Agenzia delle Entrate sotto la lente: una comunicazione su cinque è sbagliata

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Il rapporto Mef fotografa l’attività dell’Agenzia delle Entrate e di quella della Riscossione nel 2024: obiettivi raggiunti, incassi in aumento, ma persistono criticità tra errori (una comunicazione su cinque risulta sbagliata) e crediti difficilmente recuperabili
È quanto emerge dal rapporto annuale del Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’attività svolta dall’Agenzia delle Entrate e dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Il documento, che valuta le performance degli enti nell’anno appena trascorso, restituisce un quadro fatto di luci e ombre: da una parte si evidenzia il buon funzionamento della macchina fiscale in termini di efficienza e incassi, dall’altra restano nodi strutturali legati a errori nelle comunicazioni, difficoltà di recupero del credito e un ingente “magazzino” di cartelle esattoriali inevase.
Agenzia delle Entrate sotto la lente: una comunicazione su cinque è sbagliata
Nel 2024, quasi una comunicazione fiscale su cinque inviata dall’Agenzia delle Entrate è risultata errata. Un dato che non può essere liquidato come una semplice anomalia statistica, ma che rappresenta un vero e proprio campanello d’allarme sulla qualità e l’affidabilità delle attività di controllo automatizzato condotte dall’amministrazione finanziaria.
A certificare questa criticità è il ricorso sempre più frequente all’autotutela, lo strumento con cui l’Agenzia può correggere o annullare d’ufficio gli atti emessi nei confronti dei contribuenti senza che questi debbano avviare un contenzioso. Nel dettaglio, il 19,36% delle comunicazioni derivanti dal controllo automatizzato delle dichiarazioni dei redditi è stato oggetto di rettifica (per l’11,15% dei casi) o di annullamento totale (per l’8,21%), spesso a seguito di segnalazioni da parte dei cittadini, CAF o professionisti.
Il quadro diventa ancora più critico se si allarga lo sguardo agli atti del Registro — ad esempio le liquidazioni di imposta su compravendite, donazioni, successioni — dove gli accertamenti annullati hanno raggiunto il 13,5%, in aumento rispetto all’anno precedente. In particolare, è aumentata la percentuale degli accertamenti completamente annullati, con una crescita del 23% rispetto al 2023. Ciò si traduce in oltre 20 milioni di euro di imposte che erano state indebitamente richieste ai contribuenti e che sono state poi cancellate.
Anche gli atti rettificati parzialmente sono in crescita: l’1,04% nel 2024 contro lo 0,95% dell’anno precedente. A prima vista potrebbe sembrare un valore marginale, ma applicato su scala nazionale e su milioni di atti emessi, indica un volume rilevante di errori che si riflette su tempo perso, oneri burocratici e sfiducia nel sistema.
Le cause degli errori: automatismi, banche dati incomplete e carichi di lavoro
Gran parte degli errori ha origine nei processi automatizzati di controllo delle dichiarazioni, dove gli algoritmi dell’Agenzia incrociano i dati dichiarati dai contribuenti con quelli in possesso dell’amministrazione finanziaria. Tuttavia, queste procedure — sebbene efficienti in termini di rapidità — si basano su banche dati che spesso non dialogano in modo ottimale, o su informazioni che non sono sempre aggiornate o correttamente interpretate dal sistema.
Ad esempio, non sono rari i casi in cui vengono inviate richieste di pagamento per imposte già versate, omissioni inesistenti o duplicazioni di debiti già saldati, con l’onere che ricade sul cittadino, costretto a difendersi e a dimostrare la correttezza del proprio operato.
Un altro elemento non trascurabile è la carenza di personale negli uffici dell’Agenzia, che spesso comporta una minore attenzione nei controlli manuali e un eccessivo affidamento agli automatismi, che non sono infallibili.
Controlli più mirati, ma carenze di personale
Il 2024 ha visto un’intensificazione delle attività di audit, soprattutto nelle direzioni territoriali. Sono stati eseguiti complessivamente 1.112 interventi di verifica tra audit interni, esterni e controlli di cassa. Tuttavia, non tutte le regioni sono riuscite a rispettare gli obiettivi a causa della carenza di organico o dell’assorbimento di risorse in attività straordinarie, come accaduto nel Lazio.
Crescono gli incassi, migliora l’efficienza
Sul fronte della riscossione, i risultati sono positivi: al 31 dicembre 2024, le entrate riscosse hanno raggiunto quota 599,9 miliardi di euro, con un costo di gestione di soli 47 centesimi ogni 100 euro recuperati, in calo rispetto ai 65 centesimi dell’anno precedente. L’efficienza operativa è quindi in netto miglioramento.
L’Agenzia ha superato tutti gli obiettivi strategici stabiliti per il triennio 2024-2026, ottenendo il 100% della quota incentivante prevista dalla Convenzione. Particolarmente significativi i risultati nelle aree della prevenzione degli inadempimenti fiscali e del contrasto all’evasione.
Riscossioni record, ma resta un “magazzino” da oltre 1.200 miliardi
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha raggiunto un traguardo importante: nel 2024 ha incassato 16 miliardi di euro, superando del 29% il target minimo previsto. Di questi, 10,6 miliardi provengono da riscossioni ordinarie, in forte crescita rispetto agli anni precedenti.
Eppure, il “magazzino” dei crediti non ancora riscossi continua a rappresentare un problema strutturale. A fine anno, ammontava a 1.274,5 miliardi di euro, con un incremento rispetto ai 1.207 miliardi del 2023. Di queste somme, circa il 40% è considerato praticamente irrecuperabile: si tratta di debiti riconducibili a soggetti falliti, deceduti, o privi di patrimonio secondo l’Anagrafe tributaria. Altri 51,7 miliardi risultano sospesi per effetto di provvedimenti giudiziari o per l’adesione alla “rottamazione-quater”. Solo su una porzione più ristretta, pari a circa 102 miliardi, le azioni di recupero potrebbero essere ancora efficaci.
Le novità legislative: verso una gestione più snella
Per affrontare l’enorme mole di crediti inesigibili, il governo ha varato una riforma della riscossione con il decreto legislativo 110/2024, poi confluito nel decreto 35/2025. Tra le novità più rilevanti, l’introduzione del “discarico automatico” dopo cinque anni dall’affidamento e del “discarico anticipato” in presenza di specifiche condizioni. Inoltre, una Commissione ad hoc sarà incaricata di analizzare il magazzino pregresso (2000-2024) e proporre al MEF eventuali misure di riduzione.
Rateazioni rapide e meno ricorsi
Anche sul piano dei servizi ai contribuenti, i numeri sono incoraggianti. Quasi 2 milioni di domande di rateizzazione sono state accolte nel 2024, con un tasso di evasione delle pratiche entro 10 giorni pari al 97,6%, grazie alla digitalizzazione dei servizi.
Altro dato rilevante riguarda il contenzioso: su oltre 20 milioni di atti notificati, solo lo 0,4% è stato contestato in sede giudiziaria, ben al di sotto della soglia massima dell’1% fissata come obiettivo.
Il rapporto del Mef
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