Cemento romano: dura millenni, ma nasconde un segreto inaspettato
L'industria del cemento è un gigante silenzioso, pertanto ha un'impronta ecologica enorme. Dopo l'acqua, il calcestruzzo è il materiale più utilizzato al mondo, e la sua produzione è responsabile di circa l'8% delle emissioni globali di carbonio di origine antropica.
Un dato che, da solo, spiega perché scienziati e ingegneri stiano cercando con urgenza alternative più sostenibili. In questa ricerca, uno sguardo al passato si sta rivelando sorprendentemente fruttuoso, portandoci indietro di duemila anni, fino ai segreti costruttivi dell'antica Roma. Le loro opere, come i moli che resistono ancora oggi all'incessante forza del mare, sono la prova vivente di una durabilità che le nostre costruzioni moderne possono solo sognare.
Come confermato da svariate ricerche, il merito è di un calcestruzzo capace di "autorigenerarsi". Quando si formano delle crepe, l'infiltrazione dell'acqua innesca una reazione chimica che le sigilla, quasi come una ferita che si rimargina da sola. Al contrario, il nostro calcestruzzo moderno è quasi sempre armato con l'acciaio, un materiale che, arrugginendo, si espande e finisce per spaccare il cemento che lo circonda, a volte in appena pochi decenni. Di fronte a questa evidenza, la ricetta romana sembra la soluzione perfetta.
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