Tra bombe e macerie, il rifugio per gatti a Kharkiv ridà speranza a uomini e animali

Il rifugio per gatti a Kharkiv accoglie i sopravvissuti del fronte: qui uomini e animali si aiutano a vicenda per non perdere l’umanità
Nel cuore martoriato dell’Ucraina, dove ogni giorno si convive con la paura e il rumore delle bombe, c’è un luogo che continua a resistere con tenacia e dolcezza. È il rifugio per gatti a Kharkiv, un seminterrato trasformato in un centro di speranza e rinascita. Qui, trenta gatti salvati dal fronte trovano riparo tra cuscini, carezze e silenzi colmi di amore. Alcuni portano ferite visibili, altri quelle più difficili da curare, invisibili ma profonde. Sono sopravvissuti alle esplosioni, alla solitudine, all’abbandono. Eppure, sono ancora capaci di fidarsi.
Gestito dall’organizzazione Animal Rescue Kharkiv, il centro “Little Prince” è diventato un punto di riferimento per la pet therapy: i gatti aiutano soldati traumatizzati, bambini segnati dalla guerra, anziani rimasti soli. Ma il miracolo è reciproco, perché mentre offrono conforto, ricevono a loro volta cura, attenzioni, amore. Lo racconta Yaryna Vintoniuk, una delle responsabili, che parla di un circolo virtuoso tra uomo e animale, fondato sulla fiducia e sulla resilienza.
Molti dei gatti accolti al rifugio per gatti a Kharkiv erano animali domestici, strappati alle loro famiglie fuggite o cadute sotto i colpi del conflitto. Alcuni sono arrivati da soli, altri sono stati affidati direttamente dai soldati prima di tornare in trincea. Tutti condividono una storia di perdita, paura e bisogno. Ma qui trovano una seconda possibilità. Il processo di recupero è lento, fatto di piccoli gesti quotidiani: uno sguardo, una ciotola piena, una mano che non fa del male.
Storie vere dal rifugio: tra ferite, rinascite e adozioni impossibili
La storia di Nastia è diventata simbolo di questa rinascita. Colpita da un’esplosione, è arrivata al rifugio con il cranio fratturato. La veterinaria Diana Galilova ha promesso che, se fosse sopravvissuta, l’avrebbe adottata. E così è stato. Nastia non solo è sopravvissuta, ma ha anche offerto conforto a un altro gatto gravemente mutilato, Ice Cream, accudendolo con dolcezza. Una forma di amore per gli animali che nessun farmaco può imitare.
Nel rifugio per gatti a Kharkiv, ogni animale salvato diventa un gesto di resistenza. Vintoniuk, che ha perso uno zio al fronte, racconta come ogni salvataggio sia anche un modo per onorare la memoria di chi amava gli animali. Spesso sono proprio i soldati, tra una battaglia e l’altra, a rischiare la vita per mettere in salvo un gatto o un cane. Li accudiscono in trincea, li portano via dalle macerie, li affidano a chi può prendersi cura di loro con amore .
Il percorso di guarigione passa anche per l’adozione. Quando i gatti tornano a fidarsi, iniziano a cercare affetto. Capiscono, in qualche modo, quando una persona è pronta ad accoglierli. Ma trovare una casa, in una città ancora sotto attacco, è complicato. Per questo molte adozioni avvengono all’estero, grazie a una rete di volontari e donatori.
Kharkiv, così funziona il rifugio per gatti salvati dalla guerra
Le difficoltà economiche non mancano. Il rifugio per gatti a Kharkiv si regge su fondi europei, sempre più scarsi, mentre il numero di animali da salvare cresce ogni giorno. Ogni anno, il centro riesce ad accogliere e curare circa 7.000 animali. Ma servono aiuti concreti, adesso più che mai. Chi sostiene il rifugio può contribuire in tanti modi:
- adozione di un gatto anche a distanza;
- facendo una donazione mensile, anche simbolica;
- condividendo la storia del rifugio per sensibilizzare altre persone;
- inviando cibo, medicine e materiali utili tramite canali sicuri;
- supportando le adozioni internazionali con spese di viaggio o stallo.
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