Devil May Cry Stagione 1 Recensione


Sarò sincero, quando Netflix ha annunciato un’adattamento animato di Devil May Cry ho avuto paura. Anche se con alcune serie come Castlevania ,Cyberpunk: Edgerunners e con la mastodontica Arcane, le prospettive di avere un buon adattamento c’erano, dato che i nomi dietro la realizzazione erano buoni, ma dai primi trailer non si capiva effettivamente il vero potenziale della serie.
Ma Adi Shankar e Studio MIR sono riusciti a cucinare qualcosa di fenomenale e tutti i dubbi sono spariti dopo aver visto il primo episodio, il resto è stato un crescendo sempre più alto fino all’ottavo e ultimo episodio di questa prima stagione.
La serie si presenta come un reboot della storia di Devil May Cry, una lettera d’amore ai fan storici della serie e un buon biglietto da visita per le nuova generazione di spettatori a cui consiglio caldamente di recuperare la serie videoludica dopo la visione della serie.
Che cos'è Devil May Cry?
Prima di addentrarci nella recensione di Devil May Cry di Netflix, facciamo un piccolo ripasso. Che cos’è Devil May Cry e perché trasuda tamarragine e stilosità da ogni pixel? Devil May cry è una serie di videogiochi di casa Capcom arrivata su Playstation 2 nel lontano 2001. La serie è composta da cinque capitoli più un reboot sviluppato da Ninja Theory che prova a riscrivere le origini della serie in un periodo dove Capcom non sapeva bene che direzione far prendere al suo franchise. Il quinto capitolo uscì per PlayStation 4 e Xbox One nel 2019 riportando sugli schermi i personaggi originali, ottenendo l’apprezzamento di pubblico e critica. Ma torniamo un’attimo indietro. Inizialmente Hideki Kamiya aveva settato uno stile più frenetico e stiloso per Resident Evil 4 ma il progetto stava andando troppo lontano dai canoni della serie survival horror, così Shinji Mikami convinse Kamiya e al suo team di creare qualcosa di totalmente diverso. Il protagonista del prototipo di RE4 era basato sul mistero del corpo del protagonista di nome “Tony”, un uomo con forza, invincibilità e intelligenza fuori dal comune, in pratica un Tyrant avanzato. I genitori di Tony sarebbero dovuti essere i fondatori della Umbrella, poi rimossi dalla storia. Infine, con il cambio del progetto, Tony divenne Dante un cacciatore di demoni armato di spada e pistole chiamate Ebony & Ivory e il gioco si sarebbe dovuto chiamare “Karnival” per poi cambiare definitivamente in Devil May Cry. [caption id="attachment_1092191" align="aligncenter" width="1200"]

Non solo videogames
Oltre ai videogiochi, la serie di Devil May Cry si è allargata anche su altri media, come romanzi, fumetti e anime, creando una community di appassionati sempre più affezionata al personaggio di Dante e alla sua storia, sempre affascinate nonostante molte questioni ancora oggi lasciate nel mistero. Con il reboot di Netflix, Adi Shankar attinge da un’universo espanso enorme per raccontare una storia che possa accontentare tutti, anzi fa molto di più, e il risultato è stupefacente. Uno dei fattori aggiunti della nuova serie è anche la colonna sonora che riunisce band che faranno la gioia degli appassionati del rock di inizi anni 2000 come Evanescence, Limp Biskit e Papa Roach, nomi che hanno accompagnato la giovinezza di molti fan.C'era una volta un mezzo demone, un'umana e un coniglio
La prima grande novità di Devil May Cry è l’ambientazione, siamo in America precisamente a New York. In questa realtà il mondo degli umani e quello dei demoni, chiamato Makai, è diviso da una barriera interdimensionale eretta 2000 anni prima dal Cavaliere Nero Sparda dopo essersi ribellato al re dei demoni Mundus, sigillando lui e tutta la sua progenie. Solo pochi demoni riescono a passare, specialmente i più piccoli e deboli. Questo è possibile solo attraverso delle faglie che si creano in giro per la città. Quelli che riescono a passare nel mondo degli umani sono braccati dalla Darkcom, un’agenzia guidata dal vice presidente degli Stati Uniti, un fanatico religioso che si serve di uno squadrone anti demone con a capo il tenete Mary Arkham, soldatessa abilissma con un unico scopo: distruggere ogni demone. Le cose iniziano a mettersi male quando un demone chiamato “Il Bianconiglio”, un essere con le sembianze di un coniglio antropomorfo ruba la Force Edge, spada appartenuta a Sparda, che non è altro che la chiave per eliminare la barriera che divide i due mondi. Ma non è solo la spada la chiave di tutto, per utilizzare il pieno potere di Force Edge, il coniglio deve trovare due amuleti e il sangue dei figli di Sparda. Metà dell’amuleto è già in suo possesso, l’altro appartiene a Dante, un cacciatore di demoni con capacità straordinarie ignaro delle sue origini e di queli poteri possiede il ciondolo che ha avuto in regalo da sua madre Eva, uccisa dai demoni insieme a suo fratello Vergil. [caption id="attachment_1092197" align="aligncenter" width="1200"]

