha coordinato la ricerca – e che le conoscenze sulla nostra flora e fauna siano tutt’altro che complete, oltre a confermare la straordinaria ricchezza floristica delle zone prealpine”.
Piccole e grandi attrazioni
Un’altra specie assai interessante che può essere osservata a Città Studi è quella scelta come simbolo di questo giovane orto botanico. “Si tratta della Psilotum nudum – racconta Caccianiga – una pianta poco appariscente ma molto particolare. Imparentata con le felci, è simile alle prime piante terrestri comparse circa 400 milioni di anni fa, ed ha quindi un grande interesse sistematico e evolutivo“.
Degna di nota anche la Welwitschia mirabilis, arrivata a Milano dal deserto del Namib. Tra le piante in collezione che vengono coltivate all’aperto, non ci si può perdere invece l’esemplare di Sequoia sempervirens, che è anche uno degli alberi più alti del quartiere.
In più, aggiunge Caccianiga, durante le passeggiate nell’orto “molti apprezzano le aree dedicate al relax, con ampi prati dove passare del tempo in un contesto piacevole, con la possibilità di approfondire gli aspetti scientifici con i pannelli illustrativi disseminati in tutto l’orto. Le collezioni di piante carnivore e succulente catturano infine l’attenzione dei visitatori più attenti“.
Le serre con cactus, carnivore, orchidee e tillandsie offrono spesso rifugio anche a specie sequestrate al mercato nero di piante esotiche. Qui, vengono studiate dai ricercatori in collaborazione con le forze dell’ordine, per comprenderne l’origine e, in alcuni casi, per reintrodurle nel loro ambiente.
L'articolo All’orto botanico di Città Studi, dove si studia la flora autoctona (e si scoprono nuove specie) è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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