10 videogiochi che non meritavano 10/10

Agosto 3, 2025 - 07:30
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10 videogiochi che non meritavano 10/10

10 videogiochi che non meritano 10 su 10

Come ti posso descrivere 10 videogiochi che la critica ha osannato e che si sono rivelati un disastro clamoroso? C’è una sensazione che ogni videogiocatore conosce fin troppo bene. È un misto di attesa febbrile, fiducia cieca e, infine, un’amara, cocente delusione. Leggi le recensioni, vedi punteggi stellari, senti parlare di “capolavoro” e “gioco dell’anno”. Investi i tuoi soldi, il tuo tempo e le tue speranze. Avvii il gioco e, dopo qualche ora, ti ritrovi a fissare lo schermo con una domanda che ti tormenta: “Ma stiamo parlando dello stesso gioco?”.

Questo divario, questo abisso apparentemente incolmabile tra il verdetto della stampa specializzata e il sentimento della community, è uno dei fenomeni più affascinanti e controversi del nostro medium. Da un lato, critici che analizzano meccaniche, innovazione e direzione artistica; dall’altro, giocatori che vivono il prodotto, lo confrontano con le promesse del marketing e lo pesano sull'altare della propria passione per un franchise. https://youtu.be/FfDKDHMA14U

Oggi esploreremo dieci dei casi più eclatanti di questa dicotomia. Dieci titoli che, nonostante gli elogi della critica, hanno scatenato la furia, la delusione o il semplice disinteresse di milioni di giocatori, diventando simbolo di promesse infrante, lanci disastrosi o scelte di design profondamente sbagliate.

Overwatch 2 Il Sequel Che Ha Dimenticato la Sua Anima

Partiamo da uno dei casi più recenti e dolorosi. Overwatch 2 doveva essere l’evoluzione naturale di un fenomeno globale. Per anni, Blizzard ha promesso un sequel che avrebbe espanso l’universo del suo hero shooter con una massiccia e ambiziosa modalità PvE, completa di missioni narrative, alberi delle abilità e progressione dei personaggi. Era la risposta a tutto ciò che i fan del lore di Overwatch avevano sempre desiderato.

Il Verdetto della Stampa: Un'Evoluzione Brillante

Al momento del lancio, la critica si concentrò quasi interamente sul rinnovato comparto PvP. Il passaggio al formato 5 contro 5 venne accolto come una ventata d'aria fresca, capace di rendere le partite più dinamiche, leggibili e meno caotiche. Il gameplay, già solido, era stato ulteriormente rifinito. Le recensioni parlavano di un'evoluzione intelligente, di un sequel che, pur non stravolgendo la formula, la migliorava sotto quasi ogni aspetto. I voti furono altissimi, e Overwatch 2 venne presentato come un ritorno in grande stile. [caption id="attachment_1102185" align="alignnone" width="800"]10 videogiochi con foti folli per la critica 10 videogiochi che non meritano 10/10 schermata Overwatch 2[/caption]

La Furia dei Giocatori: Un Aggiornamento a Prezzo Pieno

Ma i giocatori non potevano ignorare l'elefante nella stanza. La tanto sbandierata modalità PvE, la vera giustificazione per quel "2" nel titolo, era sparita dai radar. Dopo mesi di silenzio, Blizzard confermò il peggio: la visione originale era stata cancellata. Ciò che restava era, a tutti gli effetti, un grande aggiornamento del primo Overwatch, ora free-to-play ma con un sistema di monetizzazione molto più aggressivo. Il battle pass e lo sblocco di nuovi eroi tramite grind o pagamento diretto sostituirono il vecchio sistema di loot box, che almeno permetteva di ottenere tutto giocando. I fan si sentirono traditi due volte: prima per la promessa infranta della campagna, poi per aver visto il loro gioco preferito "ucciso" e sostituito da un clone con meno contenuti e più microtransazioni. Il risultato fu un review bombing storico su Steam, che trasformò Overwatch 2 in uno dei giochi peggio valutati di sempre dalla community.

Curiosità: La rabbia per la cancellazione del PvE fu così intensa che il director del gioco, Aaron Keller, dovette pubblicare un lungo video di scuse, ammettendo che il team non era riuscito a mantenere la promessa fatta alla community.