Stiloso ma non troppo
Per quanto riguarda il comparto visivo, Devil May Cry ha alti e bassi che si erano già notati nei vari trailer. Nulla da dire per le parti animate con animazione classica, è lì che la serie da il suo meglio, con combattimenti dinamici e fluidi che rendono giustizia alle abilità frenetiche e spettacolari di Dante e Lady mentre affrontano i loro avversari. I problemi arrivano quando si passa alle parti in CGI, soprattutto per quanto riguarda i demoni che sembrano dei pupazzoni ingessati sfigurando malamente rispetto al comparto tecnico generale, troppo netta la differenza che sottolinea quanto lavoro ha Studio MIR nel migliorare il tiro, o magari eliminare proprio l’idea di mischiare i due stili di animazione. Dico questo perché vedere parti animate male con una tecnica che pochi studi di animazione riescono a fare, con il giusto budget, va a rovinare la buona parte animata in tecnica tradizionale in particolar modo dopo aver visto il sesto episodio, che lascia davvero a bocca aperta e mostra le reali potenzialità artistiche dello studio. [caption id="attachment_1092206" align="aligncenter" width="1200"]
Una colonna sonora da urlo
È impossibile non parlare della colonna sonora di Devil May Cry, che abbraccia pienamente il tono rock e gli elementi horror della storia. Qualsiasi altro show che scegliesse “Rollin (Air Raid Vehicle)” dei Limp Bizkit come sigla di apertura si sentirebbe avvolto da strati di ironia. Ma Shankar ha scelto le tracce su licenza più adatte per ogni contesto. Una goccia di “Guerilla Radio” dei Rage Against The Machine aggiunge un po' di grinta in più a una scazzottata in un appartamento; “Last Resort” dei Papa Roach aggiunge quell’adrenalina a un inseguimento in autostrada in stile Matrix Reloaded; e, nella scelta musicale forse più azzardata dello show, la già citata “American Idiot” dei Green Day. Per non parlare di “Afterlife” degli Evanscence che accompagna uno dei momenti più emozionanti della serie e rende giustizia a noi vecchietti che guardavano gli AWM con le loro canzoni in sotto fondo, un sogno che diventa realtà in sostanza.Conclusioni
Concludendo, Devil May Cry è riuscita a fare Jackpot! Risultando una gradita sorpresa sia dal punto di vista narrativo che visivo, nonostante alcuni problemi tecnici, pur non arrivando ai livelli di un Arcane o Cyberpunk: Edgerunners, riesce ad appassionare lo spettatore con una trama che vuole raccontare qualcosa di più di una semplice storia origini di Dante, andando anche oltre facendo una forte critica sulla mentalità dell’essere umano. I personaggi son tutti ben caratterizzati e fedeli al materiale originale, nonostante il cambio di ambientazione e di setting mantengono lo spirito e l’umorismo dei videogames e, come spesso accade, una buona storia è narrata dalla presenza di un grandissimo villain e il Bianconiglio non ha nulla da invidiare ai vari nemici visti nella saga da cui prende ispirazione.L'articolo Devil May Cry Stagione 1 Recensione proviene da GameSource.
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