In cento anni le calamità alluvionali hanno causato all’Italia perdite per 90 miliardi e 4 mila vittime

Dal 1920 ad oggi il danno economico stimato per calamità alluvionali è di 570 miliardi di euro in Europa, 90 miliardi dei quali in Italia, con oltre 30mila vittime in Europa e 4mila in Italia. In più negli ultimi anni la frequenza dei fenomeni alluvionali è aumentata. A squadernare queste cifre impressionanti è il professore Corrado Gisonni dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, che ha esposto una relazione dal titolo “Alluvioni in area urbana – sfide reali e miti fuorvianti” nel corso del secondo focus dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale dedicato a due problematiche di grande importanza: il rischio appunto di alluvione in ambito urbano e il fenomeno del cuneo salino nelle aree costiere.
Sulla prima questione Gisonni, partendo dalla classica definizione di rischio idraulico, prodotto delle tre componenti - pericolosità, valore esposto e vulnerabilità - ha posto l’attenzione su un fattore aggiuntivo: la resilienza di un territorio. Questa rappresenta la capacità di un territorio, della sua popolazione, delle sue risorse, comprese le infrastrutture, di reagire in maniera adeguata all’evento alluvionale, per riuscire a gestire e ridurre il rischio. «La preparazione della popolazione è un aspetto cruciale nella riduzione del rischio, così come lo sono la percezione dello stesso da parte della popolazione, la collaborazione tra istituzioni ed il miglioramento del processo di pianificazione territoriale» ha sottolineato il docente.
Ma degno di attenzione è anche il fatto che il rischio da alluvioni, soprattutto in contesti fortemente antropizzati come le città, genera anche un costo sociale rilevante. A questo proposito, Gisonni ha illustrato i dati citati in apertura di questo articolo. In Italia poi la popolazione esposta è cresciuta del 30% in pochi anni, con gli edifici costruiti in aree di pericolosità idraulica passati da 2 milioni a 2,7 milioni.
Dal canto suo, la Direttiva alluvioni 2007/60/Ce, recepita in Italia dal D. Lgs. 49/2010, ha disposto che le mappe della pericolosità da alluvione, per i diversi tempi di ritorno, debbano contenere, per ognuno degli scenari considerati, anche l’altezza e la velocità della corrente idrica, ovvero le sue caratteristiche idrodinamiche.
E proprio la combinazione di tirante idrico e velocità dell’acqua può essere considerata, in modelli più sofisticati, come indice di pericolo dal quale, attraverso la costruzione di matrici più o meno restrittive, ricavare il rischio.
Ma quanto incide il cambiamento climatico sul fenomeno delle alluvioni in ambito urbano? Incide «probabilmente», afferma il prof. Gisonni, in quanto ad oggi non si dispone di dati di pioggia, ovvero di serie storiche sufficientemente lunghe per effettuare modellazioni idrologiche e idrauliche affidabili per questo tipo di analisi.
Ciò che invece ha certamente influenza sul fenomeno, oltre alle piogge, è «il cambiamento di uso del suolo», soprattutto in termini di impermeabilizzazione del suolo.
Un aumento di impermeabilizzazione causa un aumento del coefficiente di afflusso, una diminuzione dell’infiltrazione, ovvero della capacità di assorbimento del suolo, e quindi un aumento della portata di ruscellamento in superficie. Nel caso dell’alluvione di Olbia del 2013, citato dal docente, furono inondate aree recentemente urbanizzate, che erano aumentate anche oltre il 200%.
Altro tallone di Achille per le alluvioni urbane sono i sistemi fognari e le reti di drenaggio, un problema sottovalutato anche dalla legislazione italiana, che all’articolo 2 del decreto legislativo 49/2010, per una errata interpretazione della direttiva Alluvioni, esclude «gli allagamenti causati dagli impianti fognari» dalla definizione di alluvione. Purtroppo, poiché un sistema fognario è un sistema a cascata, strutture e manufatti che mal progettati o realizzati possono compromettere il corretto funzionamento dell’intero sistema di drenaggio delle acque meteoriche, con conseguenti danni ingenti.
In definitiva, per mitigare il rischio degli eventi alluvionali in ambito urbano, è necessaria una pianificazione dell’uso del territorio coerente tra i vari soggetti istituzionali coinvolti, che miri a ridurre, dove possibile, il valore esposto a fenomeni alluvionali, anche attraverso un’azione di sensibilizzazione della popolazione residente nelle aree a rischio, intervenendo anche con azioni strutturali importanti ma necessarie, oggi spesso ostacolate da una eccessivo appesantimento delle procedure amministrative.
Qual è la tua reazione?






