Semplificare l’uso del Css nei cementifici e negli altri processi produttivi? Il Senato ci prova

Agosto 8, 2025 - 16:00
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Semplificare l’uso del Css nei cementifici e negli altri processi produttivi? Il Senato ci prova

La commissione Affari istituzionali del Senato sta esaminando il Ddl governativo su “semplificazione e digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche” che contiene anche una parte dedicata a promuovere l’utilizzo di combustibile solido secondario da rifiuti (Css) nei processi produttivi in sostituzione di combustibile fossile. A settembre proseguirà l’esame e il provvedimento dovrebbe essere approvato in autunno.

Si tratta di un’iniziativa importante nel quadro della ottimizzazione della gestione dei rifiuti in Italia.  Fin dalla emanazione del famoso “decreto Ronchi” nel 1996, il legislatore immaginò una strategia “circolare” e di simbiosi industriale che prevedeva l’utilizzo di combustibili da rifiuti non solo e non tanto in impianti di incenerimento dedicati specificatamente ai rifiuti, ma anche e forse soprattutto in impianti industriali quali cementifici, centrali elettriche, acciaierie, etc.

Questo disegno non ha mai preso piede in Italia, per le note difficoltà procedurali ed autorizzative che hanno scoraggiato questa diversificazione di combustibile da parte delle industrie, unite alla opposizione delle popolazioni a vedere trasformare una industria del territorio in un “impianto di smaltimento”. Percezione assurda e distorta, considerato che i limiti alle emissioni per impianti di incenerimento e coincenerimento sono molto più restrittivi di quelli per le attività industriali. Ad oggi l’uso di combustibile derivati da rifiuti è circoscritto ai soli cementifici, in assenza di centrali elettriche che lo possono o vogliano utilizzare.

Come è noto il Css nella normativa italiana si distingue in Css “normale” che è un rifiuto combustibile ma pur sempre un rifiuto, ed il Css-c che è un end of waste, normato dal 2013, e presenta caratteristiche tecniche ambientalmente migliori.

La maggior parte del Css “normale” viene utilizzato in Italia negli impianti di recupero energetico (inceneritori) per rifiuti urbani, per circa 2,8 milioni di tonnellate annue (dato 2023 Ispra che include anche la frazione secca combustibile e i rifiuti biostabilizzati). Circa 380.000 tonnellate di Css e frazione secca viene inoltre avviata ad impianti di coincenerimento, in tutto 11, soprattutto cementifici.

Altri dati sull’utilizzo del Css-c sono contenuti nelle relazioni annuali del Comitato di vigilanza e controllo sul Cs-c presso il ministero dell’Ambiente e operante dal 2013. La relazione relativa ai dati 2023 rappresenta il bilancio dei primi 10 anni di attività del Comitato e della applicazione del decreto end of waste sul Css-c.

Nel 2023 sono state utilizzate in Italia 119.207 tonnellate di Css-c in 6 cementifici riconducibili a 4 gruppi industriali. Un quantitativo superiore di molto a quello dell’anno precedente (circa 64.000 tonnellate).

tabella css

Nel corso dei dieci anni il quantitativo di Css-c utilizzato nei cementifici è molto aumentato, ma resta a valori ancora molto bassi, pari a circa il 22 % del totale dei combustibili utilizzati dai cementifici a fronte di una media europea del 53% (dati 2022).

grafico css

Gli impianti autorizzati a produrre Css-c sono aumentati nel decennio passando da 6 del 2014 (figura a sinistra) agli oltre 20 del 2023 (figura a destra).

mappa css

Come si capisce, l’uso del Css-c in Italia è ormai una pratica consolidata, ma con risultati ancora limitati, motivo per cui la norma di semplificazione potrebbe essere di grande aiuto, se ben concepita, magari consentendo un maggiore uso sia di Css che di Css-c, non solo nei cementifici.

Un maggior uso di Css e di Css-c consentirebbe migliori performance energetiche e emissive del sistema industriale, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 e conseguentemente le quote di Ets acquistate.

Ma un maggiore uso di Css e di Css-c negli impianti industriali contribuirebbe e ridurre l’esportazione fuori Italia di rifiuti combustibili che caratterizza il nostro Paese.

Nel 2023, sono stati esportati per essere avviati a recupero energetico ed incenerimento 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, e 520mila tonnellate di rifiuti pericolosi. Mentre sono circa 800.000 le tonnellate di rifiuti combustibili esportate derivanti dai rifiuti urbani.

Un dato macroscopico di export a recupero energetico che segnala lo strutturale deficit impiantistico nazionale nel waste to energy, recuperabile sicuramente con i nuovi impianti in costruzione o autorizzazione, ma anche con un aumento dell’utilizzo in Italia nella forma del coincenerimento di Css e Css-c.

C’è da augurarsi che il legislatore comprenda questa sfida, e che il provvedimento in fase di approvazione faccia proprie le proposte e osservazioni avanzate in fase di consultazione dalle associazioni di categoria.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia