Dall’Oriente con furore: il kajal diventa l’eyeliner 2.0 per tutte, come metterlo e gli errori da evitare

Agosto 16, 2025 - 05:00
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Dall’Oriente con furore: il kajal diventa l’eyeliner 2.0 per tutte, come metterlo e gli errori da evitare

Dall’antico Egitto alle passerelle di oggi, il kajal attraversa epoche e culture trasformandosi in un eyeliner moderno senza perdere il suo fascino autentico.

Ci sono prodotti di bellezza che non conoscono tempo, che attraversano secoli e culture senza perdere il loro fascino. Il kajal è uno di questi. Nasce lontano, in luoghi dove la polvere del deserto incontra i colori profondi delle spezie, e da sempre porta con sé un’aura di mistero. Non è solo trucco, è tradizione, protezione, rituale. Ancora oggi, quando lo si applica, c’è qualcosa di quel gesto antico che resiste, come se la mano ricordasse un movimento appreso generazioni fa.

Molte di noi lo hanno incontrato per la prima volta nei racconti sull’Egitto, con immagini di Nefertiti e Cleopatra, occhi contornati di nero, sguardi ipnotici. Ma il kajal non è rimasto confinato nei libri di storia o nei film: è sopravvissuto, adattandosi alle mode e ai gusti contemporanei. Eppure, a guardarlo bene, conserva ancora la stessa essenza di un tempo, quel tocco deciso che riesce a trasformare lo sguardo in un linguaggio universale.

Dal deserto alle passerelle: la lunga strada del kajal

Il viaggio del kajal inizia molto prima di diventare un prodotto di make-up come lo intendiamo oggi. Nei secoli, ha cambiato consistenze, formati e nomi, ma la sua funzione è rimasta fedele alle origini. Nell’antico Egitto il khol in polvere aveva un ruolo sia estetico che protettivo: schermava dal sole e si credeva allontanasse gli influssi negativi. Non era raro vederlo applicato anche ai bambini, con la convinzione che rafforzasse lo sguardo e li proteggesse.

Oltre all’Egitto, l’India è stata e resta una delle grandi patrie del kajal. Qui si usa in pasta, spesso preparato in casa, e fa parte sia della routine quotidiana che di rituali importanti come i matrimoni. Non è mai stato solo una questione di moda: è un elemento di identità. E mentre le tradizioni si mescolano, questo piccolo bastoncino o matita continua a spostarsi tra epoche e luoghi, senza perdere il legame con le sue origini.

 

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Le icone del passato e del presente ne hanno fatto un segno distintivo: dalle regine dell’antichità alle dive di Hollywood, fino alle popstar contemporanee. Il kajal è sempre lì, a segnare un confine netto tra chi guarda e chi viene guardato.

Le forme moderne del kajal e i suoi compromessi

Oggi il kajal è disponibile in mille varianti: matite sottili, matitoni, formati automatici, texture cremose o più secche. È cambiata anche la sua resa, spesso pensata per essere più precisa e definita, ma non sempre fedele al fascino un po’ sfumato della tradizione. Alcune versioni moderne hanno il pregio della praticità, ma sacrificano quell’imperfezione seducente che era propria del kajal in polvere.

Chi lo ha provato in tutte le sue forme sa che ogni versione racconta una storia diversa: il kajal in pasta è intenso e avvolgente, quello in polvere regala un effetto “vissuto” e naturale, le matite offrono controllo e definizione. Ognuna ha i suoi punti di forza e i suoi limiti, e sceglierne una significa anche decidere che tipo di sguardo si vuole indossare. Ora vi dirò come indossarlo (e lascio anche un video).

Applicare il kajal sembra un gesto semplice, ma basta poco per ottenere un risultato trascurato o poco armonioso. Il modo migliore è partire dall’angolo interno dell’occhio con lo sguardo rivolto verso l’alto, così da tendere leggermente la palpebra inferiore. Se si usa la polvere, l’applicatore va fatto scorrere con un unico movimento deciso, evitando di fermarsi a metà, altrimenti il tratto risulterà disomogeneo.

Con matite e matitoni, invece, la pressione deve essere leggera per non irritare l’occhio e il colore può essere sfumato con un pennellino morbido se si vuole un effetto meno netto. Gli errori più comuni? Caricare troppo prodotto, applicarlo solo a metà rima interna creando un effetto “occhio stanco” o trascurare la parte superiore, che lascia lo sguardo sbilanciato. Anche scegliere una formula troppo morbida senza fissarla con un ombretto in polvere nera può portare al famigerato effetto panda già dopo poche ore.

E se oggi il kajal vive soprattutto nelle versioni in matita o matitone, c’è chi continua a preferire il formato in polvere, proprio per rivivere il gesto antico di applicazione. Il Terracotta Khol di Guerlain è uno dei pochi esempi moderni che custodiscono questa tradizione: la confezione allungata richiama i contenitori mediorientali, l’applicatore è pensato per scorrere sulla rima interna in un unico movimento e la polvere, disponibile anche in colori insoliti come il blu intenso, mantiene quella finitura morbida e sfumata tipica dei kajal di una volta.

Non è un prodotto per tutti, perché richiede manualità e una certa familiarità con il trucco occhi, ma proprio per questo riesce a restituire allo sguardo quella profondità “vissuta” che nessun eyeliner ultra-definito potrà mai dare.

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