Call of Duty: Black Ops 4 L'Anima Venduta al Battle Royale

Se Overwatch 2 ha deluso per aver rimosso una promessa futura, Call of Duty: Black Ops 4 lo ha fatto rimuovendo un pilastro del passato: la campagna single-player. Da anni, la campagna di Call of Duty era un appuntamento fisso, un'esperienza cinematografica adrenalinica che, per molti, giustificava l'acquisto tanto quanto il multiplayer.

Su 10 videogiochi che non meritavano 10/10 c'è solo un Pacchetto Multiplayer Robusto

Molti critici, pur notando l'assenza, la perdonarono in virtù di un'offerta multiplayer ritenuta eccezionale. Il gioco di Treyarch era un pacchetto tre-in-uno: il classico multiplayer frenetico e rifinito, una modalità Zombi espansa e ricca di segreti, e l'introduzione di Blackout, il primo vero Battle Royale della saga. Blackout, in particolare, fu lodato per la sua mappa gigantesca, il gunplay solido di Call of Duty e un'identità che lo distingueva dai concorrenti come Fortnite. La valutazione generale fu che, nonostante la mancanza, il gioco offriva comunque un valore enorme.

Dov'è la Mia Campagna?

La community non fu dello stesso avviso. Per milioni di giocatori, la campagna non era un extra, ma una parte fondamentale dell'esperienza. Pagare il prezzo pieno per un gioco privo di una delle sue modalità principali fu visto come un insulto. La percezione fu quella di un prodotto mutilato, un tentativo frettoloso di capitalizzare sulla moda dei Battle Royale, sacrificando una tradizione decennale. Molti si chiesero perché un gioco con meno contenuti dovesse costare come i suoi predecessori. Black Ops 4, seppur divertente nel suo multiplayer, lasciò un segno indelebile, rappresentando il momento in cui la saga sembrò voltare le spalle a una fetta importante del suo pubblico.

Curiosità: Inizialmente, una campagna era in sviluppo. Secondo alcune indiscrezioni, doveva essere una modalità cooperativa 2v2 con una struttura ambiziosa, ma fu cancellata a metà produzione per problemi di tempistiche, costringendo il team a concentrarsi interamente sul multiplayer.

Final Fantasy XIII Il Simulatore di Corridoi tra i 10 videogiochi

Torniamo all'era PlayStation 3, quando l'attesa per un nuovo Final Fantasy su console HD era quasi messianica. Final Fantasy XIII doveva essere la dimostrazione della potenza della nuova generazione, un JRPG che avrebbe ridefinito il genere. E per la critica, in gran parte, ci riuscì. [caption id="attachment_1102186" align="alignnone" width="800"]10 videogiochi che non meritano voto 10 Final Fantasy XIII wallpaper per 10 videogiochi che non meritano voto 10[/caption]

Il Verdetto della Stampa: Un Trionfo Tecnico e Narrativo
Le recensioni furono entusiastiche. La grafica era sbalorditiva, un vero spettacolo per gli occhi che spingeva l'hardware al limite. La colonna sonora era magistrale, e il sistema di combattimento "Paradigm Shift" veniva lodato per la sua profondità strategica e il suo ritmo incalzante, un'evoluzione coraggiosa rispetto ai classici combattimenti a turni. La storia, sebbene complessa, era considerata epica e matura. Molti lo definirono un capolavoro, un punto di svolta per la saga.

La Furia dei Giocatori: Prigionieri della Linearità
Ma i fan di lunga data si trovarono di fronte a un'amara sorpresa. Il gioco fu rapidamente ribattezzato "il simulatore di corridoi". Per le prime 20-25 ore, l'esperienza consisteva nel camminare lungo stretti sentieri lineari, senza alcuna possibilità di esplorazione, senza città da visitare, senza NPC con cui interagire al di fuori della trama principale. La libertà, un elemento cardine di ogni Final Fantasy, era stata completamente sacrificata in nome di una narrazione cinematografica che non lasciava spazio al giocatore. Solo nelle fasi finali il gioco si apriva in un'area più vasta, ma per molti era troppo tardi. La delusione fu così forte da creare una frattura tra i fan, con una parte che difendeva la visione artistica e un'altra che la considerava un tradimento dell'essenza stessa della saga.

Curiosità: Il gioco ha avuto uno sviluppo travagliato. Inizialmente concepito per PlayStation 2, il progetto fu spostato su PS3, costringendo il team a creare da zero un nuovo motore grafico, il Crystal Tools. Questo ha assorbito enormi risorse, lasciando poco tempo per costruire un mondo di gioco vasto e interattivo.

Pokémon Spada e Scudo Il Dexit Che Fece Infuriare il Mondo

"Gotta Catch 'Em All". Per oltre vent'anni, questo è stato il mantra di Pokémon. Un patto non scritto tra Game Freak e i suoi fan. Con Pokémon Spada e Scudo, il primo capitolo principale su console domestica, quel patto è stato infranto, e la reazione è stata nucleare.

Il Verdetto della Stampa: Un'Avventura Solida e Godibile

La critica ha visto il bicchiere mezzo pieno. La nuova regione di Galar era affascinante, le meccaniche Dynamax aggiungevano uno strato di spettacolarità ai combattimenti e l'introduzione delle Terre Selvagge, seppur imperfetta, era un primo passo verso un mondo più aperto. Il gioco era divertente, accessibile e pieno di quel fascino che solo Pokémon sa offrire. Un buon punto di partenza per la serie su Switch, conclusero molti recensori. [caption id="attachment_1102187" align="alignnone" width="800"]10 videogiochi che hanno floppato 10 videogiochi che hanno floppato schermata Pokemon Spada e Scudo[/caption]

La Furia dei Giocatori: #BringBackNationalDex

I fan, invece, non riuscirono a superare lo shock del "Dexit". La decisione di tagliare centinaia di Pokémon dalle generazioni precedenti, rendendo impossibile completare il Pokédex Nazionale per la prima volta nella storia, fu vista come un atto di pigrizia e una mancanza di rispetto. L'hashtag #BringBackNationalDex divenne virale in tutto il mondo.

Le giustificazioni di Game Freak, che parlava di "modelli di alta qualità" e "bilanciamento", furono smontate dai fan che trovarono nel codice di gioco prove di modelli e animazioni riciclate dai capitoli per 3DS. La grafica, considerata da molti al di sotto degli standard di Switch, e una trama eccessivamente semplice non fecero che gettare benzina sul fuoco. Spada e Scudo vendettero milioni di copie, ma per una parte significativa della fanbase rappresentano ancora oggi una delle più grandi delusioni della serie.

Curiosità: La controversia del Dexit portò a un fenomeno quasi unico: i fan delusi iniziarono a promuovere attivamente giochi concorrenti come Temtem, sperando di mandare un messaggio forte a Game Freak e The Pokémon Company.

Diablo IV: Dall'Apice all'Abisso in una Sola Patch

Il lancio di Diablo IV è stato un evento quasi perfetto. Dopo la controversa parentesi "cartoonesca" di Diablo III, Blizzard sembrava aver finalmente ascoltato i fan, tornando alle atmosfere cupe e gotiche che avevano reso celebre il secondo capitolo.

Il Verdetto della Stampa: Il Ritorno del Re

La critica fu unanime: Diablo IV era un trionfo. L'ambientazione di Sanctuarium non era mai stata così oscura e affascinante. Il gameplay era viscerale, soddisfacente, un perfetto mix tra la profondità di Diablo II e la fluidità del III. La campagna, con la sua antagonista carismatica Lilith, era considerata la migliore della saga. Le recensioni parlavano di un ritorno in grande stile, un gioco destinato a dominare la scena degli Action RPG per anni. [caption id="attachment_1102188" align="alignnone" width="800"]10 videogiochi che non meritano 10 su 10 Wallpaper di Diablo IV per articolo 10 videogiochi che non meritano 10 su 10[/caption]

La Furia dei Giocatori: La Morte dell'Endgame

E per le prime settimane, anche i giocatori erano d'accordo. Ma poi arrivò l'endgame. Una volta completata la splendida campagna, il gioco si rivelava sorprendentemente vuoto. Un ciclo ripetitivo di dungeon con layout quasi identici e un sistema di loot poco gratificante. Ma la vera catastrofe avvenne con la Patch 1.1, poco prima dell'inizio della prima stagione. Invece di risolvere i problemi, Blizzard "nerfò" pesantemente tutte le classi e build più popolari, rallentando drasticamente la progressione e rendendo il gioco, a detta di molti, una fatica noiosa. La community si sentì punita per aver trovato modi divertenti di giocare. I forum e i social esplosero di proteste, e il gioco, che poche settimane prima era sulla cresta dell'onda, vide un esodo di massa di giocatori delusi, che ancora oggi faticano a ritrovare la fiducia.

Street Fighter V nei 10 videogiochi che non meritano 10/10

Nel 2016, il re dei picchiaduro era pronto a tornare. Street Fighter V prometteva di portare la leggendaria saga in una nuova era, con una grafica spettacolare e un gameplay rifinito per la scena competitiva. E la critica, concentrandosi proprio su quest'ultimo aspetto, ne fu conquistata.

Il Verdetto della Stampa: La Perfezione Competitiva

Per i recensori e i giocatori professionisti, il gameplay di Street Fighter V era quasi perfetto. Il sistema dei V-Trigger aggiungeva una profondità strategica enorme, le meccaniche erano bilanciate e il feeling dei combattimenti era eccezionale. Venne descritto come una base solidissima su cui costruire il futuro del genere e della scena eSport.

La Furia dei Giocatori: Dov'è il Resto del Gioco?

Il problema era che, al di fuori di quella base, non c'era quasi nulla. I giocatori che acquistarono il gioco a prezzo pieno si trovarono di fronte a un'offerta di contenuti scheletrica. Mancava la modalità Arcade, un'eresia per un picchiaduro. Mancava una vera modalità storia. Il roster era limitato e, soprattutto, i server online erano così instabili da rendere le partite un incubo. Capcom aveva chiaramente lanciato un prodotto incompleto per rispettare le scadenze del Capcom Pro Tour, ma questo non consolò i giocatori che si sentirono derubati. Il gioco venne etichettato come una "early access a pagamento", e ci vollero anni di aggiornamenti e nuove edizioni (Arcade Edition, Champion Edition) per trasformarlo finalmente nel gioco completo che avrebbe dovuto essere fin dal primo giorno.

Curiosità: Inizialmente, per sbloccare i personaggi DLC con la valuta di gioco (Fight Money) era necessario un grind estenuante. Questo, unito alla mancanza di contenuti single-player per guadagnare tale valuta, fu una delle principali cause della rabbia della community.

Halo 5: Guardians: La Caccia alla Verità... e alla Trama

L'intera campagna marketing di Halo 5: Guardians era basata su un concetto potentissimo: "Hunt the Truth". Master Chief, l'eroe per eccellenza, era diventato un disertore? Lo Spartan Locke sarebbe riuscito a fermarlo? L'hype per questo scontro tra leggende era palpabile.

Il Verdetto della Stampa: Multiplayer da Campioni

Ancora una volta, la critica si concentrò su ciò che funzionava meglio: il multiplayer. Veloce, moderno, con l'introduzione della modalità su larga scala Warzone, fu universalmente lodato come uno dei migliori della serie. Il gameplay era reattivo e divertente, un perfetto terreno di gioco per la competizione.

La Furia dei Giocatori: Una Campagna Senza Eroe

Peccato che la campagna fosse una delle più grandi delusioni nella storia del franchise. La tanto pubblicizzata caccia all'uomo si rivelò essere una trama secondaria. Il giocatore passava la maggior parte del tempo nei panni del poco carismatico Locke e del suo team, mentre Master Chief appariva solo per poche missioni. Il confronto diretto tra i due era una breve cutscene. I fan si sentirono traditi dal marketing e delusi da una storia che sembrava più un prologo per eventi futuri che un capitolo conclusivo. Aggiungiamo la rimozione dello split-screen, una caratteristica sacra per chi era cresciuto giocando ad Halo con gli amici sul divano, e il quadro del disastro è completo.

Deathloop: Il Capolavoro Ripetitivo

Deathloop di Arkane Studios è il perfetto esempio di come un'idea geniale sulla carta possa dividere. La critica lo ha incoronato "Gioco dell'Anno", un capolavoro di design, stile e innovazione. Un time loop in cui eliminare otto bersagli in un solo giorno, usando la conoscenza acquisita in ogni ciclo.

Il Verdetto della Stampa: Un Puzzle Perfetto

I recensori hanno amato la struttura da "puzzle game investigativo", l'incredibile direzione artistica ispirata agli anni '60 e il gameplay che fondeva l'azione di uno sparatutto con le abilità stealth di Dishonored. Un'esperienza unica e indimenticabile.

La Furia dei Giocatori: Un'Illusione di Libertà

Molti giocatori, tuttavia, hanno trovato l'esperienza molto meno libera di quanto promesso. Il gioco, invece di lasciare il giocatore sperimentare, lo guida passo dopo passo verso la soluzione del loop. L'intelligenza artificiale dei nemici è stata criticata per essere estremamente basilare, eliminando gran parte della sfida e del brivido dell'infiltrazione. Una volta compreso il meccanismo, la ripetitività prendeva il sopravvento, trasformando un'idea brillante in una checklist da completare. Un gioco stiloso e divertente, ma che per molti non ha mantenuto la promessa di un vero sandbox emergente.

Artifact: Il Gioco di Carte Nato per Morire

A volte, un gioco non delude soltanto, ma fallisce in modo così spettacolare da diventare leggenda. Questo è il caso di Artifact, il tentativo di Valve di entrare nel mondo dei giochi di carte, forte del creatore di Magic e dell'universo di Dota 2.

Il Verdetto della Stampa: Profondità Senza Precedenti

La critica ne lodò l'incredibile complessità. Il sistema a tre corsie, che simulava una partita di Dota, era una sfida intellettuale enorme, un gioco per veri strateghi.

La Furia dei Giocatori: Un Casinò Travestito da Gioco

Il problema fu il suo modello economico, universalmente definito predatorio. Bisognava comprare il gioco, comprare i pacchetti di carte (non c'era modo di guadagnarli giocando) e pagare biglietti per partecipare ai tornei. Era un sistema "pay-to-win" che allontanò immediatamente la quasi totalità dei giocatori. La base utenti crollò del 95% nel giro di due mesi. Valve tentò un reboot, "Artifact 2.0", ma alla fine gettò la spugna, rendendo il gioco gratuito e abbandonandone lo sviluppo. Un fallimento colossale.

Dragon Age: The Veilguard: L'Identità Perduta

Concludiamo con il caso più recente, Dragon Age: The Veilguard. Dopo un'attesa decennale, i fan si aspettavano un ritorno alle origini dark-fantasy della saga.

Il Verdetto della Stampa (Anteprime): Promettente e Divertente

Le anteprime dei giornalisti hanno parlato di un combat system action reattivo e divertente e di un cast di personaggi eccezionale, suggerendo un gioco di alta qualità.

La Furia dei Giocatori (Prime Impressioni): Non è Più Dragon Age

La reazione della community ai primi trailer è stata di shock. L'estetica colorata e quasi "cartoonesca", unita a un tono più leggero e a un gameplay action, è stata vista come un tradimento. Molti fan temono che la profondità tattica e le atmosfere cupe e mature siano state sacrificate per inseguire un pubblico più vasto, trasformando il gioco in qualcosa che non assomiglia più al Dragon Age che amavano. Un caso emblematico di come un cambio di direzione artistica possa alienare una fanbase ancora prima del lancio.

Due Mondi a Confronto

Questi dieci esempi ci insegnano una lezione fondamentale: critica e pubblico non sempre guardano nella stessa direzione. Un critico può premiare l'innovazione tecnica o un design audace, mentre un giocatore può sentirsi tradito dalla mancanza di contenuti o da un cambiamento che snatura l'anima di un franchise amato. L'hype generato dal marketing può creare aspettative irrealistiche che si scontrano con la dura realtà del prodotto finale.

Alla fine, un gioco non è solo la somma delle sue parti meccaniche, ma un'esperienza emotiva. E quando quell'esperienza delude, nessuna recensione da 10/10 potrà mai cambiare il sentimento di una community ferita.

E tu? Qual è stato il tuo più grande "tradimento" videoludico? Quale gioco osannato dalla critica ti ha lasciato con l'amaro in bocca? Faccelo sapere nei commenti!

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Redazione Redazione Eventi e News