Il sindaco di Taranto Bitetti ritira le dimissioni e partecipa alla riunione al Mimit sull’ex Ilva

A sorpresa martedì si era dimesso, soltanto una quarantina di giorni dopo essere stato eletto sindaco di Taranto, adducendo come motivazione l’«inagibilità politica» e contestazioni «minacciose» da parte di attivisti anti-Ilva. E ora, a sorpresa, Piero Bitetti, ha ritirato le dimissioni. A sorpresa ma non troppo, in questo secondo caso, considerando che già due giorni fa il nostro giornale aveva ipotizzato che il passo indietro fosse in realtà una strategia per evitare di esporsi durante le fasi più delicate della trattativa per l’Accordo di programma interistituzionale per la decarbonizzazione dell’impianto siderurgico. E ora che siamo alle battute finali di una vicenda che si trascina da anni, Bitetti è tornato sui suoi passi e oggi partecipa al vertice convocato al ministero delle imprese e del Made in Italy per la riunione sull’accordo di programma per l’ex Ilva. «Non posso pensare che si discuta della nostra città e nessuno ci sia a rappresentarla», ha detto il primo cittadino di Taranto all’Adnkronos, sottolineando che le dimissioni non avevano origine in «questioni politiche» o «di fughe» ma volevano «testimoniare un gesto eclatante, perché il linguaggio delle intimidazioni e delle offese non deve prevalere».
Non sono mancate in questi due giorni attestazioni di solidarietà e richieste di ripensarci. Come ha detto il senatore del Pd Antonio Misiani, che è anche responsabile Economia del partito guidato da Elly Schlein, «la questione del futuro dell’ex Ilva è difficile e divisiva. Le minacce e le intimidazioni degli estremisti sono però del tutto inaccettabili. Mi auguro che quanto è accaduto venga condannato da tutti senza riserve e che Bitetti ritiri il prima possibile le sue dimissioni». Nelle ultime ore anche una nota sindacale unitaria firmata da Cgil, Cisl,Uil, Fiom, Fim e Uilm aveva chiesto al primo cittadino di tornare sui suoi passi e restare in carica.
La risposta al suo gesto, ha affermato ora Bitetti annunciando la revoca delle sue dimissioni, «è arrivata forte e chiara, da più parti sono stato invitato a tornare su miei passi, perché per fortuna a Taranto esiste una maggioranza silenziosa che si esprime con il voto. Un appello, questo, che mi ha spinto a ritirare le dimissioni e a mettermi in viaggio per Roma: ho sentito il dovere di rappresentare la città». Rispetto alla firma dell’accordo, sono in corso delle riunioni della maggioranza del consiglio comunale, che sta portando avanti degli approfondimenti.
Bisognerà vedere ora cosa succederà al vertice al Mimit di oggi. In base a indiscrezioni dell’ultimo minuto, contrariamente a quanto inizialmente detto dal ministro Adolfo Urso, potrebbe non esserci già in queste ore la firma dell’accordo di programma. Al tavolo sono stati invitati il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il presidente della Provincia di Taranto, Gianfranco Palmisano, i sindaci di Taranto e Statte, Piero Bitetti e Fabio Spada, e il commissario dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, Giovanni Gugliotti.
Non sono presenti associazioni ambientaliste, ma la loro posizione al riguardo è stata comunicata in modo molto chiaro nei giorni scorsi. Legambiente l’ha ribadita a più riprese: «Fuori dal carbone entro il 2030. No a 6 milioni di tonnellate annue in assenza della documentazione attesa. Subordinare la capacità produttiva immediata a nuove valutazioni dell’Iss che escludano rischi per la salute di cittadini e lavoratori». Una posizione espressa dall’associazione anche a livello locale, sottolineando che il piano del Governo «non guarda al futuro: nessun impegno su idrogeno verde e fonti rinnovabili».
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