Finanza sostenibile? L’Ue lascia aperti pericolosi varchi a petrolio, gas e armi

Finanza sostenibile? Il passo indietro è non solo sulla questione delle cosiddette «armi controverse». Anche sui combustibili fossili l’Unione europea ora ha assunto una posizione più morbida rispetto agli impegni assunti nella passata legislatura. Già, perché oltre alle «semplificazioni» impresse sulla rendicontazione e la dovuta diligenza aziendale e oltre il pacchetto di misure che vanno a influire sulla legislazione ambientale nei settori delle emissioni industriali, dell’economia circolare, delle valutazioni ambientali e dei dati geospaziali, tra Bruxelles e Strasburgo l’anno si chiude infatti con un’altra decisione di non poco conto: la Commissione europea ha proposto una serie di modifiche al regolamento sulla finanza sostenibile, Sustainable finance disclosure regulation (Sfdr), che aprono una serie varchi a settori che sono tutt’altro che sostenibili dal punto di vista ambientale e non solo.
Se nei giorni scorsi il nostro giornale ha segnalato che col nuovo Programma europeo per la difesa solo quattro armi saranno bollate come «insostenibili», ora la nuova proposta avanzata dai vertici europei consente di far rientrare tra i finanziamenti «sostenibili» anche quelli riguardanti aziende che producono e commercializzano armi che «controverse» non lo sono più soltanto sulla carta. Nei giorni scorsi infatti il Parlamento europeo ha approvato, con una ormai sempre più frequente maggioranza formata da Partito popolare europeo e gruppi di estrema destra, una modifica ai parametri di riferimento della finanza sostenibile che fa rientrare tra le categorie ammesse anche armi fino al mese scorso definite «controverse». Come ad esempio - ha denunciato il gruppo di sinistra all’Europarlamento Left - armi incendiarie, a frammenti non rilevabili, laser accecanti, munizioni all’uranio impoverito, sistemi d’arma autonomi letali.
Il problema è che nel presentare la sua proposta, la Commissione Ue ha affermato che la definizione di «armi controverse» va chiarita e semplificata «poiché i trattati e le convenzioni internazionali pertinenti di cui gli Stati membri sono parti non fanno riferimento alle armi controverse, ma piuttosto alle armi proibite». E questa modifica lessicale è ciò che ha aperto i varchi di cui si diceva ai finanziamenti Esg riguardo le aziende di armi.
Ma il problema riguarda anche i combustibili fossili. Con l’obiettivo sempre di semplificare, Bruxelles ha proposto le modifiche del regolamento sulla finanza sostenibile Sfdr perché «l’attuale quadro regolatorio produce informative troppo lunghe e complesse, rendendo difficile per gli investitori comprendere e confrontare le caratteristiche ambientali o sociali dei prodotti finanziari». Dunque, per una «maggiore trasparenza», la Commissione europea ha cambiato una serie di articoli del regolamento Sfdr centrando tutto su tre categorie di prodotti. La prima: prodotti finanziari «sostenibili», quelli cioè si pongono obiettivi di sostenibilità. La seconda: prodotti finanziari di «transizione». La terza: quelli che si muovono con un approccio «Esg basics» secondo i consolidati criteri ambientale, sociale e di governance.
Ed ecco il punto: se fino ad ora il regolamento europeo sulla divulgazione di informazioni sulla finanza sostenibile interveniva in maniera serrata sui combustibili fossili, ora con la presenza delle tre categorie si lascia la porta aperta, oltre che alle armi non-«proibite», anche a gas e petrolio. I due, insieme al carbone, sono esclusi dai finanziamenti «sostenibili» e di «transizione», e però sono ammessi nella categoria Esg, da cui sono esclusi solo i finanziamenti in aziende e progetti che prevedano il contributo del carbone. Un contributo, del resto, attualmente ampiamente minoritario in Europa, contrariamente invece al ruolo che ancora giocano nell’economia europea il gas e il petrolio.
Tra l’altro, come denuncia l’associazione Reclaim finance, una prima versione della proposta trapelata da Bruxelles lasciava ancora più il campo aperto ai combustibili fossili, ed è stata modificata soltanto dopo che 120 organizzazioni, esperti e rappresentanti del settore finanziario hanno lanciato un appello affinché il testo sancisse la preclusione per i progetti riguardanti petrolio, gas e carbone. Denuncia ora l’associazione ambientalista: «La categoria “Esg” ora esclude le compagnie del carbone, ma non ha alcuna esclusione per quanto riguarda il settore petrolifero e del gas, creando il rischio che gli investitori siano fuorviati in quanto potrebbero presumere che questa categoria fornisca tali garanzie ambientali minime».
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