Delta del Po, un laboratorio europeo per capire il futuro dei sistemi fiume-mare
La nuova infrastruttura di ricerca Danubius-Eric rafforza il ruolo dell’Italia nello studio degli ambienti di transizione. Il Supersito Delta del Po e Lagune del Nord Adriatico diventa un laboratorio vivente per monitorare e governare i sistemi fiume-mare in un contesto climatico sempre più instabile
Gli ambienti in cui fiumi, lagune e mare si incontrano possono sembrare luoghi sospesi, fragili e in costante mutamento. Eppure da questi spazi liminali dipendono funzioni essenziali per le comunità umane: depurazione naturale delle acque, protezione costiera, biodiversità, pesca, turismo, identità culturale.
La crescente pressione dei cambiamenti climatici – innalzamento del mare, eventi estremi, salinizzazione, erosione – rende oggi indispensabile comprendere con maggiore precisione l’evoluzione dei sistemi fiume-mare.
Da qui prende forma Danubius-Eric, la grande infrastruttura europea dedicata allo studio integrato degli ambienti di transizione.
Un’infrastruttura europea per decifrare i sistemi fiume-mare
Danubius-Eric è una rete pan-europea di laboratori, osservatori e piattaforme di modellazione dedicata ai River-Sea Systems (Rss), pensata per colmare il divario tra ricerca fluviale e marina.
L’obiettivo è costruire una visione continua dal corso d’acqua al mare aperto, superando approcci frammentati che finora hanno limitato la capacità di previsione e gestione dei rischi.
L’infrastruttura si articola in dieci supersiti situati nei principali sistemi fiume-mare europei. Ogni Supersito combina osservazioni in situ, strumenti di telerilevamento, modelli numerici, laboratori e servizi per supportare ricerca, politiche pubbliche e gestione delle risorse naturali.
La missione è chiara: favorire una scienza di eccellenza multidisciplinare, integrare competenze ambientali, sociali ed economiche e fornire conoscenze utili alla governance delle aree più esposte ai cambiamenti climatici.
Il supersito italiano: Delta del Po e Lagune del Nord Adriatico
Tra le aree selezionate in Europa, il supersito italiano occupa una posizione strategica. Delta del Po, Laguna di Venezia e Laguna di Marano-Grado rappresentano uno dei complessi ambientali più dinamici e sensibili del Mediterraneo.
Qui convivono ecosistemi ad alta biodiversità, attività economiche vitali e comunità locali che da secoli imparano a gestire equilibri idraulici delicatissimi.
Il supersito si configura come un living lab, un laboratorio vivente che permette alla ricerca scientifica di dialogare in modo diretto con istituzioni, stakeholder e cittadini, condividendo dati, scenari previsionali e strumenti operativi per una gestione sostenibile.
Il coordinamento del supersito italiano è affidato a tre istituzioni nazionali di eccellenza: Cnr-Ismar, Ogs – che contribuisce alle attività di osservazione e modellazione – e Corila – che garantisce il collegamento con gli stakeholder territoriali, promuovendo l’integrazione tra ricerca, governance e società civile.
Strumenti avanzati per osservare un territorio che cambia
Il supersito integra sistemi di osservazione in situ (stazioni marittime, sensori fluviali, torri di monitoraggio), dati satellitari e piattaforme modellistiche per ricostruire i flussi di acqua, nutrienti e sedimenti dal bacino fluviale alle aree costiere.
Questi dati sono la base per sviluppare una rappresentazione digitale del Delta del Po e delle lagune nord-adriatiche, indispensabile per valutare l’impatto dell’innalzamento del livello del mare; stimare i rischi di inondazione e subsidenza; comprendere i processi di erosione e sedimentazione; proteggere gli habitat sensibili; sostenere la pianificazione costiera e agricola; supportare strategie di blue growth.
Si tratta di strumenti cruciali per costruire sistemi di allerta precoce e politiche di adattamento realmente basate su dati scientifici. Uno degli elementi distintivi del supersito italiano è il forte coinvolgimento degli attori locali: ministeri, regioni, Arpa, enti di bacino, università, associazioni di categoria, Ong e cittadini.
Questa ampia partecipazione permette di integrare esigenze diverse – dalla gestione del rischio idraulico alla tutela della pesca, dall’agricoltura alla protezione del patrimonio culturale – in un’unica piattaforma di ricerca e decisione.
Il supersito diventa così un ponte tra ricerca e governance, fondamentale per affrontare sfide come la salinizzazione del delta, la qualità delle acque, l’erosione costiera e la perdita di biodiversità.
Una visione europea per affrontare gli impatti del clima
L’inserimento del Delta del Po e delle lagune nord-adriatiche in Danubius-Eric non è solo un riconoscimento scientifico: è un investimento sul futuro del Paese. In un contesto di instabilità climatica crescente, gli ambienti di transizione svolgono un ruolo centrale nella resilienza delle comunità costiere.
Grazie a questa infrastruttura, l’Italia potrà contribuire in modo determinante alla conoscenza europea dei sistemi fiume-mare, sviluppando modelli replicabili anche in altri territori vulnerabili.
Dalla capacità di monitorare, prevedere e governare questi ecosistemi dipende, in larga parte, la sostenibilità di molte attività economiche e la sicurezza delle popolazioni che vivono lungo il continuum delicato tra fiume e mare.
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