Cinghiali e aree protette in Toscana, il proxy del grufolamento

Agosto 6, 2025 - 03:30
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Cinghiali e aree protette in Toscana, il proxy del grufolamento

Lo studio “Rooting as indicator of wild boar density: environmental drivers and spatial variation across protected areas”, pubblicato su Ecological Indicators da Martina Calosi, Niccolò Fattorini, Rosa Maria Di Biase, Agnese Marcelli, Caterina Pisani, Chiara Gabbrielli, Sonia Aleotti, Mattia Galdangelo e Francesco Ferretti dell’università di Siena, ha individuato i principali fattori ambientali che influenzano l’intensità del “grufolamento” - il rivoltamento del suolo alla ricerca di cibo - del cinghiale in un campione di aree protette della Toscana: Parco regionale della Maremma; riserve naturali di Acquerino-Cantagallo; Alpe della Luna; Alto Merse; Basso Merse; Foresta di Berignone; Foresta di Monterufoli e Caselli; Monte Penna e Sasso di Simone.

I ricercatori senesi evidenziano che «In determinate condizioni, tale attività di scavo tipica del cinghiale può produrre conseguenze negative sulle comunità biologiche; per esempio, se questa avviene a carico di specie animali o vegetali rare o protette può minacciarne la conservazione o può portare alla degradazione di habitat delicati. Lo studio mostra come l’impatto locale di questa specie, che può formare gruppi anche numerosi, sia principalmente amplificato da condizioni elevate di densità della popolazione. Tuttavia, l’intensità del “grufolamento” è attenuata in aree caratterizzate da elevata eterogeneità ambientale, dove probabilmente la varietà di risorse alimentari riduce la necessità di ricercare cibo sotto terra. Inoltre, questo comportamento è limitato dalla pendenza e dalla rocciosità del terreno, che rendono più difficile l’attività di scavo, ed è favorito dalla presenza di strade forestali, che presumibilmente agevolano gli spostamenti dei cinghiali».

Dallo studio, condotto nell’ambito delle attività finanziate dal progetto PNRR National Biodiversity Future Center (NBFC), e con il contributo di Regione Toscana, Ente Parco Regionale della Maremma e Tuscany Environment Foundation (TEF), emerge che l'attività di radicamento non è influenzata dalla densità della popolazione umana all'interno dell'areale domestico del cinghiale, mentre aumenta in prossimità della strada o della ferrovia più vicina, sebbene con un effetto relativamente debole. Per i ricercatori questo conferma che «Il cinghiale potrebbe sfruttare le caratteristiche artificiali come le strade forestali per spostamenti più economici, più facili e veloci tra i siti di riposo e di foraggiamento».

le zone di studio sono tutte in aree protette, con una densità di popolazione umana molto bassa (0,1 – 3,8 abitanti/km2), mentre le strade seguono prevalentemente piste forestali, per lo più hanno un accesso limitato ai veicoli, quindi con traffico veicolare è minimo e lo studio evidenzia che «Le strade potrebbero essere percepite come corridoi sicuri che facilitano gli spostamenti, in particolare durante la notte, quando le persone sono assenti. Studi precedenti hanno dimostrato che le attività umane, come le pratiche agricole e ricreative intensive (ad esempio, l'escursionismo o la caccia), possono alterare il comportamento del cinghiale e l'uso dell’habitat. Tuttavia, la flessibilità comportamentale del cinghiale potrebbe consentire a questo suide di modificare i suoi modelli di attività temporale in risposta alle pressioni umane, ad esempio foraggiando vicino alle strade durante la notte. Ricerche future dovranno analizzare i modelli di attività dei cinghiali in relazione alla vicinanza agli insediamenti umani per far luce su questa possibilità».

Lo studio fornisce approfondimenti sui fattori ambientali che determinano il grufolamento dei cinghiali durante la tarda primavera e l'inizio dell'estate nelle aree protette del Mediterraneo e i ricercatori evidenziano tre punti conclusivi: «Primo, i nostri risultati supportano l'idea che il grufolamento, sia a scala locale che spaziale più ampia, possa essere utilizzato come indicatore efficace delle variazioni nella densità dei cinghiali. Questo risultato suggerisce che le stime dell'impatto del grufolamento, se standardizzate e condotte nella stessa stagione, possono fungere da proxy affidabile ed economico per valutare la variazione all'interno dell'area e tra gli anni delle densità dei cinghiali. Questa scoperta supporta anche strategie di gestione volte a controllare le densità di popolazione per mitigare l'impatto dei cinghiali sugli habitat. Tuttavia, la relazione densità-impatto osservata era condizionata dalle due scale spaziali di grufolamento valutate, il che richiede future indagini condotte lungo un gradiente di scala.Secondo, i risultati sottolineano il ruolo della diversità paesaggistica come potenziale cuscinetto contro l'impatto dei cinghiali attraverso il grufolamento. Di conseguenza, strategie che promuovono o ripristinano la diversità degli ecosistemi potrebbero fungere da approccio indiretto per ridurre la pressione dei cinghiali sugli habitat. Terzo, forniamo un quadro per produrre mappe predittive potenzialmente utili per identificare le aree più a rischio negli habitat naturali/seminaturali. A loro volta, potrebbero essere pianificate azioni di gestione mirate. Queste potrebbero includere il controllo sito-specifico della densità dei cinghiali, misure preventive basate su piccole recinzioni per impedire ai cinghiali di grufolare intorno a piante focali o, ove possibile, a gruppi di piante, o attraverso specifiche azioni dissuasive in siti e periodi di maggiore minaccia per habitat specifici».

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia