Un accordo, due versioni, molti dubbi: l’intesa Ue-Usa sui dazi è più caos che altro

Bruxelles – Quello che c’è, quello che ancora manca e va definito, ma soprattutto come interpretare quello che è stato concordato. L’accordo su dazi raggiunto tra Stati Uniti ed Unione europea è un cantiere aperto. Concepito per dare certezza a operatori, mercati ed economia, finisce col generare dubbi e caos. Le note diffuse dalla Casa Bianca e dalla Commissione europea offrono due letture diverse dell’accordo, tra cose dette solo da una parte, mai menzionate dall’altra parte, e margini di interpretazione che in prospettiva possono rappresentare un ostacolo reale non solo per l’applicazione dell’intesa, ma ad una sua definitiva chiusura: data l’imprevedibilità del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di poter cambiare idee e regole del gioco. Intanto dall’1 agosto scatteranno i dazi del 15 per cento sulle merci Ue. Il resto dovrà essere chiarito in corso d’opera.
Natura dell’accordo e negoziati ulteriori, due versioni diverse
Si inizia con la natura dell’intesa raggiunta. Nella nota di accompagnamento prodotta dalla Commissione europea, si stabilisce chiaramente che “l‘accordo politico del 27 luglio 2025 non è giuridicamente vincolante“. E’ per questo che “oltre ad adottare le misure immediate assunte, l’Ue e gli Stati Uniti proseguiranno i negoziati, in linea con le rispettive procedure interne, per attuare pienamente l’accordo politico”. Questa precisazione non è presente nella dichiarazione della Casa Bianca. , dove non si fa riferimento a trattative ulteriori. Leggendo la versione americana il messaggio che passa è che il negoziato è chiuso, mentre gli europei sostengono il contrario.
Agrifood, liste diverse sui prodotti Usa in ingresso nell’Ue
Il settore agroalimentare è sensibile per entrambe le parti contraenti dell’intesa. Gli Stati Uniti ottengono l’impegno europeo a permettere l’ingresso all’interno del mercato unico in particolare per la carne di maiale e i prodotti lattiero-caseari statunitensi. Un elemento, questo, sbandierato in maniera ufficiale dall’amministrazione Trump, ma taciuto dai servizi della Commissione von der Leyen. L’esecutivo comunitario parla invece di “migliore accesso al mercato Ue per quantità limitate di prodotti ittici statunitensi” (merluzzo d’Alaska, salmone del Pacifico e i gamberetti), che “avvantaggia l’industria di trasformazione dell’Ue”.
Difesa, commesse americane su cui gli europei tacciono
Una grande differenza, forse una delle più vistose, quella relativa al settore delle difesa. “L‘Unione Europea ha accettato di acquistare ingenti quantità di equipaggiamento militare statunitense”, sostiene la Casa Bianca. La Commissione europea tace su questo punto, che non appare nella propria nota ufficiale. A chi chiede lumi, l’esecutivo comunitario fa sapere che la Commissione non può comprare in questo settore, di competenza degli Stati membri, e che quindi spetta ai governi nazionali comprare ciò che è riguarda sicurezza e difesa. Oltretutto funzionari europei sostengono che l’accordo in materia di commesse militari non rientri nell’intesa bilaterale Ue-Usa sui dazi ma risponda agli impegni assunti in sede Nato. Due versione contrastanti, su cui i margini di interpretazione e dubbi risultano piuttosto ampi.
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Investimenti negli Usa, Washington li dà per scontati Bruxelles invece ‘no’
Un’altra versione diversa dalla storia sull’accordo riguarda gli investimenti europei per 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti. La Casa Bianca li dà per scontati: “Entro il 2028, l’Ue realizzerà nuovi investimenti per 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti”. La formula utilizzata dalla Commissione europea per spiegare questo particolare elemento dell’accordo è invece più possibilista e meno categorica: “Le aziende dell’Ue hanno espresso interesse a investire almeno 600 miliardi di dollari (circa 550 miliardi di euro) in vari settori negli Stati Uniti entro il 2029“. Nella visione Ue non v’è alcuna certezza che questi investimenti alla fine raggiungeranno la cifra pattuita, perché il privato potrà essere incoraggiato a investire negli Stati Uniti, ma non costretto, e cambia anche l’orizzonte temporale.
E-commerce, idee diverse al riguardo
“Gli Stati Uniti e l’Unione Europea intendono affrontare le barriere commerciali digitali ingiustificate”, annunciano gli Stati Uniti. “L‘Unione Europea conferma che non adotterà né manterrà tariffe per l’utilizzo della rete. Inoltre, gli Stati Uniti e l’Unione Europea manterranno zero dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche”. Di ‘commercio digitale’ nella versione Ue non c’è traccia. Deve essere il portavoce al Commercio della Commissione europea, Olof Gill, a chiarire: “La dichiarazione della Casa Bianca afferma che abbiamo confermato che non adotteremo né manterremo tariffe di utilizzo della rete e che manterremo zero dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche. È corretto. Ma ciò non interferisce con le nostre regole o il nostro spazio normativo”. Vuol dire che “non cambiamo le nostre regole. Non tocchiamo il nostro diritto di regolamentare autonomamente lo spazio digitale”.
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