Al cardinale Parolin il premio “Path to Peace”. L’impegno per l’Ucraina

Maggio 24, 2025 - 08:00
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Al cardinale Parolin il premio “Path to Peace”. L’impegno per l’Ucraina
Impegno per la pace in Ucraina. “Sono profondamente onorato di ricevere il Path to Peace Award” e lo “accetto a nome della Santa Sede e, soprattutto, a nome della Segreteria di Stato, che lavora instancabilmente per e a nome del Romano Pontefice per promuovere la pace e la giustizia nel nostro mondo”. Con queste parole il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin a New York ha accolto il premio consegnatogli dalla Fondazione Path to Peace, istituita nel 1991 dall’allora arcivescovo Renato Raffaele Martino, quando era osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. “L’onore conferito trascende il personale e incarna lo spirito di collaborazione che e’ alla base della nostra sacra missione in un mondo che grida alla guarigione e alla riconciliazione”, ha detto Parolin, riferisce Vatican News. E ha ricordato in proposito che al cuore della missione della Santa Sede c’è il percorso tracciato dai vari Successori di Pietro in favore di un mondo senza conflitti. In questo 2025 in cui si celebra il sessantesimo anniversario della visita di san Paolo VI all’Onu, il trentesimo della seconda visita di San Giovanni Paolo II, e il decennale del discorso di Papa Francesco all’Assemblea generale, Parolin ha sottolineato come “ogni Pontefice, nel suo tempo, ha gettato una luce sul cammino verso un mondo piu’ giusto e pacifico, offrendo una saggezza che trascende i confini”. 
Monsignor Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Foto: Vatican News

Impegno per l’Ucraina

In Ucraina “una tragica guerra di cui purtroppo non si vede ancora la fine”, ha evidenziato il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, presiedendo nella Basilica di San Pietro l’ordinazione episcopale del nunzio apostolico in Bielorussia, monsignor Ignazio Ceffalia. Il cardinale Parolin ha fatto riferimento alle sfide che attendono il nuovo nunzio in Bielorussia “di natura politica e socio economica ma anche religiosa per i rapporti con i nostri fratelli ortodossi“. Senza dimenticare le “tensioni regionali e continentali legate alla tragica guerra in corso in Ucraina di cui non si vede purtroppo ancora la fine“. La Santa Sede, sotto la guida di Leone XIV, si impegna a lavorare al fianco dei rappresentanti delle nazioni “per promuovere la dignita’ umana, proteggere i vulnerabili e costruire ponti dove altrimenti potrebbe prevalere la diffidenza”, ha sottolineato il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, in un discorso alle Nazioni Unite di New York, durante un ricevimento in occasione dell’elezione del Papa organizzato dall’osservatore permanente, monsignor Gabriele Caccia, già assessore della Segreteria di Stato nel pontificato di San Giovanni Paolo II (negli anni soprattutto del no alle guerre in Iraq e nei richiami sui rischi di una visione unilaterale del capitalismo) e poi nunzio nel martoriato Libano e nelle cattolicissime Filippine. Secondo Parolin, prima favorito alla successione di Francesco e poi grande elettore di Prevost, l’inizio di un nuovo Pontificato rappresenta un’opportunità “di rinnovamento, non solo per i cattolici ma per tutti coloro che cercano un mondo di maggiore giustizia, solidarietà e pace”.
card. Pietro Parolin (foto: Vatican Media)

Appello all’Onu

Il porporato vicentino auspica che la Santa Sede e i rappresentanti delle nazioni possano andare “avanti insieme, ispirati dalla speranza e dalla visione di Papa Leone”, che gia’ “nei suoi primi giorni da Successore di Pietro, ha confermato l’impegno della Santa Sede.  segretario di Stato ha auspicato al Palazzo di Vetro, che la diplomazia vaticana e quella composita mondiale possano insieme “rispondere all’appello del Santo Padre e diventare chi semina la pace che durerà nella storia, non chi mietera’ vittime”, come richiesto venerdi’ scorso da Leone XIV nel suo primo incontro con i 184 diplomatici accreditati in Vaticano da altrettanti paesi.Si tratta, ha spiegato Parolin citando l’importante discorso di Prevost, di costruire una diplomazia dell’incontro in un mondo “segnato da divisioni, conflitti e problemi globali urgenti – dal cambiamento climatico alle migrazioni, all’intelligenza artificiale”. Papa Leone, ha scandito il segretario di Stato, “ci chiama ad abbracciare una diplomazia dell’incontro”. Questo significa una diplomazia “che ascolta con umilta’, agisce con compassione e cerca il bene comune sopra ogni cosa”. Da parte sua, dunque, ha assicurato il cardinale, “la Santa Sede riafferma il suo incrollabile sostegno alla missione delle Nazioni Unite” perche’ sia “un forum dove gli Stati si impegnano nel dialogo, facendo emergere le voci dei loro popoli, e dove si forgiano le soluzioni alle piu’ grandi sfide dell’umanita’”. Il Vaticano, conclude il segretario di Stato, riconosce inoltre il ruolo importante dei diplomatici e rappresentanti delle nazioni nel “tessere il tessuto della cooperazione internazionale” e “promuovere la pace e la giustizia, spesso di fronte a grandi complessita’”. La Santa Sede, anche in linea con il Papa, vuole continuare a contribuire a questa missione, offrendo “la sua voce morale in difesa dei poveri e dei bisognosi, e nel perseguimento della pace e dello sviluppo umano integrale”

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