L’Onu rilancia la soluzione «due popoli, due Stati» e denuncia: con le «pause» di Israele a Gaza ancora morti

Lug 31, 2025 - 21:30
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L’Onu rilancia la soluzione «due popoli, due Stati» e denuncia: con le «pause» di Israele a Gaza ancora morti

Mentre i bambini di Gaza continuano a morire di fame nonostante le «pause tattiche» israeliane, come confermano le Nazioni Unite, mentre agli annunci della Francia e del Regno Unito si unisce anche il Canada nel confermare che riconoscerà lo Stato palestinese (con Trump che la prende male e dice che a questo punto rischiano di saltare gli accordi con Ottawa sui dazi), mentre il nostro Presidente della Repubblica dice nel corso della tradizionale Cerimonia del ventaglio al Quirinale che a Gaza c’è ostinazione a uccidere indiscriminatamente, non errori – e qui vale la pena riportarlo per intero quello che ha detto Sergio Mattarella: «Si è parlato di errori anche nell'avere sparato su ambulanze e ucciso medici e infermieri che recavano soccorso a feriti, nell'aver preso a bersaglio e ucciso bambini assetati in fila per avere acqua, per l'uccisione di tante persone affamate in fila per ottenere cibo, per la distruzione di ospedali uccidendo anche bambini ricoverati per denutrizione. È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l'ostinazione a uccidere indiscriminatamente. Una condizione raffigurata, in maniera emblematica, dal bambino accolto con sua madre in un ospedale italiano, dopo aver perduto il padre e nove fratelli, tutti bambini, nel bombardamento della sua casa» – ecco, mentre nelle ultime ore succede tutto questo e il Washington Post pubblica i nomi dei 18.500 bambini uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023 a oggi (su un totale di 60mila vittime palestinesi), l’Onu rilancia con forza la soluzione di cui da anni e anni si parla senza che mai si sia riusciti a darle corpo: quella semplice, lineare, tanto inattaccabile quanto finora impraticabile cosiddetta dei due popoli, due Stati.

Se ne è discusso nel corso della tre giorni della “Conferenza internazionale di alto livello per la soluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione dei due Stati” (questo è il nome ufficiale dato dall’Onu al vertice) che si è svolta a New York da lunedì a ieri. Piccolo grande dettaglio: gli Stati Uniti e Israele non hanno partecipato. La Francia e l’Arabia Saudita, copresidenti della Conferenza, hanno invitato tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a sostenere una dichiarazione che sollecita un’azione collettiva per porre fine alla guerra a Gaza e per raggiungere una soluzione giusta, pacifica e duratura del conflitto israelo-palestinese.

«La Dichiarazione di New York sulla soluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione dei due Stati delinea le misure politiche, umanitarie e di sicurezza da adottare su base temporale e irreversibile», spiegano le fonti Onu. I copresidenti hanno esortato i Paesi ad approvare la dichiarazione entro la fine della 79ª sessione dell'Assemblea generale, all’inizio di settembre.

Nel suo discorso di apertura dei lavori, il segretario generale António Guterres ha sottolineato che la soluzione dei due Stati è l’unica strada percorribile per porre fine al lungo conflitto e raggiungere una pace duratura nella regione, aggiungendo che non c’è alternativa. «Una realtà con un solo Stato in cui ai palestinesi vengono negati gli stessi diritti e sono costretti a vivere in condizioni di occupazione perpetua e di disuguaglianza? Un unico Stato in cui i palestinesi vengono espulsi dalla loro terra? Questa non è pace. Non è giustizia. E non è accettabile», ha affermato condannando sia gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 sia la portata della risposta militare di Israele, ribadendo la richiesta di un cessate il fuoco immediato e permanente, il rilascio incondizionato degli ostaggi e un accesso umanitario senza restrizioni.

La Francia, che ha copresieduto la Conferenza, ha ricordato il suo sostegno a Israele nel momento in cui è entrato a far parte della comunità delle nazioni e ha affermato che i palestinesi meritano lo stesso diritto a una patria. «In un momento in cui la soluzione dei due Stati è più che mai minacciata, la Francia è pronta a riconoscere pienamente lo Stato di Palestina», ha dichiarato Jean-Noël Barrot, ministro dell'Europa e degli Affari esteri. Tale riconoscimento, ha aggiunto, avverrà a settembre, quando i leader si riuniranno per l'ottantesima sessione dell'Assemblea generale Onu.

Il ministro degli Esteri del Regno Unito, David Lammy, ha illustrato le recenti azioni del Regno Unito, tra cui la sospensione delle esportazioni di armi, le sanzioni contro i coloni estremisti e il ripristino dei finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi. «È con la mano della storia sulle nostre spalle che il governo di Sua Maestà intende riconoscere lo Stato di Palestina quando l'Assemblea generale delle Nazioni Unite si riunirà a settembre qui a New York», ha dichiarato. «Lo faremo a meno che il governo israeliano non agisca per porre fine alla terribile situazione di Gaza, ponga fine alla sua campagna militare e si impegni per una pace sostenibile a lungo termine basata sulla soluzione dei due Stati».

Israele continua per ora a sostenere che a Gaza non c’è carenza di cibo, che se tante persone stanno morendo di fame è perché Hamas saccheggia gli aiuti per tenerli per sé, e il premier Netanyahu non sembra disponibile ad andare oltre la concessione delle «pause tattiche» per far arrivare gli aiuti. Ma parlando al consueto briefing informativo a New York, il vice portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq ha affermato che anche dopo quattro giorni di queste pause annunciate, «stiamo ancora assistendo a vittime tra coloro che cercano aiuto e ad altri decessi dovuti alla fame e alla malnutrizione». L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) ha dichiarato che pur utilizzando ogni finestra disponibile per consegnare i rifornimenti durante le pause unilaterali, l'entità del bisogno supera di gran lunga quello che arriva. «È più che mai necessario un cessate il fuoco permanente», ha dichiarato Haq sottolineando che «le sole pause tattiche unilaterali non consentono il flusso continuo di rifornimenti necessario a soddisfare gli immensi livelli di bisogno a Gaza».

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia