Il terremoto (e tsunami) in Kamchatka, spiegato da Ingv e Cnr

Sono fortunatamente limitati i danni provocati da uno dei dieci terremoti più intensi mai registrati, ieri al largo della Kamchatka, nell’estremo oriente russo: di magnitudo 8.8, è avvenuto in una zona di subduzione che ha già prodotto due dei dieci terremoti più forti al mondo, tra questi il terremoto di magnitudo 9.0 nel 1952, molto vicino a quello odierno.
«Il forte terremoto, con conseguente tsunami, avvenuto presso la costa della penisola di Kamchakta, è parte – spiega Luigi Cavaleri dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) – della lunga serie di simili eventi che avvengono ripetutamente lungo la cosiddetta “cintura di fuoco”: a grandi linee, Giappone, Kamchatka, isole Aleutine, Alaska, coste ovest americane lungo la California fino a Perù e Cile. Dopo il disastroso tsunami di Hilo (Hawaii, 1946) dovuto ad un fortissimo terremoto in Alaska, gli Stati Uniti, poi cooperando con gli altri Paesi interessati, misero in opera un sistema di sensori distribuiti sul fondo del Pacifico, in grado di rilevare, e trasmettere in tempo reale, l’eventuale passaggio di onde di tsunami».
Come evidenzia l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), nei giorni scorsi, il 20 luglio 2025, erano avvenuti altri terremoti molto forti, alcuni di magnitudo tra 6.6 e 6.7 ed uno di magnitudo 7.4 che aveva colpito la stessa area e quasi un anno fa si era verificato un terremoto di magnitudo 7.1.
Terremoti di questa magnitudo si verificano tipicamente nelle zone di subduzione, lungo la faglia megathrust poco profonda che separa due placche tettoniche convergenti. In un terremoto di grande energia (M8,5+), possiamo aspettarci diversi metri, localmente fino a decine di metri, di scorrimento su un tratto di faglia lungo centinaia di chilometri e la rottura potrebbe propagarsi per diversi minuti. E per molti terremoti di questo tipo il pericolo maggiore è proprio lo tsunami, le cui onde in questo caso hanno raggiunto Paesi che spaziano dal Giappone al Sudamerica, fortunatamente senza gravi danni - anche grazie a edifici e infrastrutture realizzate con tecnologie e criteri antisimici in Kamchakta - ma con decine di migliaia di persone evacuate dalle coste: come sempre, in questi casi è la prevenzione a fare la differenza.
«Gli tsunami colpiscono con scarso preavviso e con una forza immensa. I sistemi di allerta precoce multirischio, supportati dalla conoscenza del rischio, da previsioni rapide e da una comunicazione chiara, non sono facoltativi; sono salvavita - afferma la segretaria generale dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), Celeste Saulo - Abbiamo fatto grandi passi avanti negli ultimi 20 anni, ma possiamo fare ancora di più. L'ultima minaccia di terremoto e tsunami evidenzia ancora una volta la necessità di una collaborazione regionale e internazionale per evitare che un pericolo naturale si trasformi in una tragedia umana».
Qual è la tua reazione?






