Taiwan. Proteste in piazza: la democrazia sotto assedio (da sé stessa)

Maggio 2, 2025 - 05:00
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Taiwan. Proteste in piazza: la democrazia sotto assedio (da sé stessa)

di Giuseppe Gagliano

A Taipei, nel cuore politico dell’isola di Formosa, decine di migliaia di manifestanti si sono riversati nel weekend su Ketagalan Boulevard per protestare contro il nuovo presidente William Lai Ching-te. Secondo il Kuomintang (KMT), forza d’opposizione storica, i presenti erano oltre 200mila. Le stime della polizia si fermano a 60mila. Ma al di là dei numeri, il segnale politico è chiarissimo: Taiwan entra in una fase di instabilità democratica interna proprio mentre si rafforza la pressione esterna da Pechino.
La mobilitazione, guidata dal KMT e alimentata da accuse di autoritarismo contro Lai, ha puntato il dito contro le proposte di legge per rimuovere alcuni legislatori, ritenute strumenti per silenziare l’opposizione. Sventolando le bandiere della Repubblica di Cina, i manifestanti hanno trasformato la piazza in una dichiarazione identitaria: per la democrazia, ma non sotto l’egida di un solo partito.
È il paradosso taiwanese: mentre gli Stati Uniti e l’Occidente si mobilitano per difendere l’isola come baluardo della democrazia in Asia, Taiwan è attraversata da fratture interne che rischiano di minare proprio ciò che va difeso. La figura di Lai, erede del Partito Democratico Progressista (DPP), è controversa: fortemente identitaria, assertiva nei confronti di Pechino, ma sempre più criticata in patria per la sua gestione del potere.
Nel grande scontro tra democrazia e autoritarismo che si gioca sullo Stretto, la legittimità non si costruisce solo contro la Cina, ma anche all’interno del sistema taiwanese. E ogni volta che l’opposizione viene marginalizzata, il pluralismo si indebolisce. Pechino osserva. E prende nota.

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Redazione Redazione Eventi e